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mercoledì 4 febbraio 2009

Recensione - Battle Royale



Titolo originale: Batoru Rowaiaru


Genere: azione/drammatico


Regista: Kinji Fukasaku


Giappone 2000



Una classe è stata sorteggiata per partecipare alla Battle Royale. I ragazzi vengono portati

su un’isola deserta e lo scopo del “gioco”

è massacrarsi a vicenda, finché non ne rimarrà in vita uno solo.









All’alba del millennio, la nazione collassò.


Con un tasso di disoccupazione del 15%, 10 milioni di persone

si ritrovarono senza lavoro.

800.000 studenti boicottarono le scuole.

Gli adulti persero la loro autorità, ed iniziarono ad avere paura dei giovani, così alla fine decisero di varare

il Millennium Educational Reform Act

(anche conosciuto come Battle Royale Act).








Nel procurarmi i film molto spesso vado sul sicuro. Mi spiego meglio: leggendo molte recensioni ho già la sensazione di trovarmi di fronte

a un film che mi può piacere, o viceversa che difficilmente mi interesserà. Senza avere visto il film ho già idea di avere a che fare con un capolavoro (secondo i miei canoni), un’opera che merita il massimo dei voti.

Nella maggior parte dei casi (300, Bittersweet Life, La casa del Diavolo tanto per fare qualche nome) le mie sensazioni positive vengono confermate, in altri casi ( Funny Games, Hellraiser) un po’ meno.


Battle Royale fa parte di quella categoria di film che non riuscirei

a criticare nemmeno sotto tortura. Questo non vuol dire che la mia recensione, seppure “di parte”, non possa essere ritenuta sufficientemente lucida e obiettiva. Chiusa parentesi.



BR è ispirato a un manga. Tutti i lettori sostengono che il fumetto

è migliore dell’opera cinematografica. Può essere, non posso metterlo

in dubbio anche perché non ne ho la controprova. Ma a me poco importa, probabilmente mi verrà voglia di procurarmi il fumetto ma x ora

può “bastarmi” questo (fantastico) film.





Gita scolastica. Il solito clima allegro sull’autobus. Battute, scherzi,

solite storielle tra adolescenti. Tutto finito. I ragazzi vengono narcotizzati. Si risvegliano in un edificio sconosciuto. Ad accoglierli c’è il loro vecchio professore. E diversi soldati. Armati fino ai denti. Il clima si fa pesante.





L’insegnate spiega ai ragazzi i motivi del loro rapimento. Sono stati scelti per la Battle Royale. Ogni anno una classe viene sorteggiata:

i ragazzi vengono portati su un’isola deserta, dotati di una mappa,

una piccola scorta di cibo e un’arma random (un cannocchiale, il coperchio

di una pentola, un palmare, una falce, un mitra e così via).

Lo scopo è uccidersi a vicenda. Ne deve rimanere uno solo.





Per rendere più vivace il gioco, e per incentivare i ragazzi a uccidersi

a vicenda, al loro collo viene posto un collare. Il collare contiene

un esplosivo: se entro la fine del tempo previsto più di un ragazzo

sarà in vita, i collari esploderanno.





Questa è pressappoco la trama del film.


Vi prego, non chiedetemi i nomi dei protagonisti: non me li ricordo. Sarebbe uno sforzo immane.


Ora, penserete: beh, come trama è tosta. Tosta è poco. Folle. Crudele. Direte: che c’è di bello in questo film? Perché lo giudichi un capolavoro?

Vediamo di motivarlo.


A mio avviso BR è uno di quei film alla Arancia Meccanica,

che spaccano il pubblico, e nell’immediato attirano più critiche

che approvazioni. Salvo poi tutti ricredersi un bel po’ di tempo dopo.





BR è un film pessimista. Ma non poi così tanto. La società è allo sbando.

Il contrasto tra gli adulti e i giovani è notevole. I giovani se ne fregano,

non rispettano più l’autorità. Il Millennium Educational Reform Act

è il piano necessario per dare una scossa, un iniezione di disciplina

alla gioventù. Niente amici, niente amore: c’è la sopravvivenza in palio.

Eppure saranno diversi i ragazzi che, legati ai veri valori importanti

della vita, contravverranno le regole del gioco. Pagando dolorosamente

la loro scelta.





BR è una metafora della società. In quella classe sono racchiuse

diverse personalità. Un po’ stereotipate, ovvio. E non c’è il tempo

di esplorarle tutte, di metterle a fuoco.

Chi troviamo?


Ci sono persone che provano piacere nel regalare dolore agli altri.

Ci sono persone che, per non lasciarsi sopraffare, non guardano in faccia nessuno, calpestando legami consolidati da tempo.

Ci sono persone che, prese dal panico, danno fuori di matto.

Ci sono persone che, prese dal panico, decidono di farla finita.





Ma ci sono anche persone che decidono di sacrificarsi per gli altri, incuranti della propria vita.

Ci sono persone tristi, malinconiche, disilluse, ma con ancora una piccola fiammella di bontà dentro, che aspettano qualcuno che arrivi

ad alimentarla.

Ci sono