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mercoledì 22 aprile 2009

Recensione: Se7en




Genere: thriller


Regista: David Fincher


USA 1995



Un pericoloso serial killer uccide le sue vittime traendo ispirazione dai sette peccati capitali.

Due detective si mettono sulle sue tracce

per fermare il bagno di sangue.









Angosciante, spietato, geniale, sono i primi aggettivi che vengono

in mente già alla prima visione di questa pellicola eccezionale”.


Filmscoop.it




Dopo Memento, ecco un altro grande classico che mi mancava.

Se penso di avere aspettato più di dieci anni prima di vederlo...

Ma ora anche questa gravissima lacuna è stata colmata.





Questo è un thriller classico. Quasi un noir.


La pioggia battente. Una città misteriosa, sporca, violenta, malata.


Due detective.





Uno, Somerset, il più anziano, saggio, cinico, disilluso.

Con un pesante scheletro nell'armadio.

Il più giovane, Mills, è il suo opposto: ambizioso, irruente, impulsivo.

Si è da poco trasferito in città con la moglie.





Un pericoloso serial killer, che agisce ispirandosi ai sette vizi capitali.

Ma non è un assassino qualunque, bensì un “genio” del crimine,

così meticoloso nel sottoporre le sue vittime alle più atroci e sadiche torture, preparate nei minimi dettagli.





La trama, in fin dei conti, è semplice. Cosa fa di questo film uno dei thriller migliori di sempre (secondo il mio parere)?


Innanzitutto l’ambientazione. L’atmosfera. Una città decadente,

perennemente bagnata da una pioggia incessante.





Il fascino dei due protagonisti. Due persone la cui visione della vita

è all’opposto. Un plauso va agli attori, Morgan Freeman e Brad Pitt,

a mio parere perfettamente calati nei ruoli.





Non si può certamente ignorare il “fascino” del killer: non un assassino qualsiasi, bensì un folle “predicatore”, un uomo che ha deciso di riportare sulla retta via la società smarrita usando la violenza.

Le sue vittime vengono sottoposte a sadiche torture (questo vi ricorda qualche horror recente?), secondo la legge del contrappasso.

Tanto per fare un esempio un uomo sovrappeso viene obbligato

a mangiare fino alla morte.





Il regista non si sofferma più di tanto sulle immagini violente e morbose, non ce n’è bisogno: la negatività e il pessimismo emanati dalla visione

di questa pellicola bastano e avanzano.





Il serial killer sembrai inarrestabile, si diverte a giocare con la polizia,

fino a quando viene individuato ma, sfortunatamente per i due detective,

riesce a sfuggire alla cattura dopo un rocambolesco inseguimento.


Ma il colpo di scena è lì dietro all’angolo… sarà lui a consegnarsi direttamente alla polizia. Perché??? Non mi sento di aggiungere altro.





Gli ultimi minuti tengono con il fiato sospeso lo spettatore, ansioso

di scoprire chi sono le due ultime vittime del maniaco.

Il finale è un forte pugno nello stomaco.





Forse l’unico punto debole del film è il modo un po’ fortuito grazie al quale il killer viene scoperto. Possibile che un uomo così puntiglioso riesca

a farsi beccare per dei libri presi in prestito da una biblioteca?





Se7en racchiude in sé una visione cinica e disillusa della società attuale, vittima di una caduta dei valori morali, una società assuefatta

dalla violenza, corrosa dall’apatia, dall’indifferenza.

Ebbene, il nostro killer ha deciso di dare una scossa, una ripulita:

dal momento che le parole e le buone maniere non servono granché,

ha deciso di usare un’arma piuttosto convincente, la violenza.

Riuscirà nel suo intento?





Un plauso va pure all’attore che interpreta il serial killer: non vi dirò chi è (anche se oramai penso che lo sappiano tutti..), Fincher si è astenuto

dal mettere il nome nei titoli di testa del film per alimentare curiosità.

La sua prova è magistrale, delinea perfettamente un uomo enigmatico,

allo stesso tempo folle ma… lucido nella sua follia.



Seven, nonostante abbia in sé gli elementi del classico serial-killer movie, presenta anche altre caratteristiche meno usuali per il genere.

La divisione tra buoni e cattivi, ad esempio, non è molto netta, anzi,

di fatto non esiste. Tutti e tre i protagonisti sono sia buoni che cattivi,

hanno pregi e difetti, commettono errori.

John Doe predica il giusto, ma lo fa uccidendo; Somerset lavora a servizio della legge, ma ha fatto qualcosa in passato che neanche il tempo

potrà mai cancellare; Mills lotta con tutte le sue forze contro il crimine,

ma commetterà un errore che gli sarà fatale.

