Google

Benvenuti
nel mio blog.

Se le mie recensioni vi sono state utili, se vi sono piaciute,
se non siete d'accordo, lasciate un segno del vostro passaggio.
E' gratuito e libero.

Per una corretta visualizzazione dei contenuti, è consigliabile utilizzare Mozilla Firefox come browser, e scegliere l'opzione Visualizza-> A tutto schermo.

Grazie.


lunedì 29 settembre 2008

Recensione: Dead Silence



Genere: horror

(poco splatter)


Regista: James Wan


Stati Uniti 2007



Lisa e Jamie, marito e moglie,

stanno trascorrendo una tranquilla sera quando un misterioso pacco, contenente un pupazzo da ventriloquo, viene recapitato presso il loro appartamento. Jamie si assenta

un attimo e quando torna

trova la moglie cadavere.

Il ragazzo è convinto che il pupazzo sia la causa della morte della moglie, e comincia a indagare sulla leggenda di Mary Shaw.











James Wan ha dato il via, insieme all’amico

Leigh Whannell, alla saga di Saw.

Gli addetti ai lavori dicono che Saw abbia aperto

la strada a sua volta a un sotto-genere dell’horror:

i torture porn. Si tratta di film dove la violenza raggiunge un livello quasi “pornografico”,

ovvero si osa mostrare l’inimmaginabile.

Sul fatto che Saw, Hostel, La Casa del Diavolo, Wolf Creek e compagnia bella abbiano portato

sullo schermo una buona dose di violenza

nessuna obiezione, ma dopo avere visto À l’intérieur

scusate ma non riesco a togliermelo dalla mente.


Questa volta però Wan tenta di cambiare strada: sceglie di suggerire la paura

senza mostrare sangue.

Il tentativo va apprezzato ed elogiato, anche perché il regista dirige con cura questo film.

Che poi non sia un film perfetto

è sotto gli occhi di tutti. Ma la stoffa c’è.

E questo è quello che conta.


La trama si sviluppa attorno

a una leggenda metropolitana:

la storia di Mary Shaw, una ventriloqua

linciata da una folla inferocita perché sospettata di avere rapito e ucciso

un bambino.

La tranquilla vita di coppia di Lisa

e Jamie viene sconvolta dall’arrivo

di un pacco misterioso, contenente un pupazzo da ventriloquo.

Jamie esce per comprare qualcosa da mangiare, e quando torna

trova la moglie in condizioni pietose (ovviamente morta): la bocca

è spalancata, la lingua strappata (un po’ come le vittime di The Ring).


Dal momento che contro di lui

non ci sono prove schiaccianti, malgrado sia l’unico indiziato, è libero e decide

di indagare. Dai cassetti della memoria affiora la leggenda metropolitana

di Mary Shaw, e dei suoi inquietanti pupazzi. Si dice che una volta uccisa

il suo spirito sia tornato per vendicarsi, causando la morte di molte persone,

a cominciare dai suoi aguzzini,

per proseguire con i loro figli e nipoti; insomma: ha fatto fuori una cittadina.

Si dia il caso che quella cittadina abbia dato i natali a Jamie. C’è un nesso

tra le due cose? Lo scopriremo man mano che il film prosegue.


Quali sono i pregi di questo DS? La fotografia e le musiche innanzitutto. DS è un piacere per gli occhi, questo è innegabile. Il blu, sovente messo

in contrasto con il rosso fuoco, è l’anima del film.


Il pupazzo, penso converrete con me,

è decisamente inquietante.

Le scene più “spaventose” (oddio metto

le virgolette perché è davvero dura spaventarsi per questo film

per un modesto conoscitore del genere) sono proprio quelle che lo vedono al centro dell'attenzione.

Ottima una delle scene conclusive, con i pupazzi che si rianimano.

Forse la scena migliore del film, quella più riuscita.


Ma ci sono pure i difetti.

Gli spaventi sono telefonati.

Purtroppo come detto prima le scene di paura sono prevedibili,

per chi maneggia con confidenza

il genere horror.

Per fare un esempio: il protagonista sale in macchina dopo avere seppellito il pupazzo, la macchina non parte e quindi mi aspetto che il pupazzo appaia da un momento all'altro. E così è.

