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martedì 17 febbraio 2009

Recensione: Non aprite quella porta



Titolo originale: The Texas Chainsaw Massacre


Genere: horror

(medio splatter)


Regista: Tobe Hooper


USA 1974



Un gruppo di ragazzi in viaggio lungo

l’America del Sud si trova nel mirino di una famiglia di cannibali.









Una trama semplice, lineare, che tiene volutamente alla larga cervellotiche soluzioni o particolari misteri da svelare.

Non aprite quella porta è come un giro sul tunnel dell'orrore

dei luna park: paghiamo il biglietto per provare terrore e disgusto,

poco ci importa di sapere il come o il perchè.


Splattercontainer.com




Non aprite quella porta è una delle pietre miliari della cinematografia horror. Mi sono avvicinato a questo film con aspettative un po’ esagerate: nell’immediato sono rimasto un pochino deluso, perciò ho deciso

di aspettare qualche giorno per scrivere una recensione “a mente fredda”. Ripensandoci bene mi ha fatto lo stesso effetto de L’Esorcista:

lì per lì ho avuto qualche perplessità, ma nella mia analisi “a caldo”

post-visione non ho tenuto conto dell’età della pellicola e del talento

geniale del regista.





I primi minuti sono notevoli. Hooper ci mostra una macabra scultura composta da resti umani: devastante. Le scene iniziali introducono

lo spettatore in una realtà perversa, malata, folle.





Questa è l’America rurale: qui non ci sono metropoli affollate, grattacieli, suoni di clacson, persone che corrono al posto di lavoro.

Questo è territorio sconsacrato, terra di nessuno, dove ad ogni angolo

si può nascondere un’insidia. Se ne accorgeranno a loro spese

i nostri protagonisti.





Sono in viaggio per una tranquilla vacanza, quando decidono di fermarsi

in una vecchia casa abbandonata, dove alcuni di loro avevano trascorso l’infanzia. Lì vicino una famiglia di cannibali li aspetta.





Il film è lento. I dialoghi e le recitazioni sono banali, scontate,

e decisamente poco coinvolgenti. In alcuni frangenti irritanti.

L’atmosfera si ravviva quando i cinque decidono di dare un passaggio

a un’autostoppista. Una persona tutt’altro che equilibrata.

Il giovane, dopo avere aggredito uno dei nostri, viene ovviamente scaricato senza troppe buone maniere. Ma l’incubo non è finito.





Giunti nel vecchio mattatoio gestito dai nonni, i nostri hanno bisogno

di fare rifornimento di benzina. Lì vicino c’è una casa, sembrerebbe abitata. E purtroppo per loro, è così.

All’interno si nasconde un energumeno, che preleva con la forza

i nostri malcapitati e li porta in una sorta di stanza-mattatoio.

Per loro è l’inizio di un incubo, i più fortunati… moriranno per primi.





Il film è pieno di tempi morti. Considerato il ritmo sostenuto degli horror moderni, di primo acchito questo sembrerebbe un punto debole.

Non è proprio così. Certo, mi aspettavo più ritmo, eppure in fin dei conti

la lentezza quasi ipnotizza lo spettatore, lo paralizza alla sedia, lo angoscia,

lo infastidisce. Hooper (questo è secondo me il vero punto forte del film)

non indugia nel mostrare in primissimo piano particolari più raccapriccianti, come ad esempio la marea di ossa in una stanza

nella casa degli orrori, oppure i volti dei nostri protagonisti terrorizzati.





A dire la verità non c’è molto splatter, solo l’essenziale.

Mi aspettavo qualche litro in più di emoglobina, ma anche questo se ci pensiamo bene non è un difetto così grande. Quello che conta è l’atmosfera malata, malsana. Che raggiunge il culmine nella scena della cena.

Certo, a qualche spettatore (anzi, a più di qualcuno) strapperà un sorriso (come è successo a me) da quanto è grottesca, ma ripensandoci a mente fredda ho cercato di fare un salto temporale indietro di 30 anni

per rendermi conto di quanto fosse disturbanti quei minuti.

E, in fin dei conti, di quanto li siano ancora adesso.





Questo film ci regala un boogeyman leggendario: Leatherace, alias

faccia di cuoio, con la sua inseparabile motosega. La scena conclusiva, ovvero questo bestione che si agita e dimena brandendo il fedele

“attrezzo di lavoro” urlando impazzito al tramonto, è leggendaria.





Non aprite quella porta è un film rozzo, ma anche questo più che

un limite si può trasformare in un merito del regista: con un budget ridottissimo ha creato un’opera che ha lasciato un segno indelebile

nella cinematografia horror.



Voto finale: 10 (un pò esagerato, ma come si può dare di meno

a un film epocale?)



Scheda dell’IMDb



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