Il fatto che uno di loro sia un killer e gli altri due poliziotti, non ha molta importanza, perché a suggellarne il legame è l'essere tutti e tre attori

di quell'enorme dramma che è la vita.

Ognuno lotta in difesa dei propri valori, e lo fa a suo modo”.


Filmscoop.it



Sottoscrivo queste parole. Se7en è un film vero, concreto, agghiacciante nel suo realismo.





E' uno dei thriller migliori che abbia mai visto, forse è stato un bene attendere così tanto tempo, forse ne valeva davvero la pena.

Non so se dieci anni fa avrei saputo apprezzare questa gemma.



Voto Finale: 10 e lode



Scheda dell’IMDb



martedì 14 aprile 2009

Recensione - Memento



Genere: thriller


Regista: Christopher Nolan


USA 2000



Leonard Shelby è un uomo affetto

da un grave disturbo della memoria:

in seguito a un trauma cranico

non può più "immagazzinare" ricordi.

L’ultimo suo ricordo è la barbara uccisione della moglie: il suo unico scopo di vita è ora la vendetta.

Ma per portare a termine la missione

dovrà fare i conti con il suo disturbo…









…a meno che non siate Leonard, una volta visto

sarà difficile dimenticarlo


Cinemadelsilenzio.it





Dopo un centinaio di recensioni per la prima volta mi trovo in difficoltà

nel parlarvi di una pellicola. Questo perché Memento è un film folle, enigmatico, "assurdo". Avevo letto qualche recensione a proposito,

sapevo che sarei andato incontro ad un film tutt’altro che lineare,

ma non credevo così "bizzarro".

Spero che questa introduzione non vi abbia sviato: il film mi è piaciuto.




Come spiegare la trama? Di norma un film segue l’ordine cronologico

degli eventi: dall’inizio alla fine. Qui è il contrario. Sappiamo già come andrà a finire. L’interrogativo principale è il perché finisca così.

La narrazione procede a ritroso, ed ogni scena aggiunge un particolare

alla scena precedente. Si tratta di un puzzle.





Perché questa insolita narrazione? Ho una mia idea, un’impressione

che ho riscontrato in altre recensioni indubbiamente migliori della mia

(mai come questa volta ho le idee confuse…): l’originalità della narrazione è direttamente legata al disturbo del protagonista.

Mi spiego meglio: il nostro Leonard è un uomo che, causa trauma cranico, ha subito un danno permanente al cervello. La sua mente non può più immagazzinare ricordi.





E’ logico che ad ogni suo risveglio sia confuso, stordito, e che il suo agire sia inevitabilmente condizionato da questo handicap.

Di conseguenza la coraggiosa scelta del regista ci permette di entrare

nei panni dello sfortunato protagonista: pure noi arranchiamo a fatica, cerchiamo di aggrapparci a qualcosa di concreto, di conosciuto,

senza sapere però chi abbiamo di fronte.





Nel film ci sono pochi personaggi importanti: un amico (vero o presunto?) di Leonard, tale Teddy e una barista, Natalie. Leonard può fidarsi di loro? Difficile dirlo. Per aggirare il suo disturbo è solito tatuarsi informazioni

(ovvero gli indizi che lo porteranno a scoprire l’assassino della moglie)

e fotografare le persone con le quali entra in contatto, appuntando le sue impressioni sulla foto.





Il film procede su due binari. La scene a colori mostrano lo svolgersi

della vicenda (lo ripeto, a ritroso); le scene in bianco e nero sono quelle

più riflessive/intime, dove veniamo a conoscenza dell’esistenza

di un uomo, tale Sammy Jenkins, che soffre dello stesso disturbo

del nostro Lenny.





Il film è accattivante, non c’è ombra di dubbio. Anche per merito dell'eccellente prova di Guy Pearce. L’importante è avvicinarsi

a Memento consapevoli di avere di fronte un prodotto talmente complicato che probabilmente non basterà una sola visione

per arrivare a una conclusione.

Basta invece la prima visione per rimanere strabiliati dal genio

di C. Nolan.





Lo spettatore attento cercherà di immedesimarsi nel protagonista,

e tenterà di mettere insieme i cocci della difficile esistenza di Leonard.

Ma forse non basterà per trovare una soluzione all’enigma:

Nolan lascia aperte diverse porte all’immaginazione dello spettatore.

Sul web ho trovato diverse linee di pensiero, io mi sono fatto la mia

(ma non ne sono assolutamente convinto…).




Memento è un film che richiede attenzione, dedizione, passione,

voglia di immedesimarsi nei panni di una persona complicata;

lo spettatore svagato è pregato di astenersi dalla visione.



