Titolo originale: Dead on Night - Deathdream
Genere: horror
(poco splatter)
Regista: Bob Clark
USA 1974
La famiglia Brooks è sconvolta da una tragica notizia: Andy,
il figlio maschio, è morto in guerra.
Inspiegabilmente una sera il giovane rientra a casa.
Ma non sembra più lui…
Questo film è un horror solo in teoria. Lasciate perdere lo zombi/vampiro.
Lasciate perdere lo splatter. Questo non è un horror.
La morte dietro alla porta è un (bel) film di riflessione sociale.
Il dramma della guerra. L’ipocrisia nelle famiglie. Ecco gli argomenti trattati da Bob Clark in questo interessante lungometraggio.
Andy è un giovane soldato che muore in guerra. A casa c’è la famiglia
ad aspettarlo. Charles, un papà un po’ rude nei modi, Christine, la mamma protettiva, e la sorella Kathy. Vivono, come comprensibile, nell’angoscia. Il papà e la sorella cercano di pensarci il meno possibile, non è così
per la mamma che pensa in continuazione al figlio, non fa altro che parlare di lui, come se fosse ancora lì, con loro.
Una sera suonano della porta. E i nostri ricevono la lettera
che mai avrebbero voluto ricevere. Andy è morto.
Anzi no.
Qualcuno si è introdotto in casa, si pensa a un ladro: i nostri scoprono
con logico stupore ed incontenibile entusiasmo che Andy non è morto,
è vivo e vegeto è, cosa importantissima, è tornato a casa.
Ma non è il solito Andy. Il suo comportamento è inquietante.
E’ indifferente a tutto. Non esprime alcuna emozione, solo una glaciale indifferenza. E un’aggressività sempre più preoccupante:
uccide senza alcun motivo il cagnolino che amava tanto.
Nel frattempo un camionista che ha dato un passaggio a un soldato
è stato barbaramente ucciso, e la polizia indaga. Andy c’entra qualcosa? Un dottore amico di famiglia nutre dei sospetti sul ragazzo, e pure lui
viene assassinato.
Da quello che ho detto magari questo può sembrare un film
con un buon ritmo. Non è così. La morte dietro la porta è lento.
Ma questo non è necessariamente un difetto.
Dal momento che Andy torna a casa, e la sua personalità è mutata,
il regista pone l’attenzione sulle dinamiche familiari.
La mamma, iperprotettiva, copre tutte le sue malefatte.
Il papà, passato l’entusiasmo iniziale, nutre dei dubbi sulla salute mentale del ragazzo.
La sorella è in balia dei litigi dei genitori.
Marito e moglie non perdono occasione per rinfacciarsi i reciproci errori: passata la “festa” (il ritorno di Andy) dove tutti hanno indossato
sorrisi ipocriti, i rancori vengono a galla, la maschera di felicità crolla.
C’è pure un’altra chiave di lettura: la guerra cambia. Andy torna a casa,
ma non è più lui. L’esperienza lo ha segnato, così come segna molti soldati
che una volta tornati dalla guerra non riescono a dimenticare gli orrori visti e reinserirsi nella società, nella quotidianità di una vita normale.
Il film dunque scorre lentamente, ci sono dei momenti di tensione
ed angoscia quando Andy è in azione, il clima di pessimismo e malinconia regna e sfocia in un finale drammatico, molto toccante.
La morte dietro la porta è un film sempre di attualità,
un horror intelligente, che spero umilmente di contribuire
a “pubblicizzare” con la mia recensione.
Vi segnalo una bella recensione dal sito di AlexVisani.com.
Voto Finale: 9
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