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lunedì 11 febbraio 2008

Recensione: The Departed


Genere: thriller


Regista: Martin Scorsese


Stati Uniti 2006



Nei sobborghi di Boston
si intrecciano le vite
di tormentati personaggi:
il boss Frank Costello;
il suo pupillo Colin Sullivan,
infiltrato nella polizia;
lo sbandato Billy Costigan,
infiltrato nella banda criminale
comandata da Costello.











Quattro premi Oscar
Miglior film
Miglior regia (Martin Scorsese),
Miglior sceneggiatura
non originale (William Monahan)
Miglior montaggio
(Thelma Schoonmaker)



Io non voglio essere il prodotto
del mio ambiente, voglio che l'ambiente
sia un mio prodotto

Poliziotti o criminali, quando hai davanti
una pistola carica, qual è la differenza?



Frank Costello (Jack Nicholson)




Forse non è molto chiara la trama del film che ho scritto prima,
ma riassumere il film in poche righe non è impresa facile.
La storia in sé sarebbe semplice, ma è l’evoluzione delle cose a complicare lo svolgimento del film.


Andiamo con ordine.


Un rampante boss di origine irlandese, Frank Costello, assume sotto
la sua ala protettrice il giovane Colin Sullivan. Per lui ha grandi progetti.




Ritroviamo il nostro Colin qualche anno più avanti: per lui si aprono
le porte della polizia. Ovviamente il suo compito è fare strada
più presto possibile, in modo da aiutare il boss-padre-padrone Frank.





Parallelamente all’ascesa di Colin seguiamo il simile percorso
di Billy Costigan: il giovane irlandese, tipico ragazzo sbandato,
non ha però la stessa fortuna del (forse) coetaneo.
Il capitano Queenan e il sergente Digman gli offrono la possibilità
(a dire la verità non ne ha altre) di infiltrarsi nella criminalità:
ne dovrà passare di tempo prima che Billy conquisti la fiducia
del boss Frank…




La sua identità verrà cancellata, dovrà trascorrere un po’ di tempo
in carcere e una volta uscito avrà (più o meno) libertà di agire:
la sua missione è entrare in contatto con la banda di Costello,
ed avvicinarsi sempre di più al boss, conquistandone la fiducia.
Impresa molto delicata, quasi proibitiva.




La vite dei due giovani si intrecciano ancora una volta: Colin si innamora della psicologa Madolyn, e progetta il matrimonio;
questa, nello svolgimento della sua attività, riceve Billy come paziente: l’approccio è tutt’altro che cordiale, dato il carattere non facile dell’irlandese, ma tra i due scatta inevitabilmente (col tempo) l’attrazione.




Il film si complica sempre di più: i due giovani, che non si sono
mai incontrati, né si conoscono, ricevono l’ordine dai rispettivi capi
di scovare la “talpa” all’interno della propria squadra.
In parole povere: il detective (ma mafioso) Colin riceve l’ordine di scoprire la spia che sabota l’ufficio indagini (ma è lui!), mentre il delinquente Billy (che in realtà è il poliziotto) deve scoprire chi vuole fare incastrare Frank (cioè lui stesso!).


Il boss, sentendo puzza di infiltrato, chiede al pupillo Colin di scovare l’infiltrato della polizia. Dall’altra parte Billy si rende conto che qualcuno nell’ufficio indagini è in contatto con il boss.
Ora le due spie hanno solo un obiettivo: smascherare l’altro.
In palio c’è la sopravvivenza.





In parole povere questa è la trama (spero di non avere fatto
troppa confusione) del film.


Il punto di forza dell’ultimo lungometraggio di Scorsese è proprio
il precario equilibrio delle vite
dei due ragazzi: la loro esistenza si basa su menzogne, un solo errore
farebbe crollare la loro "farsa"
come un colpo di vento
con un castello di carte.


Soprattutto nella seconda parte, come ho detto prima, la narrazione
si complica sempre più, perché le due talpe devono lottare
contro il tempo per scoprire l’altro “spione” .


Il film è più che ispirato a un lungometraggio coreano (ma quanto è bello il cinema orientale) Infernal Affairs. A dire la verità si tratta
di una trilogia.
Chissà quali sono i progetti di Scorsese…
cioè mi chiedo se avrà intenzione di realizzare
altri due episodi. Non credo ma ci spero.
Perché questo film mi è piaciuto molto.
Ho visto (purtroppo) pochi film del regista italo-americano.
Ho visto Casinò troppo tempo fa
(mi era piaciuto, ma era davvero troppo tempo fa) e ultimamente Quei bravi ragazzi.
Gangs of New York e The Aviator, ve lo dico francamente,
non mi hanno attirato molto.