Ps: nel DVD è disponibile la versione smontata e rimontata cronologicamente del film, dal titolo di Otnemem.




Voto Finale: 10 e lode (al genio del regista)



Scheda dell’IMDb


mercoledì 1 aprile 2009

Recensione: Peliculas para no dormir - Para entrar a vivir



Genere: thriller/horror

(medio splatter)


Regista: Jaume Balaguerò


Spagna 2006



Una giovane coppia è alla ricerca di una casa dove vivere. Un annuncio pubblicitario

sembra fare apposta al caso loro, ma in realtà

si rivelerà una trappola.









Peliculas para no dormir è l’equivalente spagnola della serie USA Masters of Horror. Questo episodio è stato diretto da Jaume Balaguerò, già regista degli interessanti (parlo di quelli che ho visto) Nameless, Darkness, Fragile (che non ho visto), e soprattutto REC.





Para entrar a vivir è un signor film. Anche se dura poco più di un’ora. Semplice. Diretto. Senza troppi fronzoli. Pochi minuti di tranquillità

poi si precipita immediatamente nell’incubo.





Clara e Mario aspettano un bambino. Sono alla ricerca di un nido familiare adatto ai loro gusti. Nella cassetta della posta è stato messo un annuncio pubblicitario, e le sensazioni di Mario sono positive: è l’occasione giusta.





La casa si trova in periferia, molto in periferia… l’impatto non è

dei migliori. Si tratta di un vecchio condominio abbandonato.

Qualche inquilino c’è. Così dice la donna dell’agenzia.





Già, la donna dell’agenzia… il suo modo di fare è molto, molto ambiguo.

E’ molto gentile, per carità, niente da dire. Però… però parla come se

la coppia avesse già detto sì. Con una fastidiosa e preoccupante insistenza.





Possiamo constatare il disappunto dei due sposini, che non vedono l’ora

di salutare la strana donna e cercare un altro appartamento più adatto

alle loro esigenze. Ma non ne avranno il tempo.

Il condominio per loro si trasformerà in una prigione dalla quale sarà impossibile evadere.






Para entrar a vivir ha molto in comune con REC. Il condominio.
Un numero centellinato di protagonisti. Un senso opprimente
di claustrofobia, angoscia. Un clima di pessimismo, disfattismo.





Mi ha ricordato in molti punti A’ l’intérieur (o forse è il film francese

che ricorda questo, visto che è datato 2007 mentre questo lavoro

di Balaguerò 2006...).

In particolare trovo una somiglianza tra i "cattivi" della situazione

(non vi dico chi è in questo film ma si può intuire…): si tratta di persone

che hanno subito un trauma e non si sono più riprese, e sono pronte a tutto per raggiungere il loro obiettivo, riprendersi quello che gli è stato tolto.





PEaV non è esente da pecche. Una su tutte, e non mi stanco di ribadirlo:

il nemico è invulnerabile. Provate a infilare un braccio in un tritatutto,

e poi vedete quanto resistete. Qui non funziona così: nei film horror

un arto maciullato equivale a un piccolo graffio nella realtà.

E questo penalizza non poco la credibilità del film.





Soprattutto se il cattivo è una donna.

Ebbene sì, l’ho detto. E nemmeno tanto giovane e robusta.

Ma è invulnerabile. Forse l’intento del regista è fare in modo che

questa figura appaia onnipotente, malgrado la vitalità della nostra coppia

allora si può capire. Allora si può "sorvolare". Ma nella realtà sarebbe morta dissanguata, anzi molto probabilmente sarebbe crepata all’istante.


Poi c’è sempre il solito problema: le chiavi. C’è un mazzo enorme.

Qual’è quella giusta? Toh, che sfiga, quella che apre il portone è caduta nella precedente colluttazione. Quindi bisogna tornare indietro…

tranqui, la cattivona nel frattempo sarà morta… ovviamente non è così.





Il film scorre veloce, il ritmo è molto sostenuto, forse qualche spavento

è citofonato, ma sinceramente lo giudico un validissimo prodotto

(se vi sono piaciuti A’ l’intérieur e REC dovreste recuperarlo).

Ci sono interessanti colpi di scena (magari lo spettatore un po’ smaliziato potrebbe divertirsi a scoprirli), il finale è all’altezza della situazione.





Alla fine della visione ogni domanda trova risposta, non ci sono lati oscuri (anche se ci si chiede come mai delle persone siano scomparse e nessuno

le abbia cercate, e non mi riferisco ai protagonisti ma ad altre persone

segregate nel condominio…ops, altro spoiler… meglio chiuderla qui).


Da recuperare.



Voto Finale: 8



Scheda dell’IMDb