Questo per dire che sovente lo spettatore è in grado di anticipare le mosse del regista (quello che NON accadeva nella scena più bella di REC,

una delle più belle della cinematografia horror recente, ovvero il pompiere

che precipita dalle scale), facendo perdere così interesse al film.


Il colpo di scena è interessante, ma anche questo prevedibile (questa volta ci ero arrivato!): la soluzione dell’enigma ci viene presentata nelle ultime scene a mò di Saw (la storia viene rivista in pochi secondi dal punto

di vista dell’“assassino”).


La figura del poliziotto, interpretata da Donnie Wahlberg

(il detective Mattews di Saw 2 e 3, ricordate?),

in alcune scene è allucinante.


In conclusione giudico DS un prodotto pienamente sufficiente,

al quale manca una marcia in più: l’imprevedibilità. Mica poco.

Ma una visione la merita (e ve lo dice uno che odia le ghost story).



Prodotto non privo di interesse, se non altro per il merito di proporre contenuti diversi in tempi di torture e poco altro,

Dead Silence non riesce però ad andare oltre l’onesto

intrattenimento di genere.


LaTelaNera.com



Voto Finale: 7



Scheda dell’IMDb




mercoledì 10 settembre 2008

Recensione: À l'intérieur




Attenzione: alcuni dei contenuti
di questa pagina potrebbero disturbare
la sensibilità di chi legge.



Genere: horror
(maxi splatter)


Registi: Alexandre Bustillo, Julien Maury


Francia 2007



Sarah, rimasta da poco vedova,
è incinta, e attende il momento
del parto da sola in casa.
La notte di Natale una donna misteriosa si presenta a casa sua. Per Sarah sarà l’inizio
di un incubo: la donna è disposta
a tutto per avere il bambino
che Sarah porta in grembo.







Ouvre-moi ta porte... que je t'ouvre le ventre




È stato presentato alla Settimana Internazionale della Critica
al Festival di Cannes 2007, provocando una reazione estrema
nella giuria, che ha lasciato la sala a metà proiezione,
mentre la critica cinematografica si è divisa tra buone recensioni
e critiche negative rivolte soprattutto alle molte sequenze scioccanti
di violenza.

Wikipedia.it



Il film regge, almeno visivamente; certo il plot è semplicistico
e anche un tantino inconsistente, ma la rappresentazione
ad un certo punto prende possesso dell'intera operazione,
e allo spettatore non importa neanche più di sapere perchè quella donna voglia fare una cosa così terribile, chi guarda alla fine vuole solo sapere se ce la farà.

Centraldocinema.it



À l'intérieur è un film di cui si parlerà a lungo nel bene e nel male:
verrà preso come modello per i giovani registi che vogliono affacciarsi
al mondo dell'horror, ma verrà anche duramente contestato.
Da vedere assolutamente, magari a stomaco vuoto.

Hellofthelivingdead.com



Mettere a repentaglio la sicurezza di un indifeso nascituro
tocca i nervi scoperti dell’animo umano. La stessa idea della vita
che sta per nascere è sempre stata un tabù e il rispetto o meno per essa
crea continui dibattiti. Unire un altissimo tasso di violenza e splatter,
il tutto con al centro una creatura nella sua placenta è una formula
perfetta per richiamare l’attenzione su un soggetto che non ha pressoché nulla di originale, dato che si rifà al tipico assedio contemplato in miriadi di pellicole vecchie o nuove che siano.

Splattercontainer.com



Da noi è inedito. Forse tra qualche anno farà una fugace apparizione
tra gli scaffali dei videonoleggi per cadere subito nel dimenticatoio.
E magari è anche giusto così: se un film del genere uscisse da noi scatenerebbe minimo tre o quattro family day.

.....
Bustillo e Maury mantengono ciò che promettono: superano ogni limite consentito per approdare direttamente all'oltraggio.
Anzi, oltrepassano la nozione stessa di oltraggioso e ti sbattono in faccia l'insostenibile. Erano anni che nel cinema occidentale (non amatoriale) non si assisteva ad una tale esplosione di brutalità, esibita senza freni inibitori di fronte al povero spettatore ignaro, che si aspetta di vedere
il solito torture movie e invece ha a che fare con un oggetto inaudito, viscido e ripugnante e tuttavia dotato di una gelida bellezza,
tale da obbligarlo a non distogliere mai lo sguardo,
anche quando il suo stomaco implora di fare il contrario.

