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martedì 30 ottobre 2007

Recensione: Silent Hill



Genere: horror
(molto splatter)

Regista: Cristophe Gans


Canada/Francia 2006



Rose accompagna la figlia adottiva Sharon a Silent Hill, città disabitata che la bambina nomina durante le sue crisi di sonnambulismo.
In seguito ad un incidente la piccola scompare, e la madre dovrà affrontare l’orribile maledizione che grava sulla città per ritrovarla…








Qualche anno fa sul satellite c’era un canale che parlava di videogiochi, ed un trailer mi aveva colpito molto.
Era appunto il trailer di Silent Hill.
Avevo subito capito che non si trattava solo di uno sparatutto (come ad esempio Resident Evil), ma di qualcosa di più “profondo”.


Con qualche annetto di distanza il videogioco viene adattato allo schermo per mano del francese Cristophe Gans, fan del videogioco, il quale ha cercato di creare un prodotto che soddisfacesse gli appassionati della saga ma che riuscisse anche a coinvolgere chi non aveva giocato al videogame. Io il videogioco non l’ho giocato, non è il mio genere. Comunque a mio avviso Gans c’è riuscito.


Tra i pregi c’é la volontà di mettere in scena un incubo ad occhi aperti con una protagonista credibile (bravissima la bella Radha Mitchell), allo stesso tempo fragile e determinata, messa di fonte alla terribile realtà che riguarda la cittadina di Silent Hill.


Proprio la città è il punto di forza del film: la pioggia di cenere ed il suono della sirena che preannuncia l’avvicinarsi dell’oscurità con il sopraggiungere di mostri orribili (Red Pyramid su tutti, ma anche il bidello – o quello che ne rimane… li omaggio in una grande immagine qua sotto: a mio modesto parere valgono assolutamente il prezzo del dvd) non possono lasciare indifferente lo spettatore.
Aggiungiamo altri bravi interpreti (la poliziotta Laurie Holden, che affiancherà Rose nella ricerca di Sharon, il marito di Rose, Sean Bean, ma anche la fanatica a capo della setta e i suoi folli seguaci) ed il più è fatto.





Ma è anche l’estetica del film a colpire. I colori, le scenografie.
Davvero un ottimo lavoro.


Difetti? Nella seconda parte, quando veniamo a conoscenza della setta religiosa che tiene in pugno la città, il regista semina troppi indizi; la ricerca di Rose sfocerà in una scena finale molto feroce e sanguinolenta (tutto quel filo spinato mi ha fatto venire in mente le catene e gli uncini di Hellraiser), che forse stona con l’atmosfera più mesta (ma non meno inquietante) della prima parte del film.
Può quindi accadere che qualche domanda non trovi risposta. Ma poco importa, probabilmente ad una seconda visione lo spettatore troverà tutte le risposte ai dubbi.


Resta un film davvero pregevole, piuttosto splatter per essere un prodotto destinato al grande pubblico (la scena finale mi ha colpito davvero), che consiglio vivamente a tutti gli appassionati dell’horror.


E pure ai patiti del videogioco.




Voto Finale: 8



Scheda dell'IMDb

lunedì 29 ottobre 2007

Recensione: Ultimo Mondo Cannibale


Attenzione: alcuni dei contenuti
di questa pagina potrebbero disturbare
la sensibilità di chi legge.



Genere: horror
(maxi splatter)

di Ruggero Deodato

Italia 1977


L'antropologo Rolf e il ricercatore petrolifero Robert Harper atterrano nella giungla di Mindanao, alla ricerca di alcuni colleghi che non danno notizie da tempo: i due scoprono presto che l'accampamento è deserto, e che tutte le persone che erano lì sono stati uccise dai cannibali.
Gli indigeni danno la caccia ai due uomini: Rolf viene inghiottito dalle acque, Robert invece viene catturato
e imprigionato in una caverna.
Lì viene spogliato, umiliato e deriso dagli indigeni, che lo fanno assistere ad alcuni riti tribali, come uccisioni di animali, stupri e violenze varie.

