(maxi splatter)
Regista: Robert Rodriguez
USA 2007
Un gas nocivo si propaga in una cittadina rendendo gli abitanti abominevoli zombi.
Wray, la sua ex-fidanzata Cherry
e un manipolo di sopravvissuti affronteranno l’assalto delle creature affamate.
"Planet Terror è indubbiamente un ottimo film d'autore,
ma non manifesta mai nessun autocompiacimento, né nessuna pretesa autoriale. E' una pellicola cinefila e per cinefili, ricchissima di citazioni
e di auto-citazioni, con attori calati perfettamente nella parte
ed assolutamente credibili.
La sua struttura è costruita perfettamente, proprio anche nella ricerca dell'errore, dell'incongruenza e della ostentata mancanza di perfezione.
Ciò che fa eco ai b-movies e a tutto quel cinema di genere spesso definito artigianale e mal fatto, si trasforma in un'opera accuratissima
e di alto livello.
.....
Planet Terror non è solo un avvincente horror, perfettamente costruito e portato avanti con i ritmi frenetici dei migliori film d'azione.
Esso è soprattutto un film divertente, intelligente, ricco di idee
e di trovate che si susseguono a ritmi vertiginosi.
È un'opera che diverte lo spettatore e che ha certamente divertito
i suoi stessi autori durante la lavorazione.
.....
Planet Terror mantiene tutte le promesse fatte".
Filmscoop.it
"…il film è un susseguirsi di situazioni che rispondono alla domanda
"Lo mostriamo ora o dopo?" La risposta è sempre "Ora!", perché per dopo
c'é sempre qualcosa di più.
Rodriguez presentando Planet Terror sulla Piazza al Festival
di Locarno ha detto che non si trattava di un film intellettuale.
Intellettuale forse non lo è ma colto di sicuro. Perché si nutre
di una cinefilia acuta che rilegge non solo con il gusto un po' onanistico della rivisitazione filologica (come accade ad altri) ma rivitalizza
lo "ieri" con potenti e irriverenti iniezioni di attualità (la presenza americana in Irak).
Rodriguez fonde con sguardo quasi luciferino (godetevi il personaggio
del medico) gli elementi di genere con un'ironia che raggiunge l'iperbole nel cameo di Tarantino. Se però nel film del Maestro A prova di morte si leggeva un eccessivo compiacimento nei confronti dell'aspetto formale dell'operazione, qui si percepisce il piacere di divertire divertendosi ricordando a tutti che il corpo del cinema si è nutrito anche dei film pensati per le Grindhouse, sale dalla doppia programmazione consacrate
al b-movie, una fucina semiartigianale di non secondaria importanza
per la stessa storia del cinema".
MyMovies.it
La storia è chiara. Grindhouse doveva essere un omaggio
alle sale cinematografiche degli Stati Uniti in auge negli anni ‘70.
Lo spettatore, pagando il biglietto, poteva assistere a più film.
Ovviamente si trattava di prodotti a basso costo, i cosiddetti film
di serie B. Trama quasi inconsistente, belle donne, sesso, violenza,
la voglia di scioccare il pubblico, di infrangere i tabù, di mostrare qualcosa
di estremo: parliamo di Exploitation.
Nelle Grindhouses venivano proiettati anche film italiani, e sono proprio
i nostri cari b-movies ad avere ispirato l’opera di RR.
Un omaggio ai lavori di Lenzi, D’Amato, Deodato, Fulci tanto per fare
qualche nome.
Grindhouse = Planet Terror + finti Trailers + Death Proof
Ma non è stato così. Non me la vengano a raccontare. Doveva essere
un prodotto unico ma si è deciso di “dividere” i due film e distribuirli separatamente. Secondo me tutta una questione di business.
La natura dell’operazione del duo Tarantino-Rodriguez è stata così snaturata. Ma poco importa oramai.
Di sicuro non ho intenzione di guardare Death Proof, mi è scappata un’occhiata tempo fa e mi ha fatto venire voglia di cambiare immediatamente canale (malgrado le belle protagoniste…).
Forse era una giornata storta, di sicuro non mi ha fatto
una piacevole impressione. Lo guarderò magari più avanti. Forse.
PT si presenta come un film semplice, quasi banale, di sicuro
non innovativo. Eppure…
Il film si apre con un finto trailer, Machete. Danny Trejo viene assunto per uccidere un politico, ma viene incastrato. Riesce a salvare la pelle
e si vendica, ammazzando tutti. Più semplice di così… Interessante.
Magari più avanti ci faranno un film.
Poi inizia PT. Con la lap dance di Cherry Darling (Rose McGowan). Uao. Chi ben comincia...
