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mercoledì 30 luglio 2008

Recensione: The Blair Witch Project



Genere: horror
(poco splatter)


Registi: Daniel Myrick,
Eduardo Sanchez


Stati Uniti 1999



Tre studenti si inoltrano nella foresta
di Black Hills per girare un documentario
sulla strega di Blair, ma non faranno ritorno
a casa. Cosa è accaduto?







Si finge il ritrovamento di videocamere in un bosco dove è successo qualcosa, qualcosa di terribile. Che cosa? Non interessa né agli autori
né agli spettatori. Quel che conta è il clima, l'atmosfera.

È come vendere al prezzo di un Van Gogh una cornice.


Mymovies.it



TBWP è un esperimento in parte riuscito che solletica la morbosa curiosita' dello spettatore e deve a un'idea intelligente
e ad una promozione astuta e un po' fedifraga la sua fortuna.


Luca Baroncini (Spietati.it)



Daniel Myrick e Eduardo Sanchez non sono altro che delle oramai ricche e famose braccia rubate all'agricoltura.


Andrea Carpentieri (Spietati.it)



Dopo la visione del suddetto, l'impressione è quella che ci si trovi davanti ad un buon prodotto, ma niente di così sconvolgente e definitivo.


Matteo Catoni (Spietati.it)



Si ha voglia di avere paura ma non si è messi nelle condizioni per averne, si aspetta un'apparizione che sappiamo non apparirà mai,
si segue una vicenda incerta certi di come andrà a finire
e si cercano "sorprese" che non andrebbero "cercate" per definizione.
C'è da scommettere che in condizioni diverse, con meno aspettative
e meno consapevoli di quello che ci attende, il film dei due furbacchioni farebbe un altro effetto, ma così come stanno le cose è solo possibile intuire cosa avrebbe potuto essere.


Gianluca Pelleschi (Spietati.it)



Qualche sequenza d'effetto si perde nella monotonia, tanto rumore
per nulla ottiene solo la benevolenza da riservare ai dilettanti.


Niccolò Rangoni (Spietati.it)





Nell’ottobre del 1994 tre studenti videoamatori scomparvero in un bosco

nei pressi di Burkittsville, nel Maryland,

mentre stavano girando un documentario.

Un anno dopo il loro filmato è stato ritrovato.





Dovevo colmare questa lacuna. Questo mi mancava.
Il trailer mi aveva fatto impazzire. Malgrado anni fa non fossi granché patito di horror, devo ammettere che queste leggende metropolitane
mi hanno sempre affascinato.
Insomma, in parole povere: ci ero cascato anch’io.
Ma cause di forza maggiore mi avevano impedito di andare al cinema
a vederlo: ero a letto bloccato con una gamba ingessata
(frattura scomposta della tibia). Tutto ciò non mi ha impedito
di documentarmi e di seguire i vari speciali (pubblicità ad hoc)
dedicati alla leggenda della strega di Blair.


TBWP si può definire un’abilissima operazione commerciale. Ha più di qualcosa in comune con Cannibal Holocaust. L’idea è più o meno la stessa.
Delle pellicole contenenti materiale sconvolgente e “disturbante” vengono ritrovate e date in pasto al pubblico.





TBWP ha incassato una cifra stratosferica se confrontata con gli irrisori costi di produzione. Un successo meritato? La critica lo ha osannato,
il pubblico si è diviso a metà.
Vediamo di riordinare le idee e di trovare i pro e i contro di questo film.


Ci sono diversi tipi di film. Ci sono i film fatti per riflettere.
Ci sono i film realizzati per intrattenere, distrarre, niente di più.
Ci sono i film nei quali bisogna immedesimarsi nei protagonisti
per apprezzare il lavoro del regista. TBWP è uno di questi.
Infatti per godere appieno della visione bisogna entrare nel vivo
della storia e lasciarsi coinvolgere dalla narrazione.
Se non c’è il fattore “immedesimazione” meglio lasciar perdere.
Del resto la vicenda narrata è assolutamente credibile, l’idea di girare
un documentario amatoriale tra i boschi è alla portata di tutti.