Con l’aiuto di una indigena, Palen, Robert tenterà la fuga…










Nell’approfondire le mille sfaccettature del genere horror sapevo che prima o poi mi sarei dovuto confrontare con i cannibal-movies, sicuramente tra i film più violenti e disturbanti del genere (e penso anche di tutta la cinematografia).

Molto spesso mi è capitato di leggere su riviste e sul web articoli su questo sottogenere, in particolare mi incuriosiva l’alone diabolico che circondava un titolo “maledetto”: Cannibal Holocaust, film di Ruggero Deodato.
Non ho visto questo film (anche se prima o poi dovrò dargli un’occhiata, pur consapevole che non è un genere che amo molto), ma mi sono un pò informato sulla rete.

Il lungometraggio più celebre di Deodato, censurato in decine di paesi del mondo (censurato tutt’oggi), è l’apice irraggiungibile dei cannibal-movies, ed è unanimemente considerato uno dei film più violenti della storia del cinema (anche se nel circuito underground – incredibile ma vero – c’è anche qualcosa di peggio…).

Un po’ come successe per The Blair Witch Project, ai tempi ci fu un’imponente campagna pubblicitaria che portò molte persone nelle sale, certe che quello che veniva mostrato sullo schermo fosse vero. Data la particolare trovata (si sosteneva di avere ritrovato le bobine di alcuni giornalisti dispersi nella giungla, e per rendere il tutto più realistico Deodato consigliò di agli attori protagonisti di sparire momentaneamente dalla circolazione), il regista ebbe delle serie grane con la giustizia.

Cosa c’entra Ultimo Mondo Cannibale con Cannibal Holocaust? UMC è il film che ha iniziato il filone del sottogenere, ed è il primo episodio della “trilogia deodatiana” (CH è il secondo, il terzo ed ultimo capitolo è Inferno in diretta).

UMC
è la summa
di tutti i tratti peculiari di questi film.

1) Innanzitutto la storia è molto simile: delle persone, in viaggio nella giungla per i più differenti motivi, rimangono intrappolate e perseguitate dagli indigeni. I paesaggi sono spettacolari, la natura selvaggia (e ostile) affascina e rapisce lo spettatore, contribuendo anche a creare un’aura di pessimismo: sappiamo infatti benissimo che i nostri protagonisti non avranno scampo.


2) La tribù dei selvaggi. Tutt’altro che amichevoli. Puntualmente uno dei protagonisti viene rapito e, se per sua fortuna non entra nel menù della giornata, è costretto ad assistere a riti tribali dannatamente crudeli.
Ecco il punto cruciale di questi film: la violenza. Soprattutto quella sugli animali. Violenza ahimé VERA. Nessun effetto speciale. Il senso di disgusto colpisce allo stomaco anche lo spettatore più smaliziato, alla vista di quegli animali torturati per uno stupido film. Per non parlare della violenza sulle persone (soprattutto sulle donne)… quella sì finta, ma molto “reale".

3) Lo
splatter, appunto. Abbondante. Fin troppo. Effetti realizzati con maestria. E non serve essere indovini per sapere di quali scene stiamo parlando: i protagonisti del film sono i cannibali, quindi…

Dal tono della recensione dovreste aver capito che il genere non mi piace granché.
Peccato, perché l’avventura nella giungla è avvincente, ed è interessante il confronto tra l’uomo evoluto e le “preistoriche” tradizioni dei selvaggi: stiamo parlando pur sempre dell’UOMO, ma in diversi stadi evolutivi.


E in fondo i selvaggi non riescono nemmeno a risultare “antipatici” perché loro sono così, in fondo non sono “cattivi”, è solo la legge della sopravvivenza che li porta a compiere con naturalezza (forse è proprio questa loro “disinvoltura” a sconvolgere lo spettatore) il cannibalismo. Tant’è che anche il nostro protagonista dovrà “abbassarsi” al loro livello, compiendo gesti crudeli e brutali, proprio per quell’istinto di sopravvivenza di cui parlavo prima.