.....
I due registi sono consapevoli di agire, sostanzialmente, sul nulla.
À l'intérieur si basa su una sceneggiatura molto esile, quasi inesistente,
che con ogni probabilità è stata scritta su un fazzoletto di carta.
Smarrito poi durante le riprese. Ma Bustillo e Maury non sembrano porsi il problema della scarsa originalità della trama; sono consapevoli
del fatto che, oggi, è difficilissimo dire qualcosa di nuovo in un genere
sempre più atrofizzato e avvolto su se stesso come l'horror
e non hanno alcuna pretesa di essere innovatori; hanno ben chiari
i loro riferimenti e non si vergognano di mostrarli.

.....
Semplice macelleria per nascondere un imbarazzante vuoto di idee?
È abbastanza lecito supporre che non sia così. Gli ettolitri di emoglobina disseminati per tutto il film sono solo l'aspetto più evidente e superficiale del lavoro svolto dai due registi francesi. Il pregio maggiore
di À l'intérieur non è infatti l'abbondante presenza di gore,
ma il suo impatto emotivo, che è assolutamente devastante e dovuto soprattutto al modo in cui la carneficina è messa in scena.
Allo stile, insomma.

.....
Resta una profonda gratitudine nei confronti di questa coppia di registi, che hanno firmato un'opera coraggiosa, sincera e in grado di spaventare e restare impressa nella mente. Si parlerà a lungo di questo film.
Anzi, già se ne parla dappertutto. Tranne che in Italia, ovviamente.

Filmscoop.it



“Questo film SPACCA!!!”

.....
“SCONSIGLIATO ALLE DONNE IN GRAVIDANZA!!!”

.....
“Alcune delle scene splatter (elemento sul quale il film si concentra
e sul quale va valutato) sono così ben realizzate che hanno in sé
un certo fascino macabro che quasi ti costringe a guardare l'orrore
che la protagonista si vede subire.”

.....
“Malato, perfido, veramente straziante. Sangue che scorre a fiumi.
Film sadico, che ti lascia di stucco. Una vera sorpresa.
Girato ottimamente, buone le interpretazioni, ma quello che lascia sbalorditi è la realizzazione. Gli effetti sono creati benissimo,
molto realistici.
Un film da non vedere dopo pasto, perchè le sevizie
su una donna incinta non sono molto facili ma mandare giù.

Un film nero quanto la sua co-protagonista ma non totalmente nichilista.
Affiora un barlume di speranza nella narrazione, una propensione
alla vita per dare la vita.
Un film crudo ma con una sua morale e una sua intrinseca riflessione.

Un film che lascia totalmente basiti.
Consigliato, per sensazioni forti”

alcuni commenti su Filmscoop.it




Come avrete intuito il mio percorso nell’esplorazione del cinema dell’orrore ha intrapreso una strada piuttosto ben definita:
sono alla ricerca di film poco pubblicizzati da scoprire e, umilmente,
contribuire a pubblicizzare/rivalutare.
Questo non significa che disdegni i filmoni americani o i grandi classici,
ma sono alla ricerca di qualcosa di diverso. Alla ricerca della genialità
e della follia. Alla ricerca di qualcosa che mi dia una scossa,
una sensazione di shock.

In giro ci sono titoli che dovrebbero fare al caso mio (parlo del cinema underground, ma non farò nomi), ma credo di non essere poi così interessato a quel tipo di ultraviolenza.
Voglio una storia che mi colpisca al cuore e allo stomaco.
Voglio un film che non mi lasci dormire tranquillo dopo la visione.
Ma non vorrei perdere il sonno…

Questo film, dopo tanti vani tentativi (nemmeno Cannibal Holocaust c’era riuscito, o Imprint), è riuscito, almeno per una notte (una basta
e avanza), a entrare nei miei incubi.
Evviva.


Chiusa questa insolita presentazione passiamo alla trama, e poi all’analisi del film.


