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giovedì 27 settembre 2007

Recensione: C'era una volta in America


Titolo originale: Once upon a time in America

Genere: thriller drammatico

Regista: Sergio Leone

Stati Uniti-Italia 1984


Questa é la s
toria di un’amicizia tra due gangster, e di un amore impossibile... vicende che attraversano la vita dei due protagonisti, dall’infanzia alla vecchiaia, e mezzo secolo di storia americana...







PREAMBOLO DOVEROSO: questa è una storia lunga, una storia da raccontare, una storia che parla di passione per il cinema, e chi avrà la pazienza di ascoltarla, probabilmente si ritroverà nelle mie parole.
Se ciò non vi interessa, saltate queste righe e pa
ssate tranquillamente alla recensione. Non mi arrabbierò...


Da dove partire... mi sembra doveroso chiedere scusa ai cultori di cinema, perché fino a quest'inverno... non avevo mai visto un film di Sergio Leone. E' una bestemmia, lo so, ma vi dirò che forse valeva la pena di aspettare così tanto, probabilmente non ero ancora "maturo" per capire il lavoro del nostro Maestro, orgoglio dell'Italia nel mondo.

Ma torniamo a quest'inverno, più precisamente i primi giorni dell'anno... c'era profumo di Oscar per il divino musicista Ennio Morricone, e per l’occasione Sky ha riproposto i maggiori successi western di Leone, i film della Trilogia del Dollaro, C'era una volta il West e Giù la testa. Sarò sincero, ho potuto vedere interamente solo Il buono, il brutto, il cattivo, e pochi spezzoni degli altri: avevo parecchi impegni (causa laurea) ma, promesso, non mi farò mancare l'opportunità di vederli quando mi capiterà in futuro. O di recuperarli in DVD.

Dunque... quando mio papà (parlo di qualche anno fa...) leggeva i programmi TV e esclamava "Stasera c’é Il buono, il brutto, il cattivo" sinceramente facevo finta di niente, non mi importava molto di che, quei "film vecchi" non mi interessavano. Che sciocco. Come mi sbagliavo.

Quella sera d'inverno la programmazione non offriva granché, e stancamente ho deciso di dare un’occhiata al film interpretato da Clint Eastwood, Eli Wallach e Lee Van Cleef (che ho piacevolmente ritrovato nel film di Carpenter 1997: Fuga da New York): man mano che la storia si sviluppava mostravo sempre più curiosità, attenzione, passione, e nonostante l'ora tarda (il film era iniziato alle 23:15, quindi, data la sontuosa durata, potrete immaginare a quale ora sono andato a dormire - ma ne valeva la pena) e la lunghezza del film non mi sono mai annoiato un minuto.

Del film cosa resta da dire... troppo facile definirlo sbrigativamente un capolavoro... è la meravigliosa storia di un'amicizia un po’ particolare, tra il classico "cavaliere misterioso" venuto dal nulla (il Buono Eastwood) e un brigante (il Brutto, Eli Wallach), una splendida avventura che porterà questi due personaggi in viaggio nell'assolato west, una storia, dove sabbia e sudore sono protagonisti, dove i sentimenti umani (coraggio, fierezza, astuzia, tradimento, vigliaccheria, egoismo) vengono messi a nudo, dove dovranno affrontare un cattivo (Lee Van Cleef) senza scrupoli, dove conosceranno l'orrore (e l'inutilità) della guerra (secondo me la parte più bella ed emotiva del film, quando per esaudire il desiderio di un generale in fin di vita i due protagonisti faranno saltare in aria un ponte), un viaggio che finirà nell'indimenticabile duello che nessuno non può non avere visto almeno una volta (scena riproposta, rivista, scopiazzata, saccheggiata più volte da registi – anche moderni, vedi Tarantino – che hanno visto – giustamente, aggiungo – in Leone un maestro).