So che prima o poi mi capiterà l’occasione di vedere Cannibal Holocaust, e so anche che, causa la mia (mai come in questo caso malsana) curiosità, lo guarderò con attenzione. Ma so anche che probabilmente mi farà dannatamente schifo. Perché proprio in quel film le violenze sugli animali raggiungono l’apice, per non parlare dello splatter (può già bastare la locandina, dove in bella mostra c’è una donna impalata - vedi immagine a fianco) a go-go e dell’inaudita violenza.


Ma sapete perché sono curioso di vederlo? Perché voglio capire per quale motivo molte persone lo giudichino un capolavoro. Forse perché questi film dimostrano come l’uomo sia un essere brutale, una bestia non molto differente dagli altri animali: è l’unica spiegazione che so darmi.
O forse perché sono film che, a differenza di decine e decine di mediocri horror, riescono a colpire lo spettatore allo stomaco (ci riescono, credetemi) e soddisfare chi è alla ricerca di qualcosa di “forte” ed “estremo”, in fondo si tratta pur sempre di finzione (torture sugli animali ahimé a parte).


Penso che per “gustarsi” questi film bisogna avere passione per il sottogenere perché, vi dirò la verità, durante la visione di UMC non ho saputo trattenere qualche sbadiglio.
In effetti il film è un po’ noioso, e la trama sembra quasi un "pretesto" per mostrare violenza

su violenza, sangue che scorre a litri, una ferocia davvero disumana.



Voto Finale: 8



Scheda dell'IMDb


domenica 28 ottobre 2007

Recensione: Hellraiser - Hellseeker


Genere: horror
(medio splatter)


Regista: Rick Bota


Stati Uniti 2002



Trevor è coinvolto in un incidente stradale; malgrado il suo intervento la moglie muore.
Il cadavere però non viene ritrovato, e la polizia indaga.
La memoria lo abbandona, e il ritorno alla realtà non sarà affatto facile: in un mondo popolato da donne lussuriose e perverse ed esseri mostruosi non riuscirà più a distinguere tra incubo e realtà…








Ennesimo capitolo dell’infinita saga iniziata dal cult Hellraiser di Clive Barker (importante scrittore del genere horror), questo film non si discosta molto da uno dei precedenti episodi, Hellraiser 5: Inferno, il primo film della saga che io abbia mai visto.


Oddio, Pinhead (il mostro con la testa ricoperta di chiodi) gode di ottima fama tra gli horrormaniaci, ma non avevo mai visto i primi episodi della serie, quindi per me era l’occasione di avvicinarmi al mondo dei supplizianti, pur consapevole di trovarmi di fronte ad un prodotto mediocre.


Per non trovarmi impreparato mi sono un po’ documentato sul web, scoprendo i punti salienti della saga e conoscendo i protagonisti storici: proprio in questo episodio ritroviamo la protagonista dei due primi film, Kirsty, nei panni della moglie di Trevor.
Proprio grazie alle mie ricerche ho ottenuto abbastanza informazioni per capire l’enigmatico finale di questo episodio.


Trevor appare come un uomo vulnerabile, e si è portati a credere alla sua innocenza, ma la memoria, che a tratti riemerge, sembra indicare una realtà diversa: il suo passato cela infatti qualche oscuro piano alle spalle della moglie.
E il presente non è meglio: donne lussuriose che vengono barbaramente uccise, con Trevor unico indiziato, mostri che lo perseguitano, incubi ad occhi aperti: forse è proprio qui che il regista eccede, forzando la mano sulle ripetitive scene di sesso e sulle continue visioni del protagonista.


Per non parlare del finale un po’ confusionario: sono sicuro che chi si avvicina per la prima volta a questa saga non ci capirà un accidente.
Posso però provare a darvi un indizio: Kirsty ha già avuto a che fare con Pinhead e l'allegra banda dei Cenobiti, e con il mostro si è instaurato un rapporto particolare… quindi alla fine il piano di Trevor finisce male e il poveretto rimane fregato…


A mio avviso è un film comunque godibile, non eccessivamente splatter (operazione iniziale e scena finale a parte), con interpretazioni accettabili (tranne l’antipatico commissario di colore), che punta molto sulle allucinazioni del protagonista, che spiazza quindi anche lo spettatore, il quale non capisce se si tratta di realtà o incubo, grazie anche ai colori cupi e alla ambientazioni claustrofobiche.