E’ un momento delicato per Sarah. E’ incinta, il bambino potrebbe nascere da un momento all'altro. Ma è sola. Il marito purtroppo non è più
al suo fianco, è morto in un incidente stradale qualche mese prima
(lei era alla guida: ma che cazzata!!! una donna incinta al volante?
magari lui non aveva la patente… bah…).
Contrariamente all’opinione dei familiari e amici passerà la notte di Natale
a casa da sola.




Ma non sarà sola.
Un misteriosa donna irromperà nel cuore della notte. Una pazza furiosa, una psicopatica.
Chi è? Non si sa. Cosa vuole? Vuole il bambino che Sarah porta in grembo. Lo vuole a tutti i costi, con feroce ostinazione.




Come trama avrete intuito che è abbastanza semplice.
C’è tuttavia un inconfutabile dato di fatto: questo è un film coraggioso. Oggetto delle “attenzioni” della pazza maniaca è una donna incinta
(e non dimentichiamoci vedova), e il bambino che custodisce in grembo.
Una persona decisamente fragile e indifesa. Anzi due persone...




Quello che caratterizza questo film da altre migliaia di prodotti simili
è la ferocia delle scene. Per fare un paragone: la trama ha molti punti
in comune con quella di Them. Nel film della coppia Moreau-Palud
si punta sull’atmosfera, sul tema dell’assedio caro a Carpenter.
Di norma le strade intraprese dagli horror moderni sono due:
o si sceglie la tensione, o si punta tutto sullo splatter (Hostel, Saw
e compagnia).
In À l’intérieur i registi scelgono di intraprendere entrambe le strade,
e ci riescono egregiamente.




I primi minuti sono volutamente lenti e drammatici: ci raccontano dell’incidente, ci avvicinano emotivamente a Sarah, una persona che perso il marito ha smarrito la gioia di vivere, malgrado attenda un bambino. Solitudine e disperazione.
Poi entra in scena una donna misteriosa: Sarah non è più sicura a casa sua. Chiederà aiuto alla polizia, ma non c’è nulla da fare. La donna è entrata.




A questo punto oltre alla tensione entra in scena lo splatter:
un vero BAGNO DI SANGUE. Uno dei film più splatter mai visti.
Effetti strabilianti, assolutamente credibili.




Questo film è così malvagio, così folle, così DISTURBANTE che rapisce, coinvolge, sconvolge, e distrae lo spettatore dai SOLITI difetti,
tipici degli slasher. L’assassino è invincibile. Anche la vittima è invincibile. Ci sarebbero sei persone in grado di aiutare la nostra povera Sarah:
la mamma, il collega/amico, tre poliziotti e uno sbandato,
ma non è decisamente la sera fortunata per la nostra protagonista.
La credibilità in alcuni punti va a farsi benedire (parlo di una scena
in particolare che fa perdere qualche punto al film), ma alla fine
della visione si rimane a bocca aperta.




Il colpo di scena è abbastanza citofonato: nemmeno questa volta
ci ero arrivato (mi sa che sto perdendo qualche colpo),
forse perché rapito dall’atmosfera malvagia di questa opera.

La scena finale è cupa, triste, disperata, quasi commovente.
Di sicuro impatto emotivo.




Il titolo è decisamente azzeccato. Sarah si rifugia dentro la sua casa,
così come il bambino si sente protetto nel grembo materno.
Ma la sicurezza che dà questo caldo e accogliente “nido” è destinata
a crollare.




Le prove delle due protagoniste sono un evidente punto di forza dell'opera.
Alysson Paradis dona umanità alla triste Sarah; da metà film in poi
la scena è dominata dalla folle dark lady Béatrice Dalle.
Un’interpretazione che lascia il segno.




A chi consiglierei questo film? Avrete capito dalle interessanti opinioni
di altri siti e dalla mia recensione che questo film cerca di spingersi “oltre”, più avanti anche di Alta Tensione, uno dei film più bastardi
che abbia visto. Quindi alla visione di À l'intérieur bisogna avvicinarsi con cautela, perché è un prodotto che lascia il segno.


In fondo era quello che cercavo, no? E voi cosa cercate?


E adesso sotto con Broken.



