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martedì 13 novembre 2007

Recensione: Carlito's Way


Genere: drammatico


Regista: Brian De Palma


Stati Uniti 1993



Carlito Brigante è uscito dal carcere dopo 5 anni, evitando una condanna di 30 anni grazie all’aiuto dell’amico avvocato che lo difende.
Ha intenzione di lasciarsi il passato alle spalle: il suo sogno è aprire un autonoleggio alle Bahamas e vivere con la donna che ama.
Ma non sarà così facile uscire dal giro… e dovrà guardarsi le spalle, anche dagli amici.









Non me la vado certo a cercare io, questa merda: è lei che viene da me; io scappo, lei mi insegue... ci sarà pure un posto dove andare a nascondersi…"

Carlito Brigante



Leggendo le opinioni degli utenti su siti dedicati al cinema sul capolavoro Scarface, ero venuto a conoscenza di questo film di De Palma, con un altro protagonista “ispanico”, interpretato nuovamente da Al Pacino.


Come avessi potuto restare all’oscuro di questo capolavoro, onestamente non me lo so spiegare.


Perché ho amato subito il Tony Montana di Scarface, ma anche Carlito è riuscito a emozionarmi davvero.


Come potete capire dalle righe precedenti, questa sarà una recensione un po’ di parte, perché a mio avviso questo è uno dei film migliori che abbia mai visto.


Carlito ha poco in comune con Tony.
Carlito è arrivato in alto, ma è rimasto fregato;
è finito in prigione, è uscito fortunatamente in anticipo, ed ha capito la lezione.
E’ un uomo “nuovo”, con un sogno: andarsene alle Bahamas, aprire un autonoleggio per turisti e mettere su famiglia con la donna che ha amato prima di finire in carcere, la bionda Gail.


Fare un paragone tra questi due film secondo me è sciocco e sarebbe un’inutile spreco di tempo, proprio perché si tratta di due lavori girati con ritmo differente (più pirotecnico Scarface, più mesto questo C’s W) e con protagonisti molto diversi tra loro.
Non trovo nemmeno molta somiglianza con il Michael Corleone del Padrino, perlomeno con quello che conosciamo nei primi due capitoli.
Qualcosa con il vecchio Michael del terzo episodio in comune c’è
(il tentativo di redenzione), ma Carlito è più giovane ed ha ancora una strada davanti a sé.


Questo film mi ha un po’ ricordato invece C’era una volta in America.


Anche qui si parla di amicizia. Sentimento inteso come valore assoluto, da onorare, anche a costo della vita. Perché non c’è solo un grande Al Pacino come protagonista, ma è spalleggiato da un impressionate (e quasi irriconoscibile, perlomeno nelle prime scene) Sean Penn, nel ruolo del rampante avvocato che, grazie a una serie improbabile di coincidenze favorevoli (c’è puzza di bruciato…), riesce a tirare fuori dal carcere il nostro Carlito.
Il giovane attore con la sua interpretazione tiene testa al mito Pacino, senza ombra di dubbio.


Anche in questo film l’ambizione sfrenata e la mancanza di autocontrollo mineranno inesorabilmente l’amicizia tra i due: il giovane Kleinfield, malgrado i consigli del “vecchio” Carlito, si autodistruggerà, e la sua follia minerà il piano di redenzione di Carlito.

Ma Carlito è furbo, ha imparato i trucchi del mestiere: i minuti finali sono un crescendo di speranza e di tensione, tutti noi siamo al fianco di Carlito e ci auguriamo che riesca a raggiungere il treno, evitando i sicari della mafia che gli stanno dando la caccia: proprio quando sembra fatta… non vado oltre.


Ma immagino che, anche grazie (e questa è una trovata che mi ha lasciato un po’ perplesso) ai minuti iniziali, si possa intuire che l’happy end non abiti qui…


De Palma (rimane qualche dubbio – esclusivamente personale – sulla sequenza iniziale) è divino nel gestire i momenti d’azione (il lungo inseguimento finale è spettacolare e trasmette angoscia e tensione) con le scene più intime e riflessive, dove vediamo un Carlito sempre in lotta tra il bene e il male, una linea di confine che ha valicato molto tempo fa, un punto di non ritorno dal quale non riesce a evadere.


