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lunedì 18 febbraio 2008

Videogiochi: fino a quale limite si può parlare di divertimento?


Ancora qualche mese fa avevo letto di due ragazzini che volendo imitare
i propri eroi di
Mortal Kombat hanno ucciso la sorellina
massacrandola di botte.




I videogiochi come i film horror sono i primi bersagli tirati in ballo
da psicologi (e moralisti) per spiegare molti eventi tragici.
E’ facile sparare a zero su certi videogiochi e certi film.


Mi ricordo che qualche anno fa a Tortona dei ragazzi (la banda dei sassi
dal cavalcavia) aveva ucciso una ragazza per uno stupido “gioco”.
Nelle loro camere era stato trovato il fumetto di Ken Shiro,
e tutti pronti a puntare il dito sulla violenza del fumetto (e del cartone).




Magari qualcuno l’avesse letto (o avesse guardato gli episodi)!!!.
Certo, è un prodotto molto violento, non posso negarlo.
Ma io che ho visto la serie TV almeno cinque volte posso dire
di essere rimasto colpito dai valori morali del protagonista,
dai suoi sacrifici, dalla sua sofferenza, così come mi sono affezionato
a chi combatteva valorosamente al suo fianco, e pure ai cattivi che, ricordiamolo a onor di cronaca, nella maggior parte dei casi,
colpiti dal valore e dall’integrità mortale di Ken, in punto di morte
(non è mai troppo tardi) si sono pentiti.
L’amicizia, il senso del dovere, della giustizia, la difesa dei deboli:
ecco cosa ci insegna il fumetto/cartoon. Anche a costo della vita.
Il mondo di Ken è pieno di sofferenza e violenza. Secondo me è un perfetto ritratto del mondo attuale. I soprusi sono all’ordine del giorno
e per i “buoni” è difficile tirare avanti.


Penso che se uno è cretino lo è anche senza videogiochi/film/fumetti.
Un amico mi diceva che certi videogiochi/film possono accendere
degli “interruttori” rimasti spenti dentro di noi da una vita.
Non mi sono sentito di dargli torto.


Ma ho sempre molti dubbi. Non me ne vogliano Freud e compagnia,
ma la psiche umana non può essere analizzata nella sua complessità.
In fondo poi l’uomo è pur sempre un animale, un po’ più evoluto,
ma sempre un animale. Non si può controllare l’istinto, non si può conoscere a fondo tutti i segreti della nostra psicologia.
In un paese vicino al mio, Arquata Scrivia, avrete sentito, tempo fa
un uomo stimato da tutti ha ucciso moglie e figlia senza motivo.
Non c’entrano i videogiochi e i film, no?


Ripeto: è troppo semplice puntare il dito su questi prodotti.


Io dico sempre che ci vuole un po’ di consapevolezza, di buon senso,
di maturità, ma è ovvio che non tutti ne sono provvisti.


Mi ricordo che l’anno scorso due giochi hanno scatenato un putiferio:
sto parlando di Rule of Rose e Manhunt.




Nel primo se non sbaglio si diceva che lo scopo del gioco era seppellire
una ragazza viva. Poi ho letto qualche recensione sulla rete e ho scoperto
che la realtà era stata un po’ travisata. Trattasi di videogame
di impronta horror, ma lo scopo del gioco non era quello.
E giù tutti a puntare il dito contro i videogiochi.


Per Manhunt il discorso è un po’ diverso. In effetti leggendo la trama non ho potuto nascondere la mia perplessità: trattasi di un gioco
al massacro (nel primo episodio si parla di snuff movies).
Non vedo cosa ci sia di divertente nel gioco, ma non mi sento di dire
che andrebbe censurato o vietato. L’importante, ripeto, è che finisca
in mani consapevoli.


Mi ricordo che quando avevo incominciato ad interessarmi di videogiochi si parlava tanto di Carmageddon, gioco il cui scopo
(correggetemi se sbaglio) era investire con l’auto più pedoni possibili.
Una cazzata, non un gioco.




Trattasi di operazioni molto furbe. Perché penso che alla fine lo scopo
dei creatori del gioco sia VENDERE: più se ne parla, soprattutto in male,
più il gioco viene criticato, più viene venduto. Il successo è assicurato.


E’ brutto sentire dire “non vedo cosa ci sia di divertente
in quel gioco/film
”, io stesso l’ho detto poc’anzi. E da patito dell’horror
più volte ho subito (e dovuto sopportare) questa frase.
Ma tra videogiochi e film secondo me c’è una bella differenza.


Secondo me, in una ideale classifica di pericolosità, non c’è storia
tra videogiochi e film.
I videogiochi sono potenzialmente più “pericolosi”,
causa fattore IMMEDESIMAZIONE. Quante volte capita
di immedesimarsi nel protagonista (a me se il gioco piace capita spesso,
ne parleremo più avanti nel secondo post).


Un film come Cannibal Holocaust, pur nel mostrare
una violenza inaudita, può portare a riflettere. Non vedo come un gioco tipo Manhunt possa portare a pensare, a critiche costruttive.
Però se viene prodotto significa che c’è anche la domanda, e mi chiedo perché ci sia bisogno di questi giochi… boh, non so darmi risposta.


Quindi tutta questa (a tratti un po’ confusa) riflessione non giunge
ad una conclusione.
Sì, in fondo è giusto così, perché come vi ho detto prima sostenere
che un videogioco/film trasformi una persona in killer è una tesi
alquanto
improbabile.
Ma forse non del tutto infondata…


In conclusione voglio raccontarvi una testimonianza personale.


Qualche anno fa mi ero iscritto a un forum su Morrowind,
meraviglioso gioco di ruolo (ne parleremo domani).
Ogni utente poteva raccontare la propria avventura nel mondo virtuale.


Mi ricordo benissimo che un utente aveva aperto un post raccontando che “ho creato un personaggio fighissimo e fortissimo, ho girato tutta l’isola
e ho ucciso ogni forma di vita vivente, uomini, animali e mostri;
ora per sicurezza sto girando di nuovo tutto il mondo per vedere
se ho lasciato qualcuno in vita ed eliminarlo
”.
Nel giro di pochi minuti gli altri utenti lo hanno coperto
dei peggiori insulti. A ragione. Ecco, nelle mani di un deficiente così forse anche un bel gioco come Morrowind potrebbe risultare “ispirazione”. Ma, ragionandoci su, la colpa non è dei creatori del gioco.
E’ di quel ragazzo che era/è un cretino.


Voglio raccontarvi invece la mia esperienza con il gioco.


Iniziata la partita, il mio personaggio è povero senza un soldo.
Prima di incamminarmi all’avventura ho almeno bisogno di un’armatura leggera e di qualche arma, quindi per racimolare qualche soldino
entro in qualche casa e rubacchio: monete, posate, anfore, cibo.
In una casa una vecchia mi scopre e non sapendo cosa fare l’ho presa
a pugni e l’ho uccisa.
Non mi andava più di andare avanti
nella partita. Sapete cosa ho fatto? Ho
ricominciato tutto daccapo.


Perché rovinarsi il divertimento?


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