Un gas si diffonde. Molte persone vengono contagiate.
I pochi sopravvissuti cercano la salvezza a tutti i costi. Mi pare di avere
già sentito questa storia…
A visione finita ho un attimo pensato e ripensato al perché questo film
mi sia piaciuto così tanto. Perché in fondo non è nulla di originale.
Eppure mi è piaciuto davvero. Evidentemente il regista è riuscito
nel suo intento, catapultandomi indietro nel tempo, quando in Italia
questi film proliferavano come i funghi.
PT è un’“operazione nostalgia”, e nel suo svolgimento ci sono
diversi omaggi e citazioni a opere degli anni ‘70/’80 (che potete trovare
su Wikipedia).
Il primo punto di forza di PT a mio avviso è la scelta del cast.
O meglio dei personaggi del film. Direi tutti interessanti.
Wray è il classico reietto. E’ un uomo solo. Tutti lo guardano storto. Eppure è il “salvatore”, l’unico che può affrontare a testa alta e senza esitazioni l’orda di zombie che si sta abbattendo sulla tranquilla cittadina.
Cherry Darling è una ballerina. Ma con il mestiere ha chiuso,
vuole cambiare vita. In un motel incontra Wray. E’ chiaro che tra i due
c’è stata una storia, ma sicuramente non è finita bene.
Il dottor William Block (grandissimo Josh Brolin) e la moglie Dakota
si preparano per affrontare il turno notturno (scusate il gioco di parole)
in ospedale. Tra i due c’è attrito. La moglie nasconde qualcosa.
E il marito è tutto fuorché un uomo paziente ed equilibrato.
C’è astio pure tra il tenente Muldoon (Bruce Willis) e lo scienziato Abby.
Il tenete reclama il gas DC-2, necessario per la propria sopravvivenza
e dei suoi uomini, ma lo scienziato decide di compiere un gesto scellerato:
libera il gas nell’aria, dando inizio all’epidemia.
Nel corso della storia incontriamo altri personaggi interessanti.
Ad esempio i due fratelli: lo sceriffo Hague e JT, gestore del locale
dove Wray e Cherry incrociano nuovamente le loro strade e i loro destini.
Troviamo inoltre la cantante Stacy Ferguson (ex Black Eyed Peas)
nei panni dell’amante di Dakota, Quentin Tarantino, nei panni di un sadico soldato (un po’ irritante e fastidiosa la sua prova a dire la verità),
Tom Savini (uno dei maggiori esperti in materia di make-up di film horror)
nei panni dell’imbranato vice-sceriffo Tolo.
L’altro pregio è il modo in cui il regista riesce ad alternare scene ultrasplatter, momenti più “lenti” (ad esempio quando Wray
ritrova Cherry), trovate originali (il mitra al posto della gamba su tutte), scene demenziali (Wray che conduce i supersiti alla salvezza alla guida
di una… minimoto) con maestria, senza mai annoiare anche un solo minuto
lo spettatore.
A proposito delle scene truculente… Rodriguez non risparmia niente.
Ma proprio niente. Amputazioni, sbudellamenti, smembramenti,
e chi più ne ha più ne metta.
Non credo comunque che queste scene possano impressionare più di tanto gli horrormaniaci, mentre potrebbero infastidire chi è poco avvezzo
al genere.
"Chi adora tutto quel cinema cui Planet Terror non solo fa riferimento, bensì ne regala una sontuosa celebrazione, amerà questo film.
Piacerà anche a chi, pur non avendo i giusti referenti, sa assistere
ad uno spettacolo con grande apertura mentale e con un grande amore
per il cinema in qualsiasi sua espressione.
Sarà minore, invece, il gradimento da parte di molti delle nuove generazioni, cresciute ed alimentatesi con film pretenziosi
e di scarso valore, ma da troppi additati come capolavori.
Non è dunque difficile capire come mai questo film non abbia avuto
un enorme successo commerciale, tuttavia ci si rammarica
che una pellicola simile alla fin fine venga apprezzata soprattutto,
se non esclusivamente dai fan del genere, anziché riuscire ad incuriosire
buona parte di coloro che da questo contesto sono sempre stati avulsi".
Filmscoop.it
Io credo proprio che il pregio indiscutibile di questo film sia la competenza e la passione che il regista ha messo nella realizzazione. Si tocca con mano.
Ho seguito il film con il sorriso sulle labbra, perché da appassionato
del genere (anche se devo fare ancora molta esperienza) ho sentito
Rodriguez “vicino” a me, un mio “simile”.
A conti fatti possiamo dire: obiettivo raggiunto.
Voto Finale: 10 (alla semplicità, alla genuinità)