Genere: horror-avventura-drammatico
(maxi splatter)
Regista: Ruggero Deodato
Italia 1980
Quattro reporter scompaiono
nella foresta amazzonica.
Il professore Monroe è a capo
della spedizione inviata per trovare
i quattro dispersi.
Dopo diverse avventure scoprirà che i giornalisti sono stati uccisi
dai selvaggi, ma perlomeno recupererà le pellicole.
Tornato a New York decide di visionarle insieme ai direttori di rete
che invece vorrebbero immediatamente dare i filmati in pasto
al pubblico, sentendo profumo di affari.
La verità che verrà fuori dalla visione sarà a dir poco agghiacciante.
SLOGAN PROMOZIONALI
Non voltate la faccia! Guardate! Anche questi sono uomini,
sono vostri simili!
Non riuscirete a credere che quello che vedrete è vero!
Il film più controverso di tutti i tempi.
Crudele! Orripilante! Autentico!
Il film più selvaggio e brutale della storia moderna.
È meglio riposare in pace nel caldo corpo di un amico
piuttosto che nella fredda terra.
Avvertimento: gli uomini che vedrete mangiati vivi sono gli stessi
che hanno filmato queste incredibili sequenze.
Può un film spingersi sino a questo punto?
Il film che ti sconsigliarono di vedere!
Nel 1979 quattro fotoreporter scomparvero nelle giungle del Sud America mentre stavano girando un documentario sul cannibalismo...
sei mesi dopo, il loro lavoro è stato ritrovato.
Benvenuti nella giungla!
Coloro che hanno girato questo film sono stati squartati vivi
dai cannibali!
All’uscita i critici dissero:
“Le scene raccapriccianti del film sono ottenute con tale cialtroneria
che non solo non riescono a mettere paura, ma provocano addirittura disgusto e sdegno”.
“Un film che è eufemistico definire rivoltante, affidato interamente
a scene di bassa macelleria come squartamenti e infilzamenti
di animali vivi, cannibalismo, lapidazioni e altre simili piacevolezze”.
“Tra i tanti film del genere questo è forse il più orripilante e solletica
i gusti sadici del pubblico di Deodato”.
“L'espediente del documentario serve a Ruggero Deodato per un inutile
e cinico sensazionalismo”.
…poi, con il passare del tempo, CH assunse lo stato di film cult, e cambiarono le opinioni:
“Un'operazione gelida e sgradevole, ma a suo modo abile:
l'espediente del film nel film non solo avvolge di un alone inquietante
da finto snuff la violenza mostrata, ma costituisce una precisa riflessione sulla prassi dei mondo movies, una pietra tombale e una satira del genere.
Cannibal Holocaust è un documento indiretto sul malessere dell'epoca e una tappa fondamentale per chiunque voglia riflettere
sulla rappresentazione della violenza”.
“Cannibal Holocaust è una parola vera sullo spettacolo dell'informazione.
L'episodio di Alan Yates e la donna impalata è agghiacciante e perfetto nella sua perfetta malafede.
A pensarci bene, il titolo preannuncia già tutta l'ambiguità del film: Cannibal, associazione mentale istantanea negativa
+ Holocaust, sterminio d'innocenti
= cortocircuito intellettuale:
per noi i cannibali non sono innocenti, quindi l'espressione suona
di primo acchito come un incomprensibile ossimoro”.
“Cannibal Holocaust infrange molti tabù cinematografici ed è
un atto di accusa verso la società contemporanea e i suoi falsi miti.
Cannibal Holocaust è uno di quei film che, con buona pace di puristi
e benpensanti, fanno bene al cinema”.
“Quando ho visto Cannibal Holocaust ho provato uno shock indescrivibile, un'emozione senza pari.
Credo che pochi film nella cinematografia mondiale
abbiano mai raggiunto tali estremismi nel mostrare la violenza.
Il punto di forza del film sta però nel descrivere tali scene con la fredda lucidità e la cruda esposizione di un documentario sulla morte”.
“Morboso, infame, pornografico, censurato in diversi paesi del mondo.
Il film considerato per decenni l'infamia del cinema italiano è in realtà una lungimirante critica al processo di civilizzazione
