Regista: Darren Lynn Bousman
Stati Uniti 2006
Il gioco dell’enigmista continua.
Questa volta la pedina si chiama Jeff,
padre di un bambino ucciso, un uomo assetato
di vendetta. Perdonerà chi gli ha causato del male? E riuscirà a salvare sé stesso???
bé, qualche problema?
Battute a parte, la stessa cosa era più o meno successa quando recensivo
il sequel del primo (geniale) Saw - L’enigmista (nel mio vecchio blog, quello di Tiscali). In quel periodo sul web non si faceva altro che parlare del terzo capitolo, un film che ha spaccato il pubblico. Non ho avvertito
la necessità di andare al cinema per assistere all’esibizione
di macelleria gratuita. A un anno di distanza non ho cambiato idea.
Mi ricordo poi di un’intervista al regista letta
sulla rivista Horror Mania. Darren Lynn Bousman sosteneva che la sua fonte d’ispirazione
era Cannibal Holocaust.
Accidenti, ha proprio sparato in alto.
Se l’obiettivo era eguagliare o superare la violenza del film di Deodato (forse) la missione si può definire conclusa con successo, ma riuscire
a “disturbare” il pubblico come fa il più celebre
dei cannibal movies è un’impresa impossibile. Perché, lo ripeto, CH lascia un segno.
Questo Saw semplicemente non ci riesce. L’unico motivo di interesse
di questa saga è oramai la violenza, abbastanza gratuita, attraverso la quale
si mira a scioccare il pubblico. Ma io credo che solo qualche sprovveduto alla ricerca del brivido facile possa spaventarsi di fronte a tale scempio, per chi è patito di horror tutto quello splatter non fa poi così tanto effetto.

E’ qui il punto. Non conta tanto QUANTA violenza viene rappresentata, ma COME viene rappresentata. Questo Saw è un contenitore di violenza abbastanza estrema, solo quello. Oramai il messaggio lanciato nel primo film (certe persone non sanno apprezzare il dono della vita) ha lasciato spazio all’esibizione di (lasciatemelo cmq dire: geniali) scene di tortura.

Il problema è che quindi tu pensi: adesso vado al cinema a vedere Saw
e voglio scoprire che cosa si sono inventati per fare morire le persone. Questo non rientra nel mio concetto di horror come divertimento.
Come vi ho detto qualche riga fa le trovate del regista sono malate
e sadiche il giusto, però sono dell’idea che a furia di puntare “in alto”
poi si rischia di cadere precipitosamente. Prima o poi le idee vengono
a mancare, e si rischia il ridicolo. Sotto questo punto di vista il film fortunatamente “si salva”. Ma la sensazione di dejà-vu è lì che incombe, dietro l’angolo.
E qui mi ricollego al quarto capitolo. Sappiamo benissimo quello che avviene nei primi cinque minuti (lo ammetto: non ho resistito alla curiosità e ho visto il trailer). Ora mi chiedo: cosa tireranno fuori nel capitoli 5 e 6? Non so cosa succede nel quarto episodio, comunque cercherò di vederlo prossimamente, non mi sento di giudicarlo senza averlo visto,
non sarebbe corretto.

Se vogliamo spezzare una lancia a favore di questo terzo capitolo dobbiamo ancora una volta sottolineare che la trama è sufficientemente complessa, quasi tutti gli enigmi trovano una risposta adeguata ma (purtroppo, eccheppalle) alcune faccende rimangono in sospeso.
Immagino che la stessa cosa accada nel quarto capitolo.
Un altro problema è questo: non uno, dieci, cento ma mille interrogativi. Troppi. A più della metà otteniamo la risposta nel corso del film,
per i restanti… attendere prego, il sequel è in lavorazione.
E sai già che pure il sequel seguirà questo canone, divenendo forse
una (noiosa) catena di Sant’Antonio, con miliardi di percorsi che alla fine
temo che neppure regista e sceneggiatore ci capiscano più niente.
Ma finché gli incassi saranno ottimi, il gioco vale la candela.
La magnifica locandina, e gli splendidi wallpapers scaricabili
dal sito ufficiale del film.





