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giovedì 18 dicembre 2008

Recensione - La morte dietro la porta



Titolo originale: Dead on Night - Deathdream


Genere: horror

(poco splatter)


Regista: Bob Clark


USA 1974




La famiglia Brooks è sconvolta da una tragica notizia: Andy,

il figlio maschio, è morto in guerra.

Inspiegabilmente una sera il giovane rientra a casa.

Ma non sembra più lui…








Questo film è un horror solo in teoria. Lasciate perdere lo zombi/vampiro.

Lasciate perdere lo splatter. Questo non è un horror.

La morte dietro alla porta è un (bel) film di riflessione sociale.


Il dramma della guerra. L’ipocrisia nelle famiglie. Ecco gli argomenti trattati da Bob Clark in questo interessante lungometraggio.


Andy è un giovane soldato che muore in guerra. A casa c’è la famiglia

ad aspettarlo. Charles, un papà un po’ rude nei modi, Christine, la mamma protettiva, e la sorella Kathy. Vivono, come comprensibile, nell’angoscia. Il papà e la sorella cercano di pensarci il meno possibile, non è così

per la mamma che pensa in continuazione al figlio, non fa altro che parlare di lui, come se fosse ancora lì, con loro.


Una sera suonano della porta. E i nostri ricevono la lettera

che mai avrebbero voluto ricevere. Andy è morto.




Anzi no.


Qualcuno si è introdotto in casa, si pensa a un ladro: i nostri scoprono

con logico stupore ed incontenibile entusiasmo che Andy non è morto,

è vivo e vegeto è, cosa importantissima, è tornato a casa.




Ma non è il solito Andy. Il suo comportamento è inquietante.

E’ indifferente a tutto. Non esprime alcuna emozione, solo una glaciale indifferenza. E un’aggressività sempre più preoccupante:

uccide senza alcun motivo il cagnolino che amava tanto.




Nel frattempo un camionista che ha dato un passaggio a un soldato

è stato barbaramente ucciso, e la polizia indaga. Andy c’entra qualcosa? Un dottore amico di famiglia nutre dei sospetti sul ragazzo, e pure lui

viene assassinato.




Da quello che ho detto magari questo può sembrare un film

con un buon ritmo. Non è così. La morte dietro la porta è lento.

Ma questo non è necessariamente un difetto.


Dal momento che Andy torna a casa, e la sua personalità è mutata,

il regista pone l’attenzione sulle dinamiche familiari.

La mamma, iperprotettiva, copre tutte le sue malefatte.

Il papà, passato l’entusiasmo iniziale, nutre dei dubbi sulla salute mentale del ragazzo.

La sorella è in balia dei litigi dei genitori.

Marito e moglie non perdono occasione per rinfacciarsi i reciproci errori: passata la “festa” (il ritorno di Andy) dove tutti hanno indossato

sorrisi ipocriti, i rancori vengono a galla, la maschera di felicità crolla.




C’è pure un’altra chiave di lettura: la guerra cambia. Andy torna a casa,

ma non è più lui. L’esperienza lo ha segnato, così come segna molti soldati

che una volta tornati dalla guerra non riescono a dimenticare gli orrori visti e reinserirsi nella società, nella quotidianità di una vita normale.




Il film dunque scorre lentamente, ci sono dei momenti di tensione

ed angoscia quando Andy è in azione, il clima di pessimismo e malinconia regna e sfocia in un finale drammatico, molto toccante.




La morte dietro la porta è un film sempre di attualità,

un horror intelligente, che spero umilmente di contribuire

a “pubblicizzare” con la mia recensione.


Vi segnalo una bella recensione dal sito di AlexVisani.com.



Voto Finale: 9



Scheda dell’IMDb

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