e all'antropofagia mass-mediatica”.
Ruggero Deodato, il regista, dice del suo film:
“Cannibal Holocaust ha poco a che spartire
con l'horror. Io sono un regista di genere
all'americana. Ho fatto di tutto.
A chi definisce Cannibal Holocaust un horror rispondo che non l'ha capito e che deve guardarselo per bene e storicizzarlo.
Cannibal Holocaust è una pellicola di denuncia, ed è il mio lavoro più riuscito. Ci misi una cura maniacale in quel film perché tutto fosse perfetto,
ho strisciato addirittura la pellicola per rendere
il tutto più veritiero.
La storia me la suggerì mio figlio, che all'epoca non voleva guardare
la televisione perché era scioccato da tutti i reportage violenti che passavano al telegiornale, i morti ammazzati dalle Brigate Rosse, ecc”.
Sergio Leone dirà (parole di Deodato):
“Caro Ruggero, questo sarà il tuo cavallo di battaglia, ma ti causerà gravi problemi con la giustizia”.
Fonte: Wikipedia
Finalmente mi sono tolto un peso.
L’ho visto.
Per la recensione vera e propria andate qualche riga più avanti,
ora vi voglio raccontare come ho scoperto questo film.
Questa storia parte da lontano.
Quando leggevo la posta della rivista Horror Mania più volte
mi saltava all’occhio uno strano titolo, due parole che messe insieme
non potevano lasciare indifferente: sto parlando del titolo di questo film.
Più volte veniva chiesto ai redattori di allegare CH: qualcosa mi faceva intuire che fosse un film “scomodo”, difficilmente presentabile per una rivista seppur di genere (attenzione, non sto criticando l’ottima rivista, della quale sono affezionato lettore!).
Parlo dell’anno 2005.
Una, due, tre volte ho fatto finta di niente, poi quel titolo mi incuriosiva troppo e ho fatto qualche ricerca sul web.
Non serva che dica molto altro, nel web si trovano decine, centinaia
di recensioni su questo film che oramai è di culto.
Quando mi trovavo tra le mani
un bel gruzzoletto da spendere, la tentazione
di acquistare questo titolo era forte.
Finiva sempre che sceglievo altri film,
anche perché quando spendo qualche euro
lo faccio per qualche prodotto che mi piaccia veramente, quindi vado sul sicuro.
E, diciamoci la verità, forse temevo anche
di andare incontro a qualcosa di eccessivo
per i miei gusti.
Due anni fa la mia conoscenza dell’horror era appena superficiale,
e probabilmente la visione di una pellicola così estrema rispetto ai (pochi) film visti in precedenza avrebbe anche potuto farmi allontanare
dal genere.
Non che adesso sia un’enciclopedia vivente, però ho decine e decine di film più o meno buoni sulle spalle, e ho più dimestichezza con il genere,
e quindi sono un poco più preparato.
Poi quest’estate ho visto il primo episodio della trilogia deodatiana
sui cannibali, Ultimo Mondo Cannibale.
Nella recensione, testuali parole, affermavo: “So che prima o poi
mi capiterà l’occasione di vedere Cannibal Holocaust, e so anche che, causa la mia (mai come in questo caso malsana) curiosità, lo guarderò con attenzione. Ma so anche che probabilmente mi farà dannatamente schifo. Perché proprio in quel film le violenze sugli animali raggiungono l’apice, per non parlare dello splatter (può già bastare la locandina,
dove in bella mostra c’è una donna impalata) a go-go
e dell’inaudita violenza”.
Penso che nella vita sia impossibile rimanere sempre fermi
nelle proprie convinzioni, ogni tanto sia onesto fare autocritica
e ammettere di avere sbagliato a dire o fare certe cose.
Lo ammetto: forse mi sbagliavo.
Bando alle chiacchiere, ora veniamo al sodo.
E’ difficile recensire un film del genere senza metterci dentro
opinioni personali.
Una recensione obiettiva e imparziale è quasi impossibile.
Ci provo.
Il film si struttura in tre parti.
Nella prima veniamo a conoscenza della scomparsa dei fotoreporter,
e seguiamo il professor Monroe nella disperata ricerca dei quattro.