Voto Finale: 6



Scheda dell'IMDb

giovedì 25 ottobre 2007

Recensione: Slither


Genere: horror
(molto splatter)


Regista: James Gunn


Stati Uniti 2006



Una cittadina è colpita da una piaga aliena che trasforma gli abitanti in zombi affamati.







Gli addetti ai lavori l’hanno definito uno dei migliori horror del 2006, una sorta di omaggio all’intera cinematografia dell’orrore. Allo spettatore attento infatti non possono sfuggire strizzatine d’occhio a L’invasione degli Ultracorpi, Blob: il fluido che uccide, Society, La Cosa, gli splatter-movie di Peter Jackson, gli zombi di Romero…
Insomma guardando questo film si dovrebbe respirare un’atmosfera anni ’80, come se assistessimo alla proiezione in un drive-in.
Il regista secondo me ha centrato in pieno questo obiettivo.


Però… in fondo James Gunn da questo miscuglio partorisce sì un film (abbastanza) divertente, però tutto sommato non mi sembra di avere assistito ad un capolavoro, né a qualcosa di particolarmente innovativo rispetto ai film degli ultimi anni.
Sarà che non amo particolarmente i film basati quasi esclusivamente sullo splatter… non che mi impressionino, ma di solito la storia è mero pretesto per mettere in scena un festival del grandguignol, e questo mi annoia non poco.


Slither non è molto differente da questo genere di pellicole: un organismo alieno penetra nel corpo di un uomo e lo muta; l’uomo contagia una donna (vedi foto sopra) che incomincia ad ingrassare a dismisura: questa esplode e “partorisce” migliaia di… lumaconi che penetrando nella bocca degli abitanti della cittadina di Wheelsy li trasformano in zombi affamati (vedi foto a fianco)… per i pochi sopravvissuti incomincerà la lotta per la sopravvivenza, in un crescendo di scene splatter (anche se non mi sembrano per nulla estreme o “disturbanti”), prima dell’immancabile lieto fine.
Tutti felici e contenti.


Potrei definire senza alcun problema Slither un film di serie B o un film trash… le battute sinceramente non è che mi abbiano fatto molto ridere, mentre un complimento va ai simpatici attori protagonisti.
Ottimo il cast, gli attori si sono davvero divertiti a girare questo film. Tutto ciò giova all'allegria e all'umorismo che perdurano nella pellicola.


Nel cast spicca un attore icona dell’horror per l’indimenticabile recitazione nel film di culto Henry: Pioggia di sangue: sto parlando di Michael Rooker, l’uomo contagiato per primo dal virus alieno. E’ senza alcun dubbio un bravo attore, ed ha accettato questa parte con l’entusiasmo di un ragazzino, ed è evidente come si sia integrato a meraviglia con il resto del cast: ciò lo si capisce anche dagli extra contenuti nel dvd.
E’ impressionante come sotto chili di silicone e lattice riesca a dare un’umanità al mostro: guardare le scene finali per credere.


Ripeto, Slither è un film omaggio al cinema horror, dagli anni 50’ agli ’80, che immagino accontenterà solo gli appassionati del genere (ed io, che amo l’horror, come avrete capito non è che mi sia divertito granché…), ma non mi sembra sia un film “imperdibile”, non è che innovi granché il genere…
Non condivido quindi l'entusiasmo sfrenato dei critici.


Piuttosto mi sento di spendere due parole sul regista.
L’ho “conosciuto” grazie ai numerosi e (quelli sì) divertenti extra presenti nel dvd: secondo me è matto da legare, ma è pure geniale, e ci regalerà molte soddisfazioni in futuro, sono pronto a scommettere.
Non perdiamolo di vista.



Voto Finale: 7



Scheda dell'IMDb



martedì 23 ottobre 2007

Politici, giù le mani dai nostri blog!!!


Aprendo la casella di posta elettronica mi è arrivata una mail firmata Andrea G. Colombo, uno dei responsabili del sito Horror.it e della rivista Horror Mania.

