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venerdì 21 dicembre 2007

Recensione: Il Labirinto del Fauno



Titolo originale: El Laberinto
del Fauno


Genere: fantasy
(ma non troppo)


Regista: Guillermo del Toro


Spagna 2006




La piccola Ofelia si trasferisce con la mamma nel villaggio dove abita
il patrigno, un feroce comandante dell’esercito franchista.
La bambina riuscirà a evadere dalla cruda realtà vivendo una straordinaria avventura al fianco di una bizzarra creatura, il Fauno.











Emozionante.


Questo è un film che parla al cuore.


Mi sembra il film giusto da recensire a pochi giorni dal Natale.
Non me ne vogliano le recensioni di meravigliosi film quali Suspiria, Quei bravi ragazzi, A bittersweet life che da un po’ di tempo attendono di essere pubblicate (mi scuso con voi lettori), ma mi sembra
la recensione più adatta visto il periodo.
Probabilmente l’ultima di quest’anno.


Questo film ha vinto tre Oscar.
Miglior fotografia
. Miglior scenografia. Miglior trucco.
Pochi, per il suo valore. E’ solo una battuta, però serve bene ad esprimere l’incontenibile entusiasmo dopo avere visto un film del genere.


Il Labirinto del Fauno è una fiaba (nera).
Potete notare che in questo blog non ho mai recensito film del genere: non mi attirano granché, a dire tutta la verità.
Mi sono comunque avvicinato al film con ottimismo e senza stupidi pregiudizi, un po’ perché le recensioni positive della critica
e del pubblico elogiavano il lavoro di Del Toro, un po’ perché ogni tanto
mi piace fare qualche escursione in generi che conosco poco.


Dalle prime righe avrete capito che il film mi è piaciuto tantissimo.
Vediamo perché.


Parliamo un attimino prima della trama.


Ofelia, una bambina dalla fervida immaginazione,
è rimasta orfana.
La mamma è incinta: aspetta un figlio
dal capitano Vidal, comandante di una guarnigione dell’esercito franchista. Siamo nella Spagna
della feroce dittatura di Franco.
Madre e figlia si mettono in viaggio per raggiungere
il nuovo capofamiglia.
La bambina è palesemente triste, molto probabilmente per la morte
del vecchio padre, e non la aiuta certo il carattere duro del patrigno.


Vicino alla sua nuova casa c’è un labirinto, dove all’interno trova una strana creatura,
il Fauno, che dice a Ofelia di averla aspettata
per tanto tempo.
La leggenda della principessa narrata
dalla voce fuori campo all’inizio del film
prende così vita.
Ofelia è forse la reincarnazione della principessa, e dovrà superare
tre prove per tornare nel suo regno.


Nel frattempo la situazione precipita:
il villaggio è assediato dai ribelli,
la mamma non sta per niente bene
e la gravidanza è a rischio.
Solo l'avventura immaginaria può "salvare"
la piccola bambina dal dolore e dalla sofferenza.


Protagonisti indiscussi del film sono due personaggi: la piccola Ofelia
e il capitano Vidal.


Commovente l’interpretazione della giovane
Ivana Baquero: il suo sguardo triste apre una breccia
nel cuore dello spettatore, riesce ad emozionare.
La triste bambina tenta di sopravvivere al dolore quotidiano grazie alla forza dell’immaginazione,
che le permette di evadere dal grigio mondo degli adulti.
Un mondo crudele.
Un mondo rappresentato efficacemente dal capitano Vidal.
L’attore, Sergi Lopez, è in palese stato di grazia.
Si è impossessato letteralmente del personaggio,
non c’è alcun dubbio.
Non vi nascondo che tra i personaggi negativi visti
in tutti i film qui recensiti è sicuramente uno dei “cattivi” più terribili.
Le atrocità commesse da quest’uomo non sono poi così lontane da quelle raccontatemi da mia nonna, che ha “vissuto” la seconda guerra mondiale.


Poi ci sono le creature immaginarie, due su tutte: il Fauno
e l’orco mangiabambini.
La parte immaginaria del film dimostra il talento cristallino di Del Toro.
L’orco cattivo è una creatura orribile, con la pelle raggrinzita e gli occhi posizionati sui palmi delle mani (idea della moglie di Del Toro).
Il Fauno è una creatura senza alcun dubbio un po’ più rassicurante…





Il Labirinto del Fauno corre
su due binari: l’avventura immaginaria (forse, perché realtà e sogno si confondono) di Ofelia si alterna con le vicende del villaggio e dei suo abitanti.
Due film in uno: una parte fantasy
ed una sulla guerra.
In alcuni momenti ci si dimentica persino dell’avventura di Ofelia.
Chi si aspetta 90 minuti di streghe, fate, orchi si sbaglia
(lo ammetto, anch’io mi ero sbagliato).


L’immaginazione di Ofelia è l’unica via d’uscita a un mondo troppo crudele.
E’ una bambina che agli occhi degli adulti che le stanno vicino (mamma, patrigno, domestica) appare sciocca, ingenua, immatura. Agli occhi dello spettatore appare invece come l’immagine
della purezza, un angelo precipitato
in un inferno chiamato guerra.


