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mercoledì 14 novembre 2007

Recensione: Scarface


Genere: thriller drammatico


Regista: Brian De Palma


Stati Uniti 1983




Tony Montana, profugo cubano, sbarca in America con un solo obiettivo: il successo.
La scalata al potere sarà rapida, ma vertiginosa sarà la caduta.










Sarò sincero. Penso che per un piccolo blogger sia difficile recensire un grande classico. Questo perché è impossibile dire cose che non siano già state dette migliaia di volte. Si rischia di essere ripetitivi.

Recensire Scarface per me è un compito duro.
Si tratta di un film che adoro; a me non piace fare classifiche, anche perché i film che amo coprono diversi generi: come si può confrontare un
300 con La Casa del Diavolo con Old Boy piuttosto che C’era una volta in America con il Padrino?


Sicuramente Scarface sta in alto nelle mie preferenze, mooolto in alto.


Cercherò di riassumere brevemente la trama, tanto oramai è cosa pubblica, e soprattutto di motivare il perché io giudichi questo film un capolavoro e Al Pacino una divinità.


Scarface in fondo è un po’ la metafora dell’uomo.
In particolare dell’uomo ambizioso, che non si accontenta mai, che punta sempre più in alto.
A chi non è capitato almeno una volta nella vita, vedendo qualcuno decisamente benestante, di pensare “
perché lui sì e io no?


E’ quello che succede anche a Tony quando le sue ambizioni si schiantano con la dura realtà: per lui, appena giunto in America (il permesso se l’è guadagnato con un omicidio: un bel biglietto da visita…), c’è solo posto come sguattero.
Di fronte al baracchino di panini dove lavora c’è un locale alla moda, dove ricchi e benestanti signori passano le serate. “
Che c’ha quello lì più di me?” chiede Tony al fedele amico Manny.


Per loro si presenta un’occasione da cogliere al volo: c’è una partita di coca da ritirare. Ma Tony non vuole farsi sfruttare: rivelando un carattere a dir poco carismatico (e una bella faccia tosta) affronta il tirapiedi del boss locale; ottiene un compito più remunerativo, ma anche più pericoloso.
E infatti la trattativa con i colombiani finirà in un bagno di sangue.


Due parole sulla scena della motosega.
Il regista ci regala attimi di tensione e violenza che si faticano a respirare nei tanto sbandierati horror degli ultimi anni (
Hostel vi dice niente?).


Comunque Tony e Manny salveranno la pelle, conquistando così la stima del boss, Frank Lopez.


Tony incomincerà a fare le sue mosse, dimostrandosi a dir poco ambizioso, conquistando tra l’altro la simpatia del più grande trafficante di droga, Alejandro Sosa.


A complicare le cose ci si mette una donna, Elvira, la "pupa" del boss Frank.
Tony impazzisce per lei, ma il corteggiamento non sarà facile: lei lo disprezza e lo respinge.


Frank, che vede Tony pestargli i piedi, gli volterà le spalle: sarà per lui la fine. Tony, che crede molto nell’importanza della parola (“io tutto quello che ho a questo mondo sono due cose: le palle e la mia parola, e le ho sempre onorate, tutt’e due”), non si lascia scappare l’occasione e si vendica.








Tony raggiunge l’apice: è il capo indiscusso del narcotraffico negli Stati Uniti, riesce a sposare Elvira, naviga nell’oro, come ha sempre desiderato. E' "arrivato".


E adesso che ha raggiunto la vetta?
La salita è stata rapida, ma la discesa sarà a dir poco rovinosa.


Tony si accorge che quella vita che tanto ha desiderato non è poi così fantastica: “E’ tutto qui? Si riduce tutto a questo, Manny? Mangiare, bere, scopare, fumare, sniffare… e dopo?”.
La droga, il mezzo che lo condotto all’Olimpo, sarà la sua rovina.


Tony oramai è una sorta di Re Mida al contrario, tutto quello che tocca distrugge.
Disilluso dalla sua vita, cadrà in una spirale di autodistruzione che coinvolgerà anche le persone più care.


Chi è Tony?
E’ un bel personaggio, senza alcun dubbio. Decisamente complesso.
E’ un personaggio “romantico”, nel senso che è un uomo che ragiona con il cuore più che con la testa.
E’ ambizioso, la sua ambizione non ha freni.


Però è anche un uomo retto da alcuni principi morali: il valore della parola data è inviolabile, mica roba da poco nel mondo in cui lavora.

La famiglia è sacra, e l’amore che nutre per la sorella è al limite del morboso e dell’incestuoso (il suo sguardo, quando si accorge che Danny è scappato con lei, è terrificante, fa davvero paura; non parliamo poi della scena finale, struggente e drammatica).