Proprio oggi pomeriggio l'amico Grande Boh mi invita a prendere conoscenza di un problema.

Ma qua non si tratta di Horror o cinema o finzione.

A quanto pare una legge potrebbe colpire la blogosfera, una legge che definire ingiusta sarebbe a dir poco riduttivo; insomma, in questo paese allo sfascio ci manca solo una legge che ci impedisca di esprimere le nostre opinioni sui temi che più ci interessano, dibattendone con altri appassionati. L'unica vera fonte libera di informazioni, la blogosfera, è a rischio.

Per informazioni vi indico il link dell’articolo (http://www.horror.it), che comunque riporto nella versione integrale qui sotto, e altri link che trattano di questo argomento.


http://www.civile.it/news/visual.php?num=45712

http://punto-informatico.it/p.aspx?i=2092327&p=1

http://www.beppegrillo.it/2007/10/la_legge_levipr.html


Non stiamo con le mani in mano, diffondiamo questa notizia sui nostri blog, respingiamo questo ingiusto attacco alla nostra libertà di parola.


GIU’ LE MANI DAL WEB!!!!!


Questo mio intervento esula dal nostro solito ambito di interesse e leggendolo capirete il motivo per cui mi sto occupando di qualcosa che non ha direttamente a che fare con l'horror, ma è comunque orribile. Una nefandezza degna di un Hostel 3. Era già con un precedente governo che una normativa riguardante Internet creasse del panico nel popolo del web, ma quello che l'attuale governo ci sta per preparare è una di quelle polpette avvelenate che rischiano davvero di provocare un disastro e - come spesso accade in Italia - affossare quel piccolo spazio di libertà e iniziativa personale che ancora ci rimane, vale a dire la rete e i siti web di informazione libera. Una cosa che riguarda tutti, dal grande sito di informazione al piccolo blog personale, perchè pare che la nuova legge sull'editoria obblighi tutti i siti e i blog a diventare testate giornalistiche, con tutto quello che questo comporterà.

Se state pensando che questa sia una follia bella e buona, non state andando molto lontani dalla realtà. Solo che la realtà è peggiore di quanto state immaginando perché il disegno di legge sull'editoria presentato il 3 agosto 2007 dal Governo (così come segnalato da Valentino Spataro su Civile.it) e approvato dal Consiglio dei Ministri il 12 ottobre, sostanzialmente peggiora la precedente normativa, obbligando di fatto migliaia di siti web a diventare testate giornalistiche anche se sono senza scopo di lucro.

Cosa dice infatti il decreto legge? Una cosa sostanzialmente ASSURDA:

Art. 2 (Definizione del prodotto editoriale)
1. Per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione, di intrattenimento, che sia destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso.

Quindi, il primo passo della legge quale è? Visto che vogliamo incastrare tutti quanti, mettergli il guinzaglio e farli pagare, noi ci inventiamo una definizione di prodotto editoriale che sostanzialmente metta dentro tutto. Ma proprio tutto quanto, eh! Non lasciamo indietro niente, ragazzi, impegniamoci e scriviamo una cosa che coinvolga tutto. Divulgazione, intrattenimento e informazione, in qualsiasi forma e su qualsiasi mezzo. Non occorre essere avvocati per capire come messa così, questa norma abbia un potere deflagrante altamente distruttivo che l'atomica di Hiroshima pare un petardo.

Se fino a oggi, qualcuno si era salvato non mancando di segnalare nel proprio sito come quello non costituisse testata giornalistica (una delle assurdità che solo noi italiani impariamo a utilizzare, perché svezzati sin da piccoli a muoverci tra le piccinerie della nostra paradossale burocrazia), da oggi anche gli ultimi "resistenti" rischiano di dover capitolare, perché il disegno di legge non fa distinzione tra siti a scopo di lucro o no-profit!

Art. 5 (Esercizio dell’attività editoriale)
1. Per attività editoriale si intende ogni attività diretta alla realizzazione e distribuzione di prodotti editoriali, nonché alla relativa raccolta pubblicitaria. L’esercizio dell’attività editoriale può essere svolto anche in forma non imprenditoriale per finalità non lucrative.