Nella seconda entriamo negli studi televisivi: il prof. Monroe è incaricato dai dirigenti della televisione di presentare al pubblico i filmati inediti
in esclusiva, perché l’argomento “tira”.

Il prof. preferisce però visionarli prima di mandarli in onda,
e nel frattempo intervista i parenti delle vittime (foto sotto):
dalle loro parole e reazioni incominciamo a nutrire qualche dubbio
sulla civiltà dei quattro giornalisti.

Strano, perché dalla visione dei primi filmati ci appaiono
come quattro giovani affiatati alla ricerca di una bella avventura…

La terza parte svelerà la cruda verità.

Obiettivamente è un bel film d’avventura: la bellezza selvaggia
della giungla incontaminata affascina e rapisce lo spettatore;
sembra quasi di avere di fronte un documentario.
La giungla è probabilmente il punto di forza dei cannibal movies
(insieme alla violenza).

Obiettivamente è un film furbo ed intrigante:
all’inizio ci immedesimiamo nel professore Monroe e stiamo
in apprensione per i quattro giornalisti, poi consci della loro brutta fine pensiamo “ma quanto sono brutti, sporchi e cattivi questi indigeni”;
poi quando il prof. trova le pellicole siamo morbosamente curiosi
di vedere cosa c’è dentro, e una volta visionati i filmati rimaniamo
a bocca aperta, e ci rimangiamo quanto detto poc’anzi sui selvaggi…
Obiettivamente è un film premonitore: Deodato anticipa e mette a nudo il giornalismo d’assalto, alla ricerca di sensazionalismi, che dà in pasto
al pubblico quello che chiede: violenza, sangue e morte a volontà.
Con questo prodotto si va sul sicuro.
I fotoreporter mi ricordano i giornalisti
di Studio Aperto (sì, è proprio una crociata personale contro questo TG, più in generale contro un’informazione che spettacolarizza tutto), forse questi ultimi sono anche peggiori, perché reali: nei loro servizi non stanno
mai fermi, sono sempre in movimento,
sembra stiano recitando un copione, sono sempre alla ricerca
del particolare più piccante e morboso.
Vorrei chiedere a loro “tanti sacrifici per diventare giornalisti e lavorare
in TV e poi davanti alle telecamere sembrate dei COGLIONI che le poche volte che per sbaglio vi vedo - se non mi fate girare la testa,
dato che sembrate tarantolati – dopo avervi rivolto gli insulti peggiori possibili mi viene voglia di lanciare il televisore dalla TV!!!”, e lo farei
se non fossi al quarto piano e sotto non ci fosse il marciapiede.
Perdonate lo sfogo.
Chiusa la polemica.
Obiettivamente la colonna sonora è fantastica, meravigliosa:
la melodia di Riz Ortolani (preparatevi a una sparata megagalattica)
non ha niente da invidiare alle musiche di Morricone.
Ok, si tratta di contesti diversi, di film un po’ lontani tra loro.
Ma, con le giuste proporzioni, Ortolani ha prodotto un capolavoro.
In un contesto horror le dolci e romantiche melodie rendono
ancora più spiazzante il prodotto.
Date un’occhiata al trailer del film, ascoltate anche pochi secondi
e quella melodia vi entrerà in testa, e non uscirà più. Garantito.
Obiettivamente è un film splatter con le palle: si perde il conto delle scene gore, realizzate con maestria – giù il cappello – da Aldo Gasparri.
Incredibile davvero la scena della ragazza impalata: e se…
non, non voglio pensarlo anche se dicono che a pensare male si fa peccato,
ma quasi sempre ci si azzecca…
Di solito ci lamentiamo degli slogan
che lanciano molti film strapubblicizzati
che poi alla fine si rivelano delusioni:
bene, questa è l’eccezione
(che conferma la regola?).
“Violenza brutale. Stupro disumano. Cannibalismo nauseante.
Questo è il mondo agghiacciante di Cannibal Holocaust”
è un motto che riassume bene il film, non c’è alcun dubbio.
Nessuna bugia, nessuna menzogna.
Obiettivamente, in conclusione, è un ottimo film, e potrei concludere qui appioppandogli un ottimo voto, forse anche un bel 10,
perché è un prodotto dagli intenti chiari, un contenitore di violenza
senza mezzi termini, che però va al di là del mero splatter,
un film che fa riflettere se posto all’attenzione di uno spettatore responsabile e consapevole.
Però non riesco a starmene zitto e a concludere qui la mia recensione…
ho ancora qualcosa da dirvi, qualche osservazione personale,
ma non meno importante.
Ho aspettato con impazienza, con ansia,
con trepidazione una scena che mi facesse
venir voglia di coprirmi gli occhi, di girarmi
da un’altra parte, ma sono passati 90 minuti
e nisba.
Attenzione, amici lettori, non sto facendo il duro, lo spaccone,
dico solo che pur essendo un prodotto estremo non mi ha fatto
così tanta impressione.
Certo che tutta quella violenza e tonnellate di splatter non lasciano indifferenti, ma questo film non mi ha certamente tolto il sonno.
Tornando a quello che vi ho detto un po’ di righe prima, forse alla visione di questo film sono arrivato adeguatamente preparato, ben conscio di cosa avrei avuto di fronte. Due anni fa magari… o forse avrebbe fatto più effetto visto all’uscita… ma con i se e i ma non si fa la storia.
A proposito di violenza, non abbiamo parlato ancora delle torture
agli animali, che hanno creato un dibattito feroce tra i cultori
e i dissacratori di questo film.
Le uccisioni di, nell’ordine, un topo muschiato, una tartaruga
(secondo me la scena più atroce del film), un ragno, un serpente,
una scimmietta e un maialino hanno scatenato polemiche e hanno causato grane al regista (che se le è anche cercate, vedremo più avanti).
Cosa ne penso? Che erano evitabilissime!
Senza ombra di dubbio hanno contribuito ancora di più a creare l’atmosfera da snuff, insieme alle immagini di fucilazioni (vedi qui sotto) provenienti da veri documentari recuperati da Deodato
in chissà quale modo.