Gli rimane ancora po’ di cuore.
Paradossalmente sarà proprio il suo gesto più umano, più misericordioso a sancire la sua definitiva condanna.
Su richiesta del grande boss Sosa Tony partecipa all’attentato di un politico che lotta attivamente contro i trafficanti di coca, ma quando si accorge che i due bambini di quest’ultimo salgono in macchina con lui, manda tutto a monte.


Per lui è l’inizio della fine.
Oramai tutto gli sfugge di mano.
Solo la coca può distrarlo dai suoi pensieri.
Ma lo distoglie ancora di più dalla realtà.


Tony è la rappresentazione del sogno americano, del consumismo più sfrenato, del rifiuto del comunismo (“io un comunista lo ammazzo anche gratis; per la carta verde di residenza, sarei anche disposto a sotterrarlo”).


Tony è l’ambiguità fatta persona.
Non si fa problemi con armi, droga e violenza, si ferma però davanti a due bambini. Dimostrando di avere ancora un briciolo di coscienza.
Rifiuta il capitalismo, quando lui ne è la rappresentazione fatta persona.
Tony rappresenta il “
tutto e subito”, il “qui ed ora”, l’illusione che i soldi, le donne, il lusso possano portare la felicità eterna.
Tony è la rappresentazione dell’uomo moderno, alla continua ricerca del qualcosa “
di più”: un uomo, a mio avviso, profondamente infelice.
Al suo amico Manny dice “tu accontentati, io mi prendo tutto quello che posso; voglio il mondo, e tutto quello che c’è dentro”: quando il suo sogno si avvererà, il risveglio sarà brusco e tutt’altro che indolore.


Proprio per questo Tony è un personaggio dannatamente affascinante, non nascondiamocelo.
Il successo del film è proprio questo: presentare un uomo tutt’altro che esemplare, e trasformarlo in “eroe”, o dovrei dire “antieroe…
In fondo Tony tenta solo di rimanere a galla, in un mondo dove dilaga la corruzione: poliziotti corrotti, politici corrotti, spietati assassini, banchieri-faccendieri, il quadro sociale è desolante. Proprio per questa sua spontaneità, questa sua veracità, questa passione che trasmette, che lo differenziano dagli altri biechi individui, il personaggio di Tony è entrato nell’immaginario collettivo, e vi rimarrà finché esisterà il cinema.


Non sarebbe stato così se il ruolo di Tony fosse stato affidato ad un attore qualsiasi: la scelta di Al Pacino appare a dir poco azzeccata.
Non me ne vogliano Michael Corleone, o Carlito Brigante (chi mi dice che Carlito non sia una sorta di Tony più maturo?), ma il personaggio di Tony ha davvero una marcia in più.
Michael è un freddo calcolatore, Carlito è un uomo a due facce, un lato buono e uno cattivo che non riesce a cancellare; questo Tony ha una carica passionale devastante che trascina
e coinvolge lo spettatore.


La maestria di De Palma sta nel miscelare efficacemente in 170 minuti scene violente, scene romantiche (quelle con Elvira, con la sorella Gina), momenti drammatici e toccanti (l’incontro con la madre e la sorella che non vedeva da cinque anni), momenti più ironici e leggeri (Tony e Manny che parlano di come conquistare le donne americane, l’oziosa vita di Tony nella nuova villa), condendo il tutto con musiche che si legano perfettamente alle scene.


Merito del regista è anche il finale (omaggio al film originale del 1932): epico, esagerato, eccessivo, come la personalità di Tony.





L’interpretazione di Al Pacino secondo me è straordinaria, non riesco ad aggiungere altro.
A chi critica questo attore mozzerei la lingua, ci ha regalato un personaggio indimenticabile. Soprattutto nella mezz’ora finale, quando la recitazione secondo me raggiunge l’apice: la sua è un’interpretazione allucinata, sembra che davvero abbia fatto uso di stupefacenti per mostrarci un uomo oramai corrotto nella mente e nel corpo dalla cocaina.
Al Pacino è un bene dell'umanità, va tutelato dall'UNESCO.


Un plauso anche agli attori che completano il cast: Michelle Pfeiffer è calata alla perfezione nel ruolo della classica femme fatale annoiata dalla monotonia della vita fatta di agi e lusso; indimenticabile il suo amico e compagno d’avventure, interpretato da Steven Bauer; brava M.E. Mastrantonio nel rappresentare la sorella Gina, una ragazza dalla faccia pulita che viene introdotta (involontariamente) dal fratello in una spirale infernale; carismatici i due boss, interpretati da Robert Loggia (Frank) e Paul Shenar (Sosa).


A chi consiglierei questo film?
A tutti (occhio però alla violenza), in fondo si tratta di un film che ha fatto storia, con un attore mostruoso, con un regista davvero capace di condensare in 170 minuti la vita di un uomo così affascinante… e lasciate perdere le parolacce (pensate che le esclamazioni di quelle persone si possano limitare ad un “santa polenta” o “poffarbacco” o “vaffanbrodo”??? suvvia!!!), secondo me questo Scarface andrebbe visto e rivisto più volte, perché è Cinema con la C maiuscola,
perché Tony Montana è un mito.