Come in C’era una volta in America (la scena nella quale Carlito sale su un tetto per spiare l’amata Gail al corso di danza mi ha ricordato la scena quando Noodles spia Deborah dal bagno del ristorante mentre lei balla) il protagonista è innamorato, ma è un amore travagliato: la sua "attività" e le continue menzogne minano il rapporto che lo lega a Gail.


Pacino ci regala un’interpretazione crepuscolare, un uomo in eterno conflitto tra peccato e redenzione, un uomo né cattivo né buono:
un UOMO, con i suoi pregi e i suoi difetti.


Probabilmente Carlito sarà anche stato malvagio, per arrivare dove è arrivato prima del carcere chissà cos’ha combinato, ma non ci è dato saperlo.
A noi interessa il “nuovo” Carlito, l’uomo che, uscito dal carcere, incomincia a vivere di nuovo di sogni, sogni buoni, positivi, ottimisti.


Ma “uscire dal giro” non sarà per niente facile.
Il passato è ingombrante, i vecchi amici torneranno a farsi vivi, all’apparenza ancora fedeli, ma il sospetto di tradimento aleggia in continuazione. Un tradimento lo ferirà in particolare.


Carlito in realtà è un uomo solo, come Michael Corleone, come Tony Montana; ha solo Gail, ma è meglio lasciarla al di fuori dai suoi traffici; rimane solo con la sua parola, il suo codice d’onore, il suo orgoglio di uomo che vuole cambiare il suo destino.


Ma il destino sarà crudele con lui.


E qui mi fermo, ricordando che i minuti di finali sono un colpo al cuore dello spettatore che vede tragicamente crollare tutti i sogni di un uomo che mai aveva mollato nella sua vita ma che, per la prima volta, deve arrendersi, sottomettersi ad un mondo che più bastardo non si può.


Ripeto, il bello di questi film secondo me è proprio il mancato lieto fine: cari lettori, qua nessuna principessa sale sul cavallo del principe e vanno nel castello vivendo felici e contenti per tutti i secoli a venire; la vita troppe volte è ingrata con i buoni e generosa con i cattivi ma, in fondo, è andata sempre così e sarà sempre così.
Purtroppo, aggiungo.


Concludo consigliando questo film a tutti, mettendo in guardia chi si aspetta un altro Scarface che questo è un altro tipo di film, ma non per questo meno capolavoro.



Voto Finale: 10 e lode



Scheda dell'IMDb

13 commenti:

Anonimo ha detto...

Bussisotto:
concordo in pieno con il 10 e lode.
La cosa + bella di Al Pacino è che, come Dustin Hoffman, uno di quei rari attori in grado di rendere un film medio (non parlo in questo caso ovviamente)una pellicola di interesse!!

ArabaFenice ha detto...

Hai scelto uno degli attori che in assoluto preferisco. E' davvero un grande Al Pacino, sempre convincente in ogni ruolo. Il film è bellissimo e la similitudine con C'era una volta in America, poesia che ho rivisto di recente, ci sta tutta. Sono pochi coloro che possono essere paragonati ad Al Pacino; e secondo me è la sua presenza a fare del Padrino il capolavoro che è.

Marco83 ha detto...

* Araba Fenice: benvenuta!!! Finalmente una ragazza mette la firma nel mio blog!
Il Padrino è un film inizialmente corale, ma dopo l'uscita di scena di DeNiro, Caan e Brando la saga regge sulle spalle di Pacino.
PS1: toglimi una curiosità: come hai conosciuto il mio blog?
PS2: non ti piace proprio nessun film horror?
PS3: anche a me piace da matti Slevin