Non hanno certo sterminato l’intera fauna della foresta amazzonica
per questo film, ma in fondo gli animali con questo prodotto
non c’entrano niente, e meritano rispetto (ché già poveretti vengono maltrattati quotidianamente per finire sulle nostre tavole):
il regista poteva lasciare perdere.
A queste violenze avevo già assistito durante la visione di Mondo Cane, un mondo movie (quegli pseudo-documentari contenitori di immagini forti – ma finte, tranne che per le torture agli animali), un genere di film dei quali CH è evidente debitore (ma qualitativamente nettamente superiore).
Ma quel che è stato è stato. Potevano magari rifiutarsi gli attori di girare quelle scene, ma l’impressione è che si siano divertiti un sacco.
Gli attori, già. Non ho ancora detto niente su di loro.
La scena oltre che dal bravo professore Monroe (interpretato da Robert Kerman) e dal rude esploratore Chaco (Salvatore Basile) è saldamente
in mano ai quattro reporter, protagonisti della parte finale del film.
Allucinanti le loro interpretazioni.
Quasi da Oscar. Però…

Si sono davvero divertiti a girare questo film, a compiere – per finta - atrocità assortite (anche a ammazzare quelle povere bestiole
non dimentichiamolo!).
Per carità, è tutta finzione, ma… Se penso che Bill Moseley e Sheri Moon,
i protagonisti de La Casa del Diavolo, durante la scena degli ostaggi
nel motel, hanno avuto serie difficoltà a girare… mi chiedo quali pene avrebbero dovuto passare i nostri quattro prodi… tra i quali c’è anche
un giovane Luca Barbareschi, che più volte ha rinnegato questo film (soprattutto la barbara uccisione del porcellino, dopo che in un primo momento aveva detto di non avere avuto nessun fastidio).
Ma evidentemente, lo ripeto, si sono divertiti un sacco
(soprattutto l'attore che interpreta Alan Yates, capirete il perché guardando l'immagine qui sotto...).

Meglio così, per loro e per il pubblico, che si trova davanti uno spettacolo molto realistico.
Un finto snuff molto credibile.
Grazie anche alla presenza degli indigeni, e dei loro strani riti,
non dimentichiamolo.

Deodato è capace, non c’è dubbio. E’ riuscito a girare un film tra mille difficoltà, a confezionare un prodotto premonitore di una società e dei suoi mille malesseri, però… sulle violenze sugli animali mi sono già espresso.
Quello che mi ha un po’ infastidito è la morale che vuole inculcarci alla fine del film, perché la domanda che mi pongo è “da che pulpito viene
la predica???”. Lo sapete che Deodato una volta finito il film ha detto
ai suoi attori “belli, sparite per un po’ dalla circolazione almeno tutti credono che siete morti davvero e che il film sia vero e così facciamo
più pubblico” e, aggiungo io, più pubblico vuol dire più incassi!!!