Come avrete notato questa volta ho fatto il percorso inverso:
di solito prima parlo della trama e poi ci rifletto un po’ su.
Stavolta è accaduto il contrario. Diciamo che mi andava di dibattere
con voi sul tema dell’horror contemporaneo.
Anche qui non si deve generalizzare: ad esempio ho trovato REC
un ottimo prodotto (avevo scritto una bella recensione ma come vi avevo detto è andata perduta causa morte della memoria usb che la conteneva).
Più che altro mi lascia un po’ perplesso il successo di queste pellicole
(vedi anche Hostel e tanti altri orribili copioni che non ho nemmeno
il coraggio di nominare) e sentire dire certi giovani “questo è vero horror”.
No, questo non è horror.
Io oramai mi definisco un horror nostalgico. Questione di gusti.
Basta con le polemiche. Veniamo alla trama.
Jigsaw sta male. Molto male. Al suo fianco c’è Amanda, oramai sua fedele discepola-assistente.

La malattia lo sta divorando, e forse non gli permetterà di assistere
al suo ultimo "gioco".
Di conseguenza organizza il rapimento di una dottoressa, Lynn Denlon,
il cui compito sarà prolungare di qualche ora la vita del nostro malaticcio enigmista, pena la sua morte. Amanda pone sul collo di Lynn un collare con delle cartucce: il dispositivo è collegato alla frequenza cardiaca
di Jigsaw, e se il suo cuore si dovesse fermare i colpi di fucile
ucciderebbero Lynn.

Il protagonista del gioco questa volta è Jeff. E’ un padre sconvolto
dal dolore: suo figlio è stato investito e ucciso, e da quel momento nutre
un sentimento di astio e desiderio di vendetta nei confronti non solo dell’investitore, ma anche del giudice (che ha emesso una sentenza
troppo mite) e di una testimone oculare che non ha testimoniato.
Avrà modo di incontrarli nel suo cammino, e dovrà scegliere
tra il soddisfare la furia vendicatrice oppure optare per il perdono.

Non mi sento di dirvi altro, perché poi la trama si complica
e tra i personaggi in gioco ci sono dei legami che all’inizio del film
non si conoscono (ma, credetemi, si possono intuire quasi subito).
Rimane, purtroppo, la sensazione di già visto. Questo è un bel problema. Apprezzo lo sforzo del regista di tentare di stupire in continuazione ma, insisto a costo di diventare ripetitivo, l’unico motivo di interesse di questo film sono le scene splatter. Decisamente sadiche e perverse. Forse geniali. Però, ripeto, anche nelle scene di tortura si ha l’impressione di assistere
a una minestra riscaldata. E’ un’impressione personale, ma sono convinto
di non essere l’unico ad avere provato questa sensazione.
Per farla breve:
“Il prodotto cade all'interno della letale morsa della serialità, la quale, come accaduto per horror cult del calibro di Nightmare e Venerdì 13, prevede per i vari sequel del capostipite soltanto l'amplificazione dell'elemento di spicco, quindi la violenza”. (fonte: FilmUP);
“Le dinamiche appaiono un pò logore, tardive, ad effetto
(fine a sè stesse)” (fonte: Splattercontainer).

Ricapitolando penso che questo film possa piacere agli appassionati
dello splatter, credo che possa soddisfare i seguaci della serie
mentre non ha senso guardarlo se vi siete persi i primi capitoli.
Consiglio a questi ultimi di recuperare il primo geniale capitolo:
un gioiellino.
Per quanto riguarda la mia opinione su questo terzo Saw non so francamente cosa dire, confrontato con il primo non regge il paragone, mentre se messo faccia a faccia con il secondo… probabilmente merita
la sufficienza.
Io tutto sommato mi sono abbastanza divertito.
Voto Finale: 6 (una sufficienza scolastica perché l’enigmista
rimane comunque una delle icone horror più affascinanti)