Et voilà! La polpetta avvelenata è servita coi complimenti dello chef, che intanto è di là in cucina con le lacrime agli occhi dal ridere all'idea delle nostre facce!
Vi rendete conto di cosa stiamo parlando?
Con l'Art.5 anche i siti svolti "in forma non imprenditoriale" per finalità "non lucrative" vengono equiparati al sito del Corriere della Sera o Repubblica. Come a dire: anche se mantieni il tuo sito solo per passione, noi ti riteniamo un prodotto editoriale al pari di un quotidiano nazionale, con tanto di contributi statali e raccolta pubblicitaria solo che tu non becchi né gli uni né gli altri... però ci paghi le tasse.
Favoloso. Standing ovation.
E' una mossa che non esito a definire delirante perché l'effetto prodotto ha in sè qualcosa di paradossale, dato che obbligherebbe anche il sito web di un dodicenne che scrive dei suoi videogame preferiti, a registrarsi e sottoporsi alla normativa vigente, vale a dire registrarsi al Registro degli Operatori, lo stesso al quale sono tenuti a registrarsi le testate pubblicate dagli Editori professionali.

Quindi al Registro vedrete idealmente al fianco della RCS con Il Corriere della Sera, anche Filippo De Filippi, col suo blog sui videogame Filippo's Planet. Il piccolo Filippo, se non vorrà incappare nei rigori della legge, dovrà chiedere al papà di sbrigare la burocrazia, pagare la tassa prevista e stare bene attento a come si comporta. Ma non è finita qui, perché il peggio deve ancora arrivare. Supponiamo che il piccolo Filippo - dopo ore di piagnistei e di litigi tali che anche un Santo alla fine avrebbe ceduto - abbia convinto suo padre a farsi ore di coda per chiedere informazioni, compilare le kilate di moduli a e pagare tutto quello che va pagato (tanto sempre qui si va a parare in Italia: è impensabile che lo Stato non metta le mani su appetibili fonti di tassazione): da oggi, il dodicenne Filippo, grazie a un altro articolo della legge, dovrebbe diventare direttamente responsabile di ogni cosa sia pubblicata sul suo sito... Quindi gli eventuali commenti e forum presenti sul suo sito o blog potrebbero procurargli un sacco di guai.

Art. 7
2. Per le attività editoriali svolte su internet dai soggetti pubblici si considera responsabile colui che ha il compito di autorizzare la pubblicazione delle informazioni.

Se infatti qualcuno a commento del suo pezzo: The World of Pincopallo è una figata pazzesca, commentasse: Non è vero, TWOP è una cagata immonda, e uno dei produttori di TWOP passasse per caso da quel sito e se ne avesse a male decidendo di sporgere querela per diffamazione, non è più l'autore del commento a rispondere delle sue parole, bensì il povero Filippo, che ha autorizzato la pubblicazione!

Una norma tanto subdola quanto efficace: controllando i controllori, in un nanosecondo metti il bavaglio a tutti. Rendendo responsabile Beppe Grillo dei commenti pubblicati sul suo blog, lo obblighi a chiudere i commenti, o a filtrarli tutti, chiedendoti cosa potrebbe tirarti addosso una causa civile e cosa no. E anche se Beppe non avrà grosse difficoltà a registrare il proprio Blog e magari a pagare qualcuno per filtrare i commenti più intemperanti, come farà il piccolo Filippo di cui sopra?

Molto semplice: non farà.