Meglio il suo mondo immaginario o la realtà?
Gli uomini fanno veramente paura, altro che i gli orchi...


Nessuno in questo film è felice.
Di Ofelia ho già detto.
Non è felice la mamma, che soffre per la gravidanza ma soprattutto
perché si è resa conto che il nuovo marito non la ama più di tanto
e non è l’uomo che pensava.
Non è felice la domestica Mercedes, che fa il doppio gioco:
in realtà è un’informatrice dei partigiani, e sta in pena per il suo fidanzato, che è a capo della resistenza che tiene sotto scacco il villaggio.
Non è felice il dottore, anche lui “doppiogiochista”
(attenzione, questo termine NON lo uso in termine spregiativo!).
Avrà modo di compiere un gesto di pietà immensa, ma gli costerà la vita.
Probabilmente non sono felici i partigiani, così come non li sono
i soldati di Franco.
Non mi esprimo sul personaggio del colonnello Vidal,
perché lui ha davvero poco di umano, accostare sentimenti quali felicità
o tristezza a lui non ha senso.


La visione de Il Labirinto del Fauno mette tristezza. Non mi vergogno a dirlo, questo film mi ha inumidito gli occhi.
Ciò significa che mi ha toccato veramente.
Anche merito del finale.
Meravigliosamente malinconico.
Secondo me Del Toro ha fatto la scelta giusta,
evitando inutili smancerie e sentimentalismi gratuiti.
Gli ultimi minuti sono un colpo al cuore, e non possono assolutamente lasciare indifferente alcun spettatore.


La fine lascia un segno, e fa pensare:
forse è davvero impossibile un mondo
senza violenza, odio, dolore, morte.
Forse l’unica possibile felicità si può avere in un mondo immaginario, di pura fantasia; forse la vera felicità è nell’immaginazione di un bambino, una felicità che pian piano si perde dopo il passaggio all’età adulta.


La crescita equivale alla perdita dell’innocenza. Forse.


Obiettivamente non riesco a trovare nessun difetto, e non vedo perché dovrei dare un otto o un nove ad un film che è riuscito ad emozionarmi come non mi capitava da tempo: sì, merita il massimo di voti.


Forse avrebbe meritato una recensione migliore, non so,
spero di essere riuscito a trasmettere con le parole l’emozione
che ho provato nel vedere questo film.


Ve lo consiglio calorosamente.



PS: Il Labirinto del Fauno è la seconda parte di una ideale trilogia
di film ambientati durante la guerra civile e il dopoguerra spagnolo.
Il primo film della trilogia è La Spina del Diavolo (sempre diretto
da Guillermo del Toro), ambientato in un orfanotrofio infestato
da un fantasma negli ultimi giorni della guerra civile.
Il terzo capitolo, in uscita nel 2009? (il forse è d’obbligo),
si chiamerà 3993.



Voto Finale: 10 e lode (+ tre Oscar meritatissimi in saccoccia)



Scheda dell'IMDb

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Bussisotto:
ciao Marco, innanzitutto tanti auguri di buon Natale, seppure in ritardo (sai com'è...il fuso orario :o)

il labirinto del fauno è una pellicola che, a mio parere, tante persone dovrebbero vedersi più di una dozzina di volte: raramente al cinema ho assistito ad un mix più bello di emozioni. Nella sua crudeltà (talvolta la vita non lo è se ci pensiamo bene?), un capolavoro

Marco83 ha detto...

Auguri anche a te.
Vedo che sottoscrivi in pieno la mia recensione.
In effetti era tanto tempo che un film non mi emozionava così tanto.
Sotto Natale forse fa ancora più effetto...

Unknown ha detto...

Anche i miei occhi si sono inumiditi. E non esito a confessare che la mia parte infantile sperava fortemente in un happy end, però concordo: Del Toro ha fatto benissimo a concludere il film così, con tonalità nere e cupe. Straziante quella specie di finto finale felice ambientato nel mondo delle fiabe, mentre la bambina sta morendo per davvero. (E al cinema è difficile vedere i fascisti trattati con così tanto radicale disprezzo) http://lucianoidefix.typepad.com/

Marco83 ha detto...

il finale è il punto forte del film
riesce a toccare il cuore
non mi ricordo di avere sfiorato le lacrime x un film prima di avere visto "Il Labirinto del Fauno"

kikkispini ha detto...

..non ho visto questo film..e dopo la tua splendida recensione, non credo che lo farò..mi hanno detto che è bellissimo e tristissimo..e tu mi hai confermato il tutto..quindi, lascio stare..mi risparmio un pianto dirotto.
di questo regista ho visto di recente The Orphanage..una Ghost story romantica, ben strutturata, ben girata e recitata..anche se avrei gradito qualche salto sulla sedia in più.. se ti capita, dacci uno sguardo: anche solo per la bellissima e bravissima protagonista, Belen Rueda, ne vale la pena...