Questa sua idea si è rivelata un’arma a doppio taglio, perché il film
non ha avuto subito il successo atteso, e perché lo stesso Deodato ha avuto delle grane con la giustizia, convinti com’erano tutti che si trattasse
di realtà e non di finzione. Gli attori furono chiamati a testimoniare,
il regista fu punito con una multa e qualche mese di gattabuia (ma non so
se ha scontato la pena).
Ben gli sta.
Tutto ciò non vi puzza un po’ di ipocrisia?
Deodato vuole denunciare
il sensazionalismo dei tiggì dell’epoca
ma non fa altro che produrre un film
- finto snuff che si regge su menzogne!
Non è contraddittorio tutto ciò?!?
E poi “chi sono i veri cannibali?”.
Capisco la vita moderna non sia rose e fiori, e il progresso porti
a delle controindicazioni, ma sempre meglio che divorarsi l’un l’altro…
E quindi veniamo al verdetto finale: so che siete tutti impazienti di sapere
il mio giudizio finale, ci siamo quasi, il mio verdetto è…
…
attenzione
…
un po’ di suspence
…
ci devo ancora un po’ riflettere su
…
ripensandoci bene
…
in fin dei conti
…
questo film
…
MI E’ PIACIUTO!
Ah, mi sono liberato di un peso.
Non mi sento di mettere questo film
tra i miei preferiti in assoluto,
comunque al di là della violenze gratuite sugli animali (ripeto evitabilissime),
degli stupri che dopo un po’ stufano,
è un film che riesce ad intrattenere, perché ripeto è un film molto FURBO, perché il viaggio nella giungla al fianco del prof. Monroe è avvincente, perché la verità che verrà fuori dalle pellicole è sconvolgente,
e in confronto i cannibali sembrano degli angioletti…
Non saprei però a chi consigliarlo… chi cerca qualcosa di forte
(anche se il concetto di “forte” è personale) dovrebbe trovare pane
per i propri denti, poi in fondo la mia recensione (la più lunga che abbia mai scritto, merito un applauso) mi pare piuttosto sincera e chiara,
quindi io ho fatto tutto il possibile per chiarirvi le idee e spetta a voi decidere se valga la pena o meno di guardare questo film.
L’importante è che siate CONSAPEVOLI di che cosa avrete di fronte.
Non ho elencato tutte le scene di violenza presenti nel film, ma sappiate che questo film è un campionario di atrocità assortite.
Detto tra noi, per capire quanto l’uomo possa essere brutale e malvagio
in fondo basta accendere la TV…
Ancora una cosa.
Chi ha visto il film penso sarà d’accordo con me.
Chi non l’ha ancora visto e deciderà di farlo in futuro ripassi più avanti
e mi dica se sbaglio o meno.
Alla fine alcuni momenti e frasi rimarranno impressi nella memoria
dello spettatore.
I quattro giungono in un villaggio.
Per simulare lo scontro tra due tribù rivali costringono gli indigeni
a entrare nelle capanne, poi le incendiano, compiendo una strage.

Il professore Monroe discute animatamente con i dirigenti della televisione che vogliono a tutti i costi mandare in onda i filmati.
Ma loro non li hanno ancora visti tutti... quindi li invita a visionare
le restanti pellicole.
I quattro rapiscono una ragazza indigena e la violentano a turno.
Ovvia l’indignazione dei dirigenti.
Ma il peggio deve ancora venire.

La povera ragazza è stata impalata.
Alan Yates vuole spacciare il loro crimine per una punizione
degli indigeni… una gelida risata di folle autocompiacimento di fronte
alla sventurata solca il volto di Alan, quando Jack Anders lo avvisa: “Attento Alan, sto girando!”. Alan si ricompone e pronuncia la seguente frase: “Oh santo cielo! È… è inimmaginabile... è orribile... non riusciamo a capire il perché di questa spietata punizione… probabilmente è legata a qualche oscuro rito sessuale, ma noi non possiamo accettare gli aspetti primitivi di questa... giustizia. Sappiamo che le pene più crudeli spettano alle adultere, ma questo supplizio è veramente atroce, e nessun peccato al mondo potrebbe giustificarlo”.
Jack Anders è stato catturato e massacrato dai selvaggi.
Durante la fuga Shanda viene catturata.
Alan Yates, anziché tentare di salvarla, urla disperatamente:
“Mark… per lei è finita… continua… continua a girare, Mark, continua
a girare, Mark… continuaaa!!!”

Saranno le sue ultime parole.
Professor Monroe: “Mi sto chiedendo chi siano i veri cannibali”.