Oppure farà, ma con terrore. Quindi invece che spingere questo ragazzo magari verso una carriera di giornalista o autore di Videogame, l'unica cosa che sappiamo insegnargli è di avere paura. Di stare molto attento a quello che fa, a pensare subito a che legge potrebbe infrangere. A dodici anni. Perché vedete, questa non è una legge fatta per colpire i grandi: chi ha le spalle larghe, è già a posto. Questa legge colpisce tutti voi. Il piccolo blogger, il gestore di un forum, di un sito di cinema o letteratura amatoriali.
Poi chiediamoci perché questa è una nazione dalla quale i cervelli emigrano, che non si rinnova, che non progredisce. Meglio che stia zitto... Hai visto mai che stia infrangendo qualche normativa?
Questa legge (che temo possa pure essere vagamente incostituzionale, ma non sono abbastanza ferrato in materia per poterlo affermare con sicurezza) è tremendamente liberticida, ci priva di un diritto fondamentale che è la libertà di parola, già peraltro comunque sottoposta alle giuste regolamentazioni. La responsabilità penale è personale, come mi ha rammentato un caro amico.
Io oggi non posso comunque scrivere su queste pagine che TIZIO E' UN IMBECILLE perché potrei essere querelato per questo. E così ogni blogger italiano. Quindi perché questa assurdità?

Tasse e controllo.


Solo questo mi viene in mente. Voglia di nuove tasse e ulteriore controllo sulle nostre vite. E' accettabile tutto questo? Non penso proprio. Quindi ho solo un consiglio: fate girare la voce. Mandate il link di questa pagina a tutti i vostri amici e chiedete di leggere e poi fare altrettanto. Segnalate anche i link che vi incollo qui sotto. Fatevi sentire ragazzi. Perché se non lo fate adesso, probabilmente non ne avrete più occasione domani...


lunedì 22 ottobre 2007

Recensione: Society - The Horror


Genere: horror
(maxi splatter)

Regista: Brian Yuzna


Stati Uniti 1989




Billy, rampollo di una famiglia “bene”, nutre dei dubbi sui genitori, sugli amici, su tutte le persone che lo circondano: sospetta infatti che partecipino a strani riti con i membri dell’alta borghesia…






Tra i film più splatter di tutti i tempi vale la pena segnalare questo lavoro del geniale Brian Yuzna, regista di altri film divertenti (Bride of Re-Animator, Necronomicon, The Dentist 1 e 2, Progeny), oggi secondo il pubblico decisamente in crisi (Faust, Rottweiler, Beneath Still Waters hanno ricevuto purtroppo critiche molto negative dai suoi "seguaci").


Il regista mette in scena una tipica teen-story, quasi una commedia per ragazzi, con i classici problemi del passaggio dall’adolescenza all’età adulta. E fin qui sembra la sensazione di dejà-vu incombe.
Ma ci sono strani ed inquietanti indizi disseminati per la strada che tengono abbastanza alta l’attenzione e stimolano la curiosità dello spettatore.
Forse i genitori di Billy non sono persone così normali e perfette come sembrano… Hanno scheletri nell’armadio? E i suoi compagni di scuola? E le persone dell’alta società che frequentano la sua casa? Si tratta di banale ambiguità, ipocrisia o c’é qualcosa di peggio sotto???.


Ecco il punto saliente della pellicola di Yuzna, il grottesco (e magnificamente grandguignolesco) finale: un’orgia di carne e sangue che non può lasciare indifferente nessun spettatore.
Io sapevo già a cosa sarei andato incontro, perché del film avevo letto qualcosa sul web, ma non per questo non sono rimasto colpito.
Immagino che lo spettatore occasionale non patito di horror che per caso si lascia coinvolgere dai primi 60-70 minuti non abbia idea a che cosa stia andando incontro… e mi auguro per lui che non abbia appena mangiato!!!


Oddio da appassionato dell’horror ho digerito Bad Taste e Splatters senza troppi problemi, ma quello che ci mostra Yuzna è allo stesso tempo genio e follia: una fusione di corpi realizzata alla perfezione per non parlare della scena clou, quando un personaggio viene rivoltato come un calzino (e non sto dicendo così tanto per dire).


Secondo me, oltre alle impressionanti immagini, altre due elementi contribuiscono a spiazzare lo spettatore: le recitazioni degli attori che interpretano i ricconi borghesi e la musica (il valzer) rendono se possibile ancora più assurdi e grotteschi i minuti finali.