Ma cosa c'entra C'era una volta in America con tutto ciò? Bene, studiando ed approfondendo la mia conoscenza su questo regista, non ho potuto notare che nelle posizioni di vertice delle classifiche di tutti i siti cinematografici, ben al di sopra dei bellissimi spaghetti-western, c'é questo dramma, interpretato da Robert de Niro e James Woods... non vi sto dunque a parlare della mia passione per questo genere di film, da Scarface alla saga del Padrino, passando per Bronx e altri gangster-movies altrimenti facciamo notte… quindi mi sono detto DEVO VEDERLO!!! e, detto fatto, l'ho ordinato.

Grazie della pazienza.
Veniamo a noi.

Questo film è di una bellezza ineguagliabile, davvero un'opera d’arte. Potrei dilungarmi in altri aggettivi superlativi e finirla qui, ma mi sembra onesto verso i confronti di chi legge giustificare le mie lodi a questo capolavoro.
Innanzitutto una premessa: non è un vero e proprio
gangster-movie, bensì un film che parla dell'amicizia tra due ragazzi, e che narra la nascita e la fine di un amore impossibile: l'aspetto criminale fa solo "da sfondo" a queste vicende.

E' un film lungo: 220 minuti, 3 ore e 40 minuti. Non sono d'accordo con chi sostiene che sia troppo lungo. Ok, non è un film consigliabile a chi ha passato una giornata pesante, a chi é stressato: è un lungometraggio che va visto da rilassati e riposati, perché il suo ritmo lento potrebbe... indurre a sonnolenza.

La storia è davvero bella e toccante: all'inizio conosciamo Noodles (Robert De Niro) che, sfuggito ad un agguato (e tradito da qualcuno, dato che la borsa contenente un milione di dollari – i risparmi delle attività criminali – è sparita), scompare dalla circolazione per trentacinque anni.
Un invito di un misterioso senatore ad una festa (segnale che il suo "nascondiglio" non è più sicuro, e che quindi è stato localizzato da qualcuno che ha con lui un conto in sospeso) lo induce a tornare sui luoghi dell'infanzia, tra mille ricordi.

Suo primo flashback è la splendida Deborah (una giovane Jennifer Connelly), la sorella di un amico, suo primo amore, un desiderio per lui, delinquentello di strada, irraggiungibile, perché la ragazza ha altri progetti in mente.


Deborah: "Noodles, tu sei la sola persona che io ho mai..."
Noodles: "
Che hai mai... cosa? Vai avanti. Che hai mai..."
Deborah: "
Di cui mi sia importato. Ma tu mi terresti chiusa a chiave in una stanza e getteresti via la chiave. Non è vero?"
Noodles. "
Si, credo di si"
Deborah: "
Il guaio è che io ci starei anche volentieri"

La vita di Noodles è la strada e qui, tra piccoli furtarelli per racimolare qualche spicciolo, conosce lo scaltro Max: l'approccio non è positivo, ma imparano a conoscersi e rispettarsi a vicenda. Noodles è più cupo e duro, mentre Max è decisamente più estroverso e sicuro di sé, fin troppo... ma la gioia per il primo successo del gruppo di cinque amici viene funestato dalla morte del più piccolo, che viene ucciso dal giovane boss del quartiere: Noodles si vendica, accoltellandolo con ferocia, e per lui si aprono le porte del carcere.


Max a Noodles: "I vincenti si riconoscono alla partenza"


E lì fuori ad aspettarlo, in un mesto giorno di pioggia, c'é sempre lui (scena bellissima), il fedele amico Max.
Molte cose sono cambiate, gli affari si sono evoluti, e pure i nostri protagonisti sono cambiati.