Si parte con le interviste alle persone del luogo. Le domande riguardano
la leggenda della strega di Blair. In seguito i protagonisti si incamminano
per i boschi.
Questa parte forse è un pò lunga e pesante, ma è necessaria per introdurre lo spettatore nella vicenda. Il problema principale è che la noia si protrae per tutto il prosieguo del film…





Uno dei film più terrificanti della storia del cinema”… ma per favore.
Va dato atto ai registi di avere estratto dal cilindro più di un coniglio.
In parole povere: alcune scene sono fantastiche.
Ad esempio le strane figure create utilizzando i rami degli alberi,
la scomparsa di Joshua, il macabro ritrovamento (non vi dico di cosa,
perché non l’ho capito) da parte di Heather, il disperato messaggio
di Heather nella tenda, e dulcis in fundo la sequenza finale,
decisamente angosciante.





Il problema di questo film è che suggerisce e basta.
Ma suggerisce troppo poco.
Ma paradossalmente è proprio questo il suo pregio più grande.
Sembra un controsenso quello che sto dicendo ma è così.
Quello che voglio spiegare (anche se con questi giochi di parole forse
mi sto contorcendo su me stesso) è che questo film si avvicina davvero
alla REALTA’, come poche volte è accaduto in un horror.
Quindi i registi seminano pochi indizi e il resto lo fa l’immaginazione
dello spettatore.





E’ per questo che come dicevo poc’anzi le scene cult ci sono ma sono davvero poche, e tutto il resto è noia (no, non ho detto gioia), banalità,
una serie di sbadigli interminabile.
Ma tutto è dannatamente reale e credibile. Ed è questo che può spaventare (se nel frattempo non vi siete addormentati).




Conoscendo già dall'inizio la trama ci si aspetta, da un momento all'altro, che qualcosa di veramente spaventoso accada, in questo bosco infestato: ma non sarà così. Tutto accade, nel senso che uno ad uno i personaggi seguiranno il loro triste destino, ma lo stile utilizzato, del far intuire
più che vedere, alla lunga non regge molto bene.
I momenti di vera angoscia sono scarsi e non si ha mai quel vero sussulto di terrore; c'è un'ansia diffusa che pervade lo spettatore di questo film, ma niente di più.

Si ha come l'impressione che più che un'opera dell'orrore
TBWP
sia un viaggio nella psicologia umana, alla costante ricerca
degli scompensi che possono catturare l'uomo, allorché si ritrovi
in contesti non molto ortodossi.

Se il film è letto in questa chiave risulta sicuramente riuscito,
e la sua realizzazione incontestabile, con un'escalation emotiva
che coinvolge gli interpreti credibile ed avvincente.


Sottoscrivo pienamente le parole di Matteo Catoni (Spietati.it).
Il pregio del film (l’assoluto realismo) è anche il suo limite!


Va dato atto ai tre protagonisti di risultare molto credibili, soprattutto nelle scene di panico.




Voglio ripetere ancora una volta un concetto fondamentale a chi leggendo la recensione è venuta la tentazione di guardarlo: per apprezzare
questo film bisogna entrarci dentro, viverlo in prima persona.


Io ci ho provato, e sono rimasto piuttosto soddisfatto. Sbadigli a parte.



Voto Finale: 8



Scheda dell'IMDb



venerdì 18 luglio 2008

Recensione: Il Seme della Follia


Titolo originale: In the Mouth of Madness


Genere: horror
(poco splatter)


Regista: John Carpenter


Stati Uniti 1995



Il detective assicurativo John Trent
viene chiamato a indagare sulla scomparsa
del famoso scrittore horror Sutter Cane.
Le ricerche lo condurranno a Hobb’s End, la cittadina dove lo scrittore
ha ambientato i suoi romanzi.
John, uomo molto realista, dovrà ricredersi: l’orrore esiste.









Costruito con un lungo flashback, il più radicale, pessimista e inventivo film di J. Carpenter è fondato sulla compenetrazione tra realtà e fantasia e diventa un apologo sulla potenza della scrittura.
Apocalittico, ma non privo di ambiguità né di ironia, ricco di invenzioni registiche, scenografiche, sonore (colonna musicale curata dal regista), sapiente nel suggerire l'orrore senza mostrarlo, è una metafora allarmante sull'abominio della società dello spettacolo
e una riflessione critica sul genere cui appartiene
.