Tutto il film è una spietata critica alla società americana dell’epoca, composta da ricchi opulenti, lussuriosi ed egoisti, una sorta di setta segreta, che agisce al calare della luce del sole, manovrando di nascosto le sue pedine, approfittando di chi è povero e non ha alcun diritto…
La critica sociale del regista è chiara e netta, e devo dire che in tutta sincerità mi sembra oggi, a quasi vent’anni di distanza, ancora attuale; il fatto però è che tutto quello
splatter distoglie lo spettatore da qualsiasi riflessione e pensiero…


Finita la visione rimane la sensazione di avere di fronte una pellicola unica nel suo genere, frutto del lavoro di un regista folle e visionario, guardare gli ultimi minuti (spettatori sensibili a parte) per credere.



Voto Finale: 9



Scheda dell'IMDb

mercoledì 17 ottobre 2007

Recensione: Masters of Horror - Chocolate (Mick Garris)



Genere: thriller psicologico

Regista: Mick Garris

Stati Uniti 2005


Jamie è un uomo che in seguito al divorzio è caduto in grave depressione.
Il suo fragile equilibrio psicologico vacilla quando si accorge di vedere e sentire eventi appartenenti ad un'altra persona, una donna. Decide così di mettersi alla ricerca della misteriosa bionda, della quale nel frattempo si è anche innamorato...







Mick Garris è l'ideatore della serie Masters of Horror, e per questo lo ringrazio.
Considero alcuni episodi (quelli di Carpenter, Gordon e Coscarelli) piccoli gioielli della cinematografia orrorifica.

Di conseguenza pure lui si è cimentato alla regia, dirigendo questo Chocolate.

Garris non è uno "sprovveduto". E' molto stimato dal grande scrittore Stephen King, e più volte ha curato gli adattamenti di famosi romanzi di quest'ultimo per la Tv o per il cinema: L'Ombra dello Scorpione, Desperation, Shining, I Sonnambuli per citarne alcuni. Tutti film mediocri, a sentire quello che si dice in rete.
Chi lo stima dice che è un regista "essenziale", che non si perde in inutili ghirigori.
Chi lo critica sostiene invece che la sua mano non si veda, che la sua personalità sia pari a zero.

In queste ultime sere estive mi è capitato di dare un'occhiata a I Sonnambuli e Desperation: sì, in effetti mi è sembrato di trovarmi di fronte ad opere un po' mediocri, prive di quella personalità e carisma tali da attirare lo spettatore. Ma tutt'altro che da buttare.

Da quel che ho visto e posso giudicare, Chocolate non differisce di molto dalle sue precedenti opere.

Innanzitutto chiariamo subito una cosa: questo episodio NON E' un horror. Penserete: che cosa ci fa allora in questa serie? Boh, rispondo io.
Se dovessi giudicarlo come horror, lo definirei decisamente scadente.
Mi sembra piuttosto un thriller psicologico, o paranormale, fate un po' voi. Ma l'horror è altra roba.

Fatta questa doverosa precisazione, giudicandolo appunto come thriller con risvolti drammatici, non posso negare alcuni pregi.
Il protagonista è in parte, e la sua sfigata esistenza porta lo spettatore a "tifare" per lui.

Poi arrivano le visioni... e qua ci scappa pure qualche risata (classica "comicità involontaria"), tipo quando lui viene colpito da crisi e la ragazza che si é portato a casa invece di soccorrerlo continua ad urlargli "Smettila!!!" (ma non ti accorgi che sta male, cretina?!?).

Poi l'uomo mette insieme i pezzi delle visioni, e con questi indizi parte alla ricerca della donna misteriosa.
Questo forse è il momento più bello dell'episodio.
E' certamente il momento più malinconico e pessimista.

Incontra la bionda. L'approccio è tutt'altro che felice. Poi... i due si avvicinano, la solitudine che avvolge le loro vite sembra destinata a svanire ma...

Del resto che le cose fossero finite male lo sapevamo già dall'inizio.
E questa è una trovata che non mi ha convinto molto.

In conclusione, e tornando a quello che ho detto prima sul regista, in effetti questo non è un brutto episodio (ma, ripeto, non è horror), però... gli manca qualcosa... come spiegarlo, sembra un film girato con impegno scolastico, con sufficienza, che non si discosta mai dalla mediocrità.


Voto Finale: 6


Scheda dell'IMDb