* Bussisotto: anche Hoffman è un grande. Peccato che abbia visto un solo suo film, Papillon (altro capolavoro), con un altro mito, Steve McQueen.
Diciamo però che i film che ha interpretato non sono il mio genere (peccato, mea culpa) .
Pacino è il mio preferito perché, oltre agli horror mi piacciono i film con protagonisti "delinquenti", e mi sembra che ci sia l'imbarazzo della scelta. Michael Corleone, Carlito Brigante, Tony Montana e non dimentichiamo Sonny, lo sfortunato rapinatore di "Quel pomeriggio di un giorno da cani" dove tra l'altro è affiancato dal mitico (e sfortunato, è morto giovane) John Cazale (Sal), il fratello Fredo nel Padrino...
Anche quello è un film da 10 e lode, però l'ho visto quasi 2 anni fa e non mi sembra giusto scriverne una recensione, è passato troppo tempo... mi auguro di rivederlo al più presto

Anonimo ha detto...

IL GRANDE BOH:
Marco perchè non riesco più a mandare commenti? ciao

Marco83 ha detto...

??? il tuo commento l'ho ricevuto...

Anonimo ha detto...

Io stravedo per Brian De Palma (avevo anche fatto un esame all'Università, con Alberto Farassino, sul melodramma in "Complesso di colpa") e "Carlito" lo ammiro tantissimo. Invece "Scarface" non sono mai riuscito a farmelo piacere. Dovrò ancora una volta riguardarli tutti e due, magari di fila, per cercare di capire il perchè e il percome. Forse dipende dal fatto che Carlito m'è simpatico mentre Tony no e che Penelope Ann Miller mi garba mentre la Pfeiffer no oppure che "Carlito's way" ha un clima meno parossistico...Non so. Perchè d'altro canto stravedo per l'eccessivo "Fantasma del palcoscenico".
Comunque, "Carlito's way" è un capolavoro. http://lucianoidefix.typepad.com

Marco83 ha detto...

Io "Carlito's Way" non lo conoscevo proprio. L'ho scoperto x caso, mentre in edicola davo un'occhiata ai DVD...
Non pensavo riuscisse a piacermi tanto quanto "Scarface", e invece...
La tua poca simpatia per Tony Montana penso come dici tu derivi dal personaggio, totalmente negativo.
Mentre è impossibile non affezionarsi a Carlito.

Unknown ha detto...

E hai visto (sempre di Brian) IL FANTASMA DEL PALCOSCENICO? Un film che io amo in maniera smodata, un film in cui c'è (in nuce) tutta l'opera (anche quella futura) di De Palma. Ad esempio, la scena in cui Carlito sale sul tetto per spiare la sua donna è ripresa da una sequenza del PHANTOM. Intendiamoci: IL FANTASMA è un film stracolmo di difetti, squilibrato ed eccessivo, ma con una vitalità forsennata.
Se lo vedi, attenderò con grande curiosità la tua recensione.
(Sei davvero bravo)
http://lucianoidefix.typepad.com/

Marco83 ha detto...

a dire la verità non mi intriga molto, malgrado abbia letto recensioni molto positive, i musical non mi attirano proprio...
se in futuro mi capiterà l'occasione potrei dargli un'occhiata

Anonimo ha detto...

concordo in pieno con la tua recensione.
anch'io come te ero all'oscuro dell'esistenza di questo film, l'ho scoperto spulciando un po' la filmografia di Al Pacino e dopo averlo visto mi sono chiesta più volte come fosse stato possibile. Davvero un capolavoro!
PS:bel blog, complimenti!

Marco83 ha detto...

Benvenuta nel blog Betty!
Grazie del commento e dei complimenti, torna a trovarmi!

Unknown ha detto...

Insisto a consigliartelo: IL FANTASMA DEL PALCOSCENICO non è un musical, anche se ne presenta alcuni stilemi. Così come (per fare un esempio) FANTASMI SU MARTE di Carpenter non è un film sulla colonizzazione planetare oppure 2001 non è un film di teologia, anche se ne presentano alcuni stilemi.

Marco83 ha detto...

... il "problema" è che ne ho visto qualche spezzone e sinceramente non me la sono sentito di guardarlo... magari in futuro... ma lo ammetto molto onestamente: non mi attira proprio.
Mea culpa! Nella vita però si può sempre cambiare idea...