Il Morandini



Questo film è l’opera più ambiziosa e complessa di John Carpenter,
quella in cui la sua visione apocalittica, nichilista dell’umanità
e della sua evoluzione raggiunge la sua compiutezza e viene spinta
fino alle estreme conseguenze
.

Movieplayer.it



Il film è ricco di momenti di fantasia e di visionarietà e, senza eccessi splatter o sessuali, la pellicola si sviluppa in modo da creare un'intelligente esperienza horror che mixa incubi, realtà e fantasia.

EXXAGON.it








Vuol sapere qual è il problema di questo posto,
e della religione in generale?
Non è mai riuscita a comunicare la cognizione dell’orrore. Cerca di ottenere la disciplina con la paura,
ma non ha capito la vera natura degli esseri umani.
Nessuno li ha mai capiti abbastanza per renderli reali.
Non si può dire lo stesso dei miei libri.
Hanno venduto più di un miliardo di copie.
I miei libri sono stati tradotti in diciotto lingue.
Sono più quelli che credono nella mia opera
che quelli che credono nella Bibbia.

Questo libro farà letteralmente impazzire.
Preparerà il mondo per il cambiamento,
trarrà la sua forza dai nuovi lettori e dai nuovi credenti,
è questo quello che conta: la fede.
Quando la gente comincia a perdere la capacità di vedere la differenza tra fantasia e realtà le creature del passato possono iniziare il loro viaggio di ritorno;
più numerosi sono quelli che credono più veloce
è il viaggio, e considerando quanto hanno venduto
i libri precedenti questo avrà moltissimi lettori.


VUOLE VEDERE?



Sutter Cane








La prima (e unica volta) che vidi questo film… saranno stati sette-otto
anni fa. Malgrado il tempo trascorso il ricordo di molte scene
era ancora intatto (ne parleremo più avanti). Non ero per niente patito
di horror, eppure questo film mi aveva rapito. Pur con una scarsa, scarsissima conoscenza della cinematografia dell’orrore, avevo intuito
di trovarmi di fronte ad un prodotto di qualità, nettamente superiore
alla media. Carpenter non sapevo nemmeno chi fosse…


Passato tutto questo tempo mi sembrava più che doveroso “rispolverare” questo gioiello. Meritava una visione più attenta, dopotutto in questi ultimi due anni mi sono fatto una piccola ma significativa cultura horror. Anche su John Capenter, ovviamente. Ho visto 1997: Fuga da New York, Christine – La macchina infernale (ma mi sono perso il finale perché il DVD era difettoso…), La Cosa, The Fog, Masters of Horror: Cigarette Burns (evidente debitore di questo film), Vampires.
Mi mancano ancora Distretto 13, Essi vivono, Halloween,
Il Signore del Male.


La mia opinione positivissima su questo film è immutata, anzi,
si è consolidata: a mio avviso è un capolavoro, o comunque si avvicina
molto alla perfezione. Navigando un po’ ho letto qualche opinione discordante, pensavo di trovarmi di fronte a pareri unanimi, e invece
non è stato così. Poco importa, quello che conta in fondo è che sia piaciuto
a me… e tramite la mia recensione cercherò di invogliare alla visione
chi non l’ha visto e magari spero di far cambiare idea a chi non lo giudica
un ottimo film.




Secondo me abbiamo a che fare con due film. Il Seme della Follia infatti si può dividere in due parti.
La prima parte è reale, concreta. La seconda è pura immaginazione, delirio. Lo spartiacque tra i due tronconi di film è la visita di John Trent
a Hobb’s End. Ma procediamo con ordine.


John Trent è un abilissimo detective assicurativo. Il suo mestiere
è scoprire le truffe, e lui ci riesce alla grande. La scomparsa del celebre scrittore di libri horror Sutter Cane appare come la più classica trovata pubblicitaria per sponsorizzare l’ultimo libro, In the Mouth of Madness.
Jackson Harglow, il dirigente della casa editrice, affida al nostro l’incarico di ritrovare lo scrittore.
Ad accompagnare John nella ricerca c’è Linda Styles, esperta dei libri
di Cane.