Voto Finale: 10

(e se non fosse stato per una certa scena la lode non l’avrebbe potuta negare nessuno)


Scheda dell'IMDb




lunedì 8 settembre 2008

Recensione: Il Signore del Male



Titolo originale: Prince of Darkness

Genere: horror

(medio splatter)


Regista: John Carpenter


Stati Uniti 1987



Nei sotterranei di una chiesa di Los Angeles viene ritrovata un’urna contenente
un misterioso liquido verde. Si sospetta che contenga l’essenza del Male.
Per risolvere il mistero un sacerdote si rivolge ad un’equipe di fisici.








La scenografia cupa e claustrofobica, l’angoscia e la tensione
che crescono parallelamente allo sviluppo dell’essenza del Male
e l’evento soprannaturale che gioca al gatto e al topo
con la razionalità umana rendono il film un’autentica trappola da incubo per chi dà per scontata la realtà quotidiana.

Hyperreview.com



Un po' confuso forse, magari anche un po' invecchiato,
ma di certo straordinariamente affascinante.

Scheletri.com




Anche se esiste un ordine nell'universo,
non è affatto quello che noi avevamo in mente







Il Signore del Male
è il film di mezzo della Trilogia dell’Apocalisse
di Carpenter (aperta con
La Cosa e conclusa con Il Seme della Follia).
Dopo essermi adeguatamente informato a riguardo di questo secondo capitolo che mi mancava, ho subito messo in preventivo di trovarmi
di fronte a un film difficile. Già dai primi minuti vengono tirati in ballo concetti fisici e religiosi, e questo potrebbe scoraggiare lo spettatore
che si aspetta un film un po’ più leggero (non che gli altri due lavori precedentemente segnalati siano filmetti di puro intrattenimento,
però sicuramente sono più “digeribili”).


Se si ha la pazienza di “resistere” ai minuti introduttivi il film
entra nel vivo.
Il professore Howard Birack e gli studenti decidono di trascorrere
il week-end nella chiesa per esaminare il liquido verde.
Si sospetta che la sostanza sia il Male. Si tratta di una forza oscura
che è stata rinchiusa nell’urna e sorvegliata da una setta religiosa per anni,
e ora si è risvegliata.




Una volta che la sostanza ha ripreso vita il film cambia decisamente registro, diventando (paradossalmente questo è un punto a sfavore)
più scorrevole e simile ai tipici film d’assedio (scusate ma non riesco a non pensare a La Cosa): la sostanza entra nel corpo di alcuni studenti i quali ovviamente incominciano a comportarsi in modo strano (ed aggressivo).
I pochi sopravvissuti dovranno quindi confrontarsi con l’entità malefica
che ha posseduto gli abitanti del quartiere (che circondano l’edificio)
e i loro colleghi.




La salvezza dell’intera umanità è così nelle mani di uno sparuto gruppo
di fisici: dovranno abbandonare discorsi filosofici, polverosi volumi
e complicati strumenti per agire, prima che il Male riesca a possederli
e conquistare il mondo.




Il film mette molta carne al fuoco. Concetti fisici (grande passione
del regista) e religiosi. Carpenter si domanda: cos’è la realtà? Cos’è reale? Quando siamo di fronte a uno specchio, chi tra noi e l’immagine riflessa
è “vero”? Esiste un’altra realtà? Non approfondisco ulteriormente
il discorso per non complicare ulteriormente le cose, dopo i primi minuti
mi era venuta (sì, lo ammetto) la tentazione di lasciar perdere.




Per quanto riguarda la religione… è evidente che Carpenter non mostri molta simpatia
nei confronti dell’ordine religioso
(sfiducia ribadita in Vampires),
qui rappresentato come un organo “manipolatore” delle menti umane,
che per centinaia di anni ha solo raccontato
la propria verità, condizionando subdolamente l’agire umano.


Carpenter insinua nello spettatore dei dubbi: fino a quale punto bisogna credere alla scienza e alla religione? C’è qualcosa “oltre”, qualcosa
che non conosciamo? Alla nostra coscienza la facoltà di rispondere
a questi interrogativi.


