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domenica 23 novembre 2008

Recensione: Dead Meat



Genere: horror

(molto splatter)


Regista: Conor McMahon


Irlanda 2004



Un’epidemia si è diffusa nelle campagne Irlandesi: il morbo della mucca pazza

ha contagiato anche l’uomo annullandone

le facoltà mentali e rendendolo un animale affamato di carne.

Una turista spagnola e il becchino locale cercheranno di salvare la pelle.






Cerca e cerca, ecco che il gioiellino lo si trova nuovamente in Europa.

.....

Ci sono difetti, vero. Tanti. Ma in fondo, in un’opera prima, così sincera

e onesta, così vera e sentita, è davvero irresistibile la tentazione

di elogiarla per il suo carico di bellezza sanguinolenta e fregarsene

dei buchi e delle cadute di tono. Perché Conor McMahon ha stoffa

da vendere, e riesce a sopperire all’elementarità del suo script

con una regia che sa dar vita ad autentici sprazzi di genio.

.....

È su persone piene di talento ma anche di grata devozione e umiltà

come Conor McMahon che si deve puntare. È su film come Dead Meat,

che fa della spontaneità la sua carta migliore, che si è obbligati

a scommettere. Perché è questo l’horror che vogliamo.


Scheletri.com




Tra tutti gli zombie movies che ho visto questo è quello che più si avvicina al film di Romero (se escludiamo il remake di Savini, ovviamente).

Questa somiglianza è forse dovuta alla scarsità di mezzi: girato in aperta

campagna, è un prodotto che fa della sua “amatorialità” il punto forte.


La trama è presto detta, anche se il regista (a mio avviso intelligentemente) la “attualizza”: il morbo della mucca pazza dai bovini si è trasferito all’uomo, trasformandolo in un animale affamato. Una coppia di turisti spagnoli, Helena e Martin, vedrà trasformarsi il loro viaggio in un incubo.




Martin si distrae e investe un uomo.

Ma non c’è limite al peggio: i due caricano l’uomo in auto ma questi non è morto,

e morsica Martin. Per lui è finita.

Helena cerca aiuto, quando sopraggiunge Martin, oramai fuori di sé, e la aggredisce. Inutile dire come andrà a finire.




Ora Melena è sola. Anzi no: conosce Desmond, il becchino locale,

uno dei pochi sopravvissuti all’epidemia, e insieme dovranno cercare

di portarsi fuori da quelle terre infette.

Nel loro cammino incontreranno altre persone non contagiate,

ma la strada per la salvezza sarà tortuosa.




Nulla di nuovo all’orizzonte, dunque. Allora perché elogiare questo film? Perché è avvincente. L’ambientazione rurale è suggestiva;

questo film avrebbero potuto benissimo girarlo nelle campagne

che circondano il mio paese. Un prodotto semplice, spartano,

un piccolo diamante grezzo.




Il livello di splatter è notevole, e, tenuto conto dei limiti di budget, piuttosto ben realizzato.

Gli attori risultano gradevoli.

La tensione è tenuta costante dal primo all’ultimo minuto.




Ogni tanto il regista tenta di strappare qualche mezza risata

(introducendo il personaggio di Cathal Cheunt, ex allenatore di Desmond, e di sua moglie Francie, con un aspetto così poco rassicurante

che viene scambiata per uno zombie…).




Cosa chiedere di più?


Sono pure evidenti i difetti: poca originalità, situazioni paradossali

(la protagonista che uccide due zombi con i tacchi delle scarpe…)

e un po’ di confusione e (forse) improvvisazione nelle scene

dell’assedio finale.




Tenendo conto dei pregi e dei difetti giudico DM un prodotto fresco, onesto, piacevole, divertente, girato da un regista che di sicuro

si è divorato (tanto per rimanere in tema…) i film di Romero,

che è riuscito a non fare pesare sul prodotto finale il limite non indifferente del budget ridotto.



Voto: 8



Scheda dell’IMDb

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