Si dice che i libri di Sutter Cane possano condurre le persone alla pazzia, ma John è molto scettico. Troppo scettico. E’ il classico uomo concreto, ancorato alla realtà, testardo e ostinato, fermo nelle sue convinzioni.
Verrà aggredito da un uomo (l'agente di Sutter Cane, uscito fuori di senno). Persone strane si avvicinano a lui.
Incubi terrificanti cominceranno a turbare il suo sonno.
Ma lui rimane quasi indifferente, a John queste sembrano coincidenze.




Osservando le copertine dei libri di Cane John riesce a tracciare
una mappa che conduce a Hobb’s End, una cittadina del New England,
che si credeva essere solo un luogo di finzione dei romanzi.


La visita a quella cittadina cambierà per sempre la sua esistenza.
La sua vita sprofonderà nell’incubo, nel terrore, nella follia.
Tutte le sue certezze si sgretoleranno. Le sue convinzioni su ciò che è reale e sulla finzione verranno spazzate via come un castello di carte
in balia di un tornado.





John esiste davvero o è solo una pedina nelle mani di Cane?
La sua vita reale incomincerà ad intrecciarsi con le vicende narrate
nei libri di Cane, distinguere tra realtà e incubo oramai è impossibile.




Prima era lui quello che non credeva, ora nessuno crede a lui.
Da “sano in un mondo di pazzi” ora John è “il pazzo che nessuno ascolta”.




Non mi va di approfondire cosa succede nella cittadina di Hobb’s End
e cosa accade nei minuti successivi, perché proprio qui sta il bello del film
a mio avviso, e lascio a voi il PIACERE di gustare le trovate di Carpenter.




Alcune scene (come dicevo nell’introduzione) rimarranno impresse
per sempre nella memoria. Cinque su tutte (ma credetemi ce ne sono
molte altre, questo è solo un piccolo assaggio).




OCCHIO AGLI SPOILER!!!


L’assalto dell’uomo con l’ascia (fantastica perché imprevista, spezza infatti la tranquilla chiacchierata in una tavola calda).


Il ciclista zombie (troppo inquietante).


L’incontro di John con Sutter Cane.


La disperata fuga di John da Hobb’s End. Il nostro fugge dagli abitanti
di Hobb’s End che tentano di aggredirlo ma una volta intrapresa una strada ritorna al punto di partenza. Questa è la scena che mi aveva colpito di più
e che in questi anni è rimasta impressa alla perfezione nella mia memoria.


Il finale (e qui non entro nei particolari).




Carpenter riesce a creare la tensione, tiene incollato lo spettatore
allo schermo grazie alle scene precedentemente segnalate
e con l’apparizione (dosata con sapienza) di creature orribili, una sorta
di vedo-non vedo che lascia spazio all’immaginazione dello spettatore.
Le atmosfere lovecraftiane prendono vita e rapiscono.


Il successo del film è anche merito di due protagonisti.
Sam Neill si cala nei panni di John Trent, risultando credibilissimo.
La sua prova diviene sempre più notevole nel proseguire del film,
quando tutte le sue convinzioni crollano e si trova di fronte a qualcosa
di inspiegabile.
Fantastico poi negli ultimi minuti. Guardare il finale per credere.
Prima di questo film Neill mi risultava antipatico, non so spiegarmi
il perché (come Denzel Washington prima di vedere Training Day).




Jurgen Prochnow dà vita a un personaggio che appare solo per poche scene, ovvero Sutter Cane, e nel poco tempo disponibile riesce a conferire un carisma, un fascino magnetico allo scrittore-guru che calamita l’interesse dello spettatore.




In conclusione, perdonatemi la sparata (che poi tanto sparata non è…) giudico Il Seme della Follia uno dei migliori horror della storia, sicuramente uno dei migliori dieci che abbia visto, forse anche uno dei film più belli della storia del cinema (perché se un film è bello, horror, thriller, comico o drammatico che sia è sempre bello!), sicuramente un film
da vedere assolutamente.