Come detto poco prima il film
verso la metà cambia registro
e perde un po’ di quella patina affascinante (e forse un po’ snob)
da horror “metafisico”
per avvicinarsi ai classici
(e più semplici) film d’assedio
tanto cari al nostro Carpenter: non mancano le scene d’effetto
(i posseduti che assediano la chiesa, comandati dal cantante Alice Cooper;
la trasformazione di uno degli studenti in migliaia di scarafaggi;
la possessione e le trasformazioni di Kelly; le scene davanti allo specchio).




In conclusione suggerirei questo film a chiunque, in particolare
a chi è appassionato di fisica e religione, perché invita a ragionare
su dilemmi che l’umanità si pone da sempre.



Voto Finale: 9



Scheda dell'IMDb






martedì 2 settembre 2008

Recensione: Dead End



Genere: horror

(poco splatter)


Regista: Jean-Baptiste Andrea,

Fabrice Canepa


Francia/USA 2003



Una famiglia si sta recando da parenti

per la cena di Natale. Durante il tragitto

i cinque si perdono in mezzo a un bosco.

La comparsa di una misteriosa ragazza

vestita di bianco sarà un presagio negativo: intrappolati nel bosco

senza via d’uscita la loro notte finirà in tragedia.







Pensavo che nessun film potesse insidiare tra i miei horror-comici preferiti L’Alba dei Morti Dementi. Pensavo nessun film riuscisse a far ridere

e spaventare contemporaneamente (suvvia, L’AdMD non fa paura,

neanche un po’).





E ora come la mettiamo? Se ho dato 10 a Shaun of the Dead,

che voto dare a questo Dead End?

Diciamoci la verità, i voti delle prime recensioni non sono del tutto attendibili, del resto ero un recensore alle prime armi…

L’AdMD rimane un ottimo film, da 8/9, ma questo DE non è da meno.

Non tutti saranno d’accordo, anzi, ma io proseguo per la mia strada.

E vi motiverò il perché.


DE è un horror classico. Cinque persone: papà, mamma, figlio, figlia

e relativo fidanzato. La notte di Natale. Il bosco. I nostri si perdono.





Poi l’incontro con una persona misteriosa, una ragazza vestita di bianco che porta in grembo un bambino. Chi è? Perché non parla?





Dall’avvento della ragazza la serata dei nostri sventurati si trasformerà

in un incubo. A turno uno dei cinque scompare. Immediatamente dopo

appare una macchina, un carro funebre che trasporta la persona

appena scomparsa.





Il cadavere viene poi ritrovato sulla strada, in condizioni pietose

(anche se il regista non indugia sul corpo, preferisce mostrare lo sgomento

di chi osserva – trovata controcorrente, in un periodo dell’horror

dove si punta soprattutto sullo splatter).





Solo una persona si salverà. Ma molti interrogativi rimangono in sospeso. Chi è la ragazza? E il carro funebre? Perché gli orologi si sono fermati? Perché il bosco sembra sterminato, e ogni tentativo di fuga conduce

al medesimo posto? Fino all’ultimo si rimane in sospeso, poi il regista

spiega tutto.





La soluzione dell’enigma è semplice. Io durante la visione dei film,

in particolare di horror piuttosto misteriosi ed intricati,

tento di immedesimarmi nel regista e cerco di trovare

una spiegazione agli enigmi del film. In questo caso ci sono cascato,

mi sono arrampicato sugli specchi, la risposta alle domande era più facile

di quanto pensassi. Lascio a voi la curiosità di guardare il film e capire

che cosa succede.





Qual è il pregio di questo DE dunque? Attira l’attenzione dello spettatore, uno. E l’altra qualità è l’umorismo che pervade i novanta minuti scarsi

di pellicola. I registi intraprendono due strade, quella dell’horror

e quella della commedia (nera). A mio avviso efficacemente.





Il merito va anche ai cinque attori protagonisti: fantastici.

Così ridicoli e stupidi che non possono non risultare simpatici

sin da subito. Man mano che il film va avanti e le beghe familiari

vengono fuori è un vero spasso. Umorismo demenziale,

tenetelo bene a mente.





Storia semplice semplice, ma accattivante + umorismo (dialoghi curati)

= ricetta vincente!



Voto Finale: 8



Scheda dell'IMDb