PS: ancora una pensierino su Al Pacino, protagonista del mio piccolo ed umile blog per questa settimana.
Secondo me è un uomo fortunato.
Penso che persone come lui, De Niro, Brando, tanto per fare qualche nome, abbiano sconfitto la morte. Loro sono immortali.
I loro personaggi hanno lasciato un segno nel cuore di milioni, miliardi di spettatori, e sarà così per sempre.
Ciò che facciamo in vita riecheggia nell’eternità”, dice Massimo X Meridio nel Gladiatore di Ridley Scott. Bene, penso che questi attori l’eternità se la siano guadagnata sul campo.
Anche grazie, non dimentichiamolo, a grandi registi.



PS2: mi dimenticavo una cosa importantissima.
Rivolgiamo un
grazie alla voce italiana del nostro mito, il compianto Ferruccio Amendola,
che lo ha doppiato in
Scarface e tutta la saga
del
Padrino.
La voce di Carlito Brigante invece è quella di Giancarlo Giannini, grande attore conosciuto e stimato in Italia e all'estero.
E' anche merito loro il successo di questi film.




Voto Finale: 10 e lodeee!!!



Scheda dell'IMDb


8 commenti:

Anonimo ha detto...

IL GRANDE BOH:
Ottima la recensine su Scarface, ottimo De Niro nella parte di Tony (dai che scherzo lo sai non fare quella faccia!!!) comunque sarà la 4 volta che riscrivo questo commento che dire il grande Al Pacino riesce a dare sempre quel tocco in più in ogni film in cui recita.
Approfitto per lanciare una proposta per la prossima monografia perchè non parli di Robert De Niro? Tre titoli CASINO'-BRONX-QUEI BRAVI RAGAZZI- ciao ciao

Marco83 ha detto...

Grazie per il suggerimento.

Vedi, io sono abituato a scrivere recensioni di film che ho visto massimo 10 giorni fa, questo perché per scrivere una bella recensione ho bisogno di una memoria molto fresca.

Tu mi parli di due film che adoro (purtroppo non ho mai visto "Quei bravi ragazzi", altro mea culpa): è bellissimo "Bronx", con Chazz Palminteri nei panni del carismatico boss Sonny contrapposto al bravo e onesto padre di famiglia De Niro; in "Casinò" se non ricordo male oltre Bob ci sono Sharon Stone e Joe Pesci.

Purtroppo si tratta di film che avrò visto 3/4 forse anche di più anni fa, e ora come ora mi rimane solo un bel ricordo, ma non abbastanza da scriverne una recensione appassionata.

Del resto anni fa non avevo ancora questa febbre per il cinema, ero uno spettatore un pò "distratto".

Marco83 ha detto...

PS: hai visto che bella recensione? Spero che la passione che nutro per questi film si possa toccare con mano leggendo le mie parole.
C'ho messo pure il video... ne valeva la pena!

Zapped ha detto...

ho rivisto romanzo criminale di placido, l'ha copiato molto da scarface e da le jene. la musica e' molto simile a quella mitica di moroder per scarface, e la divisione in capitoli, per dirne una sola, e' uguale alle jene, dove appaiono i personaggi uno ad uno con il nome

Marco83 ha detto...

"Romanzo Criminale" è uno dei film che mi sono "procurato", ma x un motivo e l'altro (adesso, tempo permettendo, mi sto concentrando sull'horror) non sono riuscito a guardarlo.
Le recensioni che ho letto sul web sono piuttosto positive.
Al di là delle similitudini con altri celebri film, tu cosa ne pensi?

Zapped ha detto...

non mi sono mai piaciuti i film di placido da regista, pero' questo si', e molto.
credo sia frutto di un'interazione tra il romanzo dal quale e' tratto, dalla capacita' degli attori, e della sceneggiatura solida. certo e' stato romanzato, ma mi sembra un buon film, paragonabile ai "poliziotteschi" degli anni "70 e "80 (nessuno faceva piu' film di genere da allora, tranne pochi, come michele soavi.
il migliore rimane sempre "milano calibro nove" di fernando di leo con un gastone moschin da oscar!
non per niente Tarantino lo ritiene il miglior film italiano poliziottesco di sempre, e quando venne a venezia rmise come condizione che ci fosse barbara bouchet

Zapped ha detto...

intendevo milano calibro nove, ovviamente, e non romanzo criminale!
ah e la colonna sonora e' degli osanna...un mito

Marco83 ha detto...

approfitto del tuo commento x aggiungere "Milano Calibro 9" tra i film da recuperare e vedere nel futuro prossimo...