Voto Finale: 10 e lode



Scheda dell'IMDb

giovedì 17 luglio 2008

Recensione: Them - Loro sono là fuori


Titolo originale: Ils


Genere: horror/thriller
(poco splatter)


Registi: David Moreau,
Xavier Palud


Francia 2006




Una coppia, Clementine e Luca, maestra lei e scrittore lui, abitano
in una villa in mezzo alla foresta
alla periferia di Bucarest.
La loro tranquillità verrà turbata da sconosciuti che vogliono entrare
nella casa. Chi sono e cosa vogliono?








La scelta di non mostrare si dimostra la carta vincente poiché libera
la fantasia dello spettatore in un dedalo di ombre che crescono
e si moltiplicano fino all’epilogo.


Movieplayer.it




Una casa sperduta.
Una giovane coppia.
L’assedio della casa da parte
di sconosciuti.
Fino a qui niente di nuovo.
Ma non importa cosa si racconta,
ma come si racconta.
Them è il classico film a basso (bassissimo) budget, girato però

con maestria.
E’ il tipico film d’atmosfera, che punta tutto sull’immaginazione
dello spettatore piuttosto che sull’esibizione della violenza.
Se siete stufi dei torture-porn alla Hostel per intenderci questo film
può fare per voi.


Mamma e figlia stanno tornando a casa. L’atmosfera è piuttosto agitata,
le due stanno litigando. Qualcosa attraversa la strada, la macchina esce
fuori strada. La mamma scende dalla vettura per mettere le mani al motore in modo da rimettere in moto, e scompare, inghiottita nel nulla.
La figlia viene aggredita da un’entità misteriosa.




Questo è l’incipit di Them. Questi primi minuti sono molto indicativi, poiché mostrano la strada che i due registi hanno intenzione di seguire nello svolgimento del film.


Clementine e Luca si sono trasferiti in Romania. Abitano in una villa
in mezzo ai boschi nella periferia di Bucarest. La serata scorre tranquilla,
ma Clementine è turbata. Strani segnali preannunciano eventi
sempre più inquietanti. Rumori, ombre. Qualcuno ha messo sotto assedio
la loro abitazione.




Non c’è molto altro da dire.


In effetti abbiamo a che fare con un film molto semplice, lineare, concreto;
i registi non cercano virtuosismi
ma vogliono semplicemente terrorizzare, senza ricorrere a litri
di sangue, bensì insinuando
allo spettatore una paura reale
e credibile: del resto Them
è ispirato ad una storia vera.


Chi sono gli invasori? Quanti sono? Cosa vogliono? Fino all’ultimo resteremo con il dubbio in sospeso, e quando le carte saranno scoperte…
la rivelazione sarà piuttosto agghiacciante (proprio perché qualcosa
di simile è accaduto nella realtà).


I due registi creano l’atmosfera giusta: pochi dialoghi, suoni sinistri,
poche luci e molte ombre e corse disperate nel bosco.
Lo spettatore rimane incollato alla poltrona in attesa di sapere
se i due sfortunati protagonisti riusciranno a salvarsi.





Them riesce nel suo intento,
centra il bersaglio. Forse l’unico punto debole è la sensazione di già visto
(il tema dell'assedio caro a Carpenter,
Romero, oppure penso a un grande classico come Le colline hanno gli occhi)
che assale lo spettatore durante la visione,
ma sinceramente per questo "problema" c’è poco da fare.


La riuscita del lungometraggio è anche merito di due protagonisti
(Olivia Bonamy e Michael Cohen) decisamente credibili, nei quali panni
lo spettatore si può immedesimare.





Personalmente ritengo Them uno dei film più “poveri” che abbia visto, allo stesso tempo uno dei più riusciti. Avrei gradito un po’ di splatter in più (forse sto diventando uno splatter-dipendente…), ma non importa.


Vi consiglierei caldamente di guardare questo film in una serata buia
e piovosa (e mi raccomando alzate il volume!).