Noodles: "
E questo cos'è?"
Max: "
Un trono. Era di un papa. E' costato 10.000 dollari"
Noodles: "
E cosa te ne fai?"
Max: "
Mi ci siedo sopra"


Tra rapine e sparatorie e sporchi affari politici i caratteri opposti dei due leaders del gruppo più volte si scontrano, e sorgono i primi conflitti... che però vengono sempre smorzati da una risata; ma l'ultimo, troppo ambizioso e rischioso piano di Max (sempre più pieno di sé) è un'idea suicida... Noodles, per salvare la pelle agli amici, denuncia il tutto alla polizia: lui si salva, i suoi tre amici purtroppo perdono la vita, ma... trent'anni dopo la verità verrà a galla... una verità troppo sconvolgente.

Parallelamente alle vicende dei cinque amici (che bravi i ragazzini che interpretano i componenti della combriccola nel flashback di De Niro!) conosciamo più a fondo l'amore impossibile che Noodles nutre e per Deborah... un amore che li porterà ad avvicinarsi ed allontanarsi sempre più... per giungere alla meravigliosa scena della cena sul ristorante, una serata magica, che purtroppo per Deborah avrà un finale terribile...
In questo senso Noodle ci viene davvero presentato come un farabutto, e dico poco. E' una bestia, incapace di controllarsi, irascibile, violento, un mostro.

Ma il tempo cambia tante cose, e persino il carattere delle persone.
Noodles oggi è invecchiato, i ricordi e la malinconia accompagnano le sue ore, nell'attesa di conoscere il senatore che lo ha invitato... il colpo di scena sarà spiazzante.
Proprio l'incontro con il senatore (non posso dirvi chi è, ma qualche lettore acuto potrebbe intuirlo...) segnerà per sempre la vita di Noodles che, per la prima volta, si comporterà da UOMO, e uscirà dalla situazione A TESTA ALTA, come non ha mai fatto nella sua vita.


Noodles: "Molti anni fa avevo un amico, un caro amico. Lo denunciai per salvargli la vita; invece fu ucciso. Volle farsi uccidere. Era una grande amicizia. Andò male a lui, e andò male anche a me"

Qualcuno ha sostenuto che il finale (il sorriso ambiguo di De Niro ritornato improvvisamente giovane, in una scena che si ricongiunge con l’inizio del film) altro non è che un'allucinazione prodotta dalla mente confusa dall'oppio di Noodles, magari per scongiurare momentaneamente la tristezza per la morte dei tre amici... sono quei misteri del cinema che rimarranno irrisolti, e Leone se l'é portato nella tomba: forse meglio così, a volte certe domande non devono per forza trovare una risposta!

Cosa dire delle interpretazioni che non sia già stato detto... De Niro e Woods (che avevo conosciuto nel divertente horror Vampires di Carpenter) raggiungono vette forse irraggiungibili; bravi anche gli attori "di contorno".

Successo del film è anche merito della colonna sonora, per mano del divino maestro Ennio Morricone. Musiche che entreranno nel vostro cuore e non l'abbandoneranno più. Che queste melodie non gli abbiano dato l'Oscar nell'anno di uscita del film è un delitto, ma quest'anno è stato meritatamente "risarcito".

Dovete sapere che questo film, all'uscita, è stato un flop assoluto.
Smontato, rimontato cronologicamente, tagliato, il film ha perso la sua essenza. Ed è stato massacrato dalla critica. Un brutto colpo al cuore di Leone, già malandato di suo (aveva rifiutato il trapianto perché non gli avrebbe permesso di lavorare al prossimo film: questa sì che è passione per il proprio lavoro!), che per questo film aveva investito dodici anni di tempo... e nessuno che si offriva di produrlo! Boh, misteri dell'industria cinematografica.

Trovare difetti è impresa ardua, e non mi permetterei mai di criticare nemmeno una virgola dell'operato di sua maestà Leone; posso però notare (con disappunto) come nel film le donne... non ci facciano una bella figura. Non è certamente un film "femminista"... la violenza nei loro confronti è davvero dura e spinge lo spettatore ai limiti della sopportazione (altro che la scena di Irréversible.
E poi c'é una scena di dubbio gusto (quando Carol, l'impiegata violentata durante la rapina, stringe la... "mano" ai quattro gangsters).
Ma, credetemi, sono sottigliezze che si dissolvono nell'insieme di una pellicola maestosa.