The Departed, questo è il mio modesto parere, mi sembra all’altezza della fama del regista.
Cerchiamo di vedere i punti di forza.


Innanzitutto gli attori.
La scena è dominata (sempre a mio parere)
da Leonardo DiCaprio e Jack Nicholson.
Il giovane attore, oramai beniamino
di Scorsese, regala un’interpretazione davvero intensa. Se non è il ruolo della vita
(lasciamo perdere Titanic), poco ci manca.
Il grande vecchio entra nei panni del boss, un uomo davvero complicato. E’ un tipo violento, ma è anche un uomo con un forte senso dell’umorismo. Senza dubbio una figura affascinante, un boss molto diverso dal tenebroso Michael Corleone, tanto per fare un esempio.
Qualche critico ha detto che in alcuni momenti assomiglia troppo
(e non è un complimento) al Joker del primo Batman di Burton.
In effetti, lo ammetto onestamente, la critica non è del tutto infondata.
Anche perché in alcuni momenti il boss appare un po’ fuori di testa.


Chi cerca di tenere testa a DiCaprio è Matt Damon.
Non c’è unanimità di consensi sulla sua prova. Qualcuno dice che è piatta. Ma non tutti sono d’accordo.
Io sto dalla “sua” parte: è inevitabile che gli occhi dello spettatore
siano attratti dalla prova di DiCaprio, ma pure Damon non sfigura.
Del resto il suo ruolo, a differenza di quello del “rivale”,
è un po’ più sommesso e mesto: Colin Sullivan deve agire in punta di piedi.


Completano il cast Martin Sheen nel ruolo del capitano Quennan, che molto probabilmente riveste
il ruolo di padre
per lo sbandato Billy;
il suo collega, il sergente Digman, reso efficacemente "duro"
e provocatore (ma credo in fondo buono) da Mark Wahlberg;
il Capitano Ellerby, interpretato (bene) da Alec Baldwin;
Madolyn la psicologa contesa da Colin e Billy, interpretata con umanità
da
Vera Farmiga, un’attrice che non conoscevo: non la solita bellona
con l’espressione beota (intendiamoci, non è affatto brutta).


Degli attori ho detto.


Altro pregio è la storia. Che si incasina
con il passare dei minuti, ma il filo
del (complicato) discorso è tirato bene
dalle salde mani di Scorsese.
Allo spettatore nulla rimane oscuro.
Anche perché (e qui veniamo
al terzo pregio), malgrado la durata,
il ritmo del film non cala mai. L’attenzione è sempre alta,
non c’è momento per annoiarsi.


In fondo potrebbe bastare così… mi volete chiedere se ci sono difetti? Difetti evidenti, palesi, grossolani non ce ne sono.


Forse qualcosa nel finale (parlo dell’ultimissimo omicidio, ma non vi dico di chi!) non convince del tutto.


Forse qualche dialogo lascia un po’ perplesso (su tutti lo scambio
di “complimenti” tra Digman/Wahlberg e Ellerby/Baldwin).
Sto parlando di alcune scurrilità che appaiono gratuite.
Intendiamoci, non mi hanno dato fastidio per nulla. Ve lo dice uno
che adora La Casa del Diavolo e Scarface… quello che però
mi dà un po’ fastidio è che molti criticano il linguaggio del film di Zombie
(tra l’altro il suo è un cinema destinato ad un pubblico più limitato,
ma consapevole), mentre pochi hanno avuto il coraggio di puntare
il dito contro Scorsese. Perché? Timori reverenziali?
Chiudo subito la polemica.


Forse questo film non ha il pregio dell’originalità (è un remake),
ma non so se definirlo difetto…


Forse questo film non ha il fascino “patinato” di Casinò
e Quei bravi ragazzi (e di tutti i film sulla mafia), ma resta
un gangster movie “moderno” di pregiata qualità.


Ci ho provato a trovare dei difetti, ma come potete constatare
non sono riuscito ad andare fino in fondo.
Perché secondo me The Departed è un grande film.


Forse non da la lode (credetemi, ha davvero poca importanza),
ma senza ombra di dubbio un’opera da vedere costi quel che costi.



Voto Finale: 10



Scheda dell'IMDb


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