Voto Finale: 8



Scheda dell'IMDb

mercoledì 9 luglio 2008

Recensione: Bad Brains


Genere: horror
(molto splatter)


Regista: Ivan Zuccon


Italia 2006



Davide e Alice, fratello e sorella,
sono due serial killer: cercano qualcosa
nei corpi delle vittime e continueranno
ad uccidere fino a quando non avranno trovato ciò che cercano.
L'incontro con il misterioso Mirco sconvolgerà la loro routine.








Bad Brains è un bel film horror come si facevano una volta,
un lavoro intenso e claustrofobico, dai toni onirici sempre presenti,
ben girato in un interno decadente e angoscioso, fotografato in modo cupo e inquietante, raccontato a colpi di flashback che tengono in ansia
lo spettatore.


mymovies.it




A conti fatti possiamo dire che ancora una volta, fra luci e ombre,
tra presente e passato, tra realtà e incubo, Zuccon riesce a confezionare
un lungometraggio di tutto rispetto, un esempio da seguire per chiunque volesse tentare il grande salto.
Ci vogliono coraggio, passione e voglia di rischiare. E ci vuole talento. Tutte cose che non mancano a Ivan e alla sua squadra.


filmhorror.com




Si prendano il massimo livello di tecnologia digitale e un casolare
di famiglia a Ca Pesaro (Rovigo).
Si aggiungano attori con esperienze limitate a pochi film di nicchia,
due pugni di psicologie contorte e involute, il tutto ben miscelato
con una trama convincente e mai scontata.
Si lasci cuocere a fuoco lento, basso e borbottante, salvo alzare
al massimo le fiamme a intervalli fissi, per 83 minuti.
Cospargere in continuazione il preparato con un’infinita e genuina passione per il cinema e per l’immortale opera del Solitario di Providence.
A freddo, poi, bagnare il risultato con sangue e violenza senza scampo,
a volontà.
Il risultato saranno degli squisiti Cattivi Cervelli, da gustare al buio, lontano dai pasti, accompagnati da musica il meno possibile invasiva.


splattercontainer.com







Cosa c'è nell'oscurità?





Era ora. Finalmente mi è capitata l’occasione di vedere e recensire
un horror nostrano recente, un horror made in Italy.
Più volte in passato avevo sottolineato quanto questo genere in Italia
fosse bistrattato. E’ anche vero che una schiera di giovani registi
(Zuccon, Infascelli, Puglielli, perdonatemi ma non ne conosco altri – ennesima dimostrazione di quanto questi registi abbiano poca pubblicità…) ha tentato di riportare l’horror ai tempi d’oro, gli anni di (vado un po’
a casaccio) Argento, Bava Senior e Junior, Deodato, D’Amato, Fulci, Lenzi, Martino, Pupi Avati, Soavi (e chiedo scusa se mi sono dimenticato
qualche nome).


Secondo gli addetti ai lavori Zuccon è uno dei più promettenti.
Ho visto un solo film, questo Bad Brains appunto, presto mi informerò sulla sua filmografia e cercherò di recuperare gli altri suoi lavori.
Adesso come adesso mi trovo d’accordo con gli elogi.




BB è un bel film horror. Genuino. Puro.
BB è un film complesso, un’opera lontana migliaia di anni luce dagli horror americani, e questa peculiarità rappresenta una medaglia a due facce.
Il lato buono è che il regista si sforza di andare al di là dello spavento,
dello splatter, mirando a creare un’atmosfera malsana e lugubre (ci riesce).
Il lato “negativo” (anche se definirlo negativo è sbagliato, piuttosto parlerei di un “limite” che rende questo film comprensibile solo a una parte di pubblico) è che il volere andare al di là della superficialità rende BB
complesso, non accessibile a tutti.




Sono sicuro che se avessero proiettato questo film al cinema
(l’hanno fatto? se sì perdonatemi questa gaffe…) almeno il 50%
del pubblico non avrebbe apprezzato.
Se io l’avessi visto due anni fa l’avrei giudicato insulso e noioso.
A mio avviso solo gli horrormaniaci più incalliti possono comprendere
il vero valore di questo film, ovvero l’approfondimento psicologico
dei protagonisti.
Per arrivare "preparati" a BB può anche andare bene partire
dai semplici teen horror ma poi è necessario fare un ripasso
della filmografia horror italiana e dei grandi classici mondiali.