Detto questo, non penso nemmeno che la lunghezza del film sia un punto debole, ve lo dice uno che si è fatto la "maratona" (7 ore) del Padrino... perché un bel film non annoia mai.

E' un film che attraversa diverse fasi della vita, dall'adolescenza alla maturazione alla vecchiaia e tutti i ricordi, belli e brutti, che porta con sé... questa è la chiave del lavoro di Leone, l'attività criminale, come vi ho già detto, non è "protagonista"... non mi soffermerei nemmeno troppo sulla violenza perché, sangue a parte, è un film troppo malinconico, drammatico, carico di tristezza...

Proprio per questo mi piacciono questi gangster-movies, perché esplorano la vita di queste persone così dure e crudeli all'apparenza, ma ricordiamoci che anche sotto il loro petto batte un cuore... e i sentimenti più puri, amore ed amicizia, vengono costantemente messi a repentaglio dalla loro losca attività... e, nonostante il regista ci porti a parteggiare per loro, non sempre (proprio come nella vita reale) c'é il lieto fine...

Amo questo genere quanto l'horror.

In conclusione (e mi sembra di essere stato abbastanza esaustivo...) invito chi si sia perso questo film a recuperarlo immediatamente, perché è la testimonianza di un cinema che... ahimé, mi dispiace ripetermi, ma non c’è più.
E potrei aprire discorsi sterili e insultare i vari film italiani di adesso, da Vacanze di Natale a Notte prima degli esami ai film per adolescenti con Scamarcio... e c'é pure qualcuno che definisce le Canalis, Falchi e Marini attrici... ma mi infilerei in un cul de sac senza fondo e non ne uscirei più e poi, in fondo, se questi film vengono prodotti, c'é un pubblico che li richiede (e io, orgoglioso, ammetto che NON ne faccio parte); è tutto il prodotto di una società a mio avviso rincoglionita dalla TV, dai reality, dalla De Filippi, dai servizi di Studio Aperto, da Lucignolo, dai video girati da deficienti nelle scuole, dal gossip, da Lele Mora e Corona e dai quei giornalisti coglioni che li intervistano (manco fossero chissà chi), dalla Gregoracci&Briatore, da Buona Domenica, da Sipario, da La vita in diretta, da Verissimo, dalle veline e dai calciatori ipertatuati... una società di merda, malata, destinata a fare una brutta fine (meritata)... ma sono andato un pò fuori tema, e poi fare di ogni erba un fascio è errore... anche perché leggendo le trame dei film italiani prodotti ultimamente mi viene da sperare perché qualche titolo e interessante si affaccia (e non parlo solo di horror), solo che (ovviamente) non viene pubblicizzato. Potere del mercato. Pazienza.

Forse, chissà, è un "bene" che questi film non vengano più realizzati (come i western), perché queste storie sono nel DNA di una passata generazione... penso, appunto, a Leone, Coppola, De Palma, Scorsese... registi che con queste opere ci hanno descritto un periodo storico meglio che centinaia di libri scolastici... probabilmente ogni film ha un "background generazionale" legato al regista, nel senso che ogni regista tende a trarre ispirazione dai propri tempi... penso, per tornare ad oggi, ai bellissimi Training Day (Antoine Fuqua) e La 25a ora (Spike Lee).

Oggi sarebbe difficile (o impossibile?) ricreare l'atmosfera che avvolge questi splendidi noir.

Perdonate il mio sfogo, ma dopo aver visto questo film è il minimo che si possa dire, per esaltare il lavoro di questi registi che sono stati ignorati/bistrattati dalla critica italiana.

Guardare per credere.



Voto Finale: 10 e lode


Scheda dell'IMDb


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