Ritorneremo su questo argomento più avanti, ora è meglio approfondire un attimo la trama.


Come già detto Davide e Alice sono due fratelli. Vivono in un casolare abbandonato in campagna, il loro tempo è condito da sesso e omicidi.
Si tratta infatti di due micidiali serial killer: rapiscono delle ignare persone e le torturano e uccidono (il tutto filmato con una telecamera);
una volta dato il colpo di grazia alla vittima Davide “esplora” il cadavere
alla ricerca di qualcosa (cosa cerca? guardate il film e saprete…).




Un ragazzo misterioso, Mirco, che dice di essere in contatto “telepatico” con Davide, entrerà nella loro vita, scombussolando l’equilibrio
(già di per sé instabile…) dei due folli. Chi è Mirco? Perché il passato continua a tormentare Davide e Alice? Perché uccidono? Cosa cercano
nei corpi delle vittime?




Non è facile dare delle risposte immediate a queste domande,
soprattutto dopo la prima visione. Le mie idee a proposito
sono abbastanza chiare, credo comunque questo sia il genere di film
che necessita di una seconda visione.
Non mi va di aggiungere altro perché lascio a voi il piacere di gustarvelo.


In BB ci sono due tipi di violenza. Quella fisica e quella psicologica.
Zuccon fa leva su tutt’e due, ma soprattutto cerca, come detto poco prima, di trasmettere una sensazione di fastidio, di malvagità, di pessimismo,
di negatività.




Lo splatter non manca, anzi, ma il buon Ivan è bravo, anzi bravissimo,
ad evitare esibizioni di macelleria gratuita.
Quello che colpisce non è il modo in cui uccidono le vittime i due killer. Non sono gli sbudellamenti, gli occhi cavati e divorati, i corpi fatti a pezzi con una mannaia a disturbare.



Quello che lascia un vero senso di fastidio è la malvagità dei due ragazzi. Davide e Alice sono due menti deviate, due mostri, due demoni. Eppure… eppure se li osserviamo attentamente non riusciamo a provare un odio totale nei loro confronti. Sono cattivi, questo sì, ma è semplicemente
la loro natura. E il loro malessere ha radici ben lontane, nel passato.
Ma non c'è una spiegazione chiara alla loro malvagità.




BB è il classico film “girato con due soldi ma con ottime idee”.
L’unica location (peraltro suggestiva), ovvero il casolare situato nella sperduta campagna, e il cast ridotto all’osso non sono assolutamente limiti. In particolare ho apprezzato la prova di Emanuele Cerman, nel delicato ruolo di Davide. La recitazione degli altri attori mi è apparsa in alcuni momenti un po’ sopra le righe, ma ci può stare.




La narrazione è continuamente sospesa tra flashback del passato
e presente, tra realtà e incubo, lucidità e follia. Questa alternanza può forse creare un po’ di smarrimento, si consiglia di seguire questo film non dopo una giornata di fatiche. Serve attenzione.




Qualcosa va detto sul finale. E’ evidente che gli ultimi dieci minuti
sono stati aggiunti per allungare la durata del film. Questo purtroppo
fa perdere qualche punto al lavoro di Zuccon.
Il “primo” finale è meraviglioso, riesce persino a commuovere e regalare un soffio di ottimismo, mentre quello aggiunto riporta lo spettatore nell’incubo. Ma, ripeto, questi ultimi minuti non convincono per niente.




Ricapitolando definirei BB un horror di qualità, sicuramente
non accessibile a tutti, un'opera che ogni horrormaniaco “adulto”
dovrebbe vedere, primo appunto perché è un bel film, e poi soprattutto perché è un film italiano e chi oggi in Italia si sforza di proporre qualcosa
di diverso dalle solite commedie adolescenziali va sostenuto.
E mi raccomando ricorriamo al passaparola, perché sono sicuro ancora poche persone conosceranno questo BB; io devo ringraziare la rivista HorrorMania altrimenti sarei ancora fermo ai blockbuster USA
e poco altro.




PS:
Bad Brains è ispirato al racconto Just Before Delirium
di Enrico Saletti.




Voto Finale: 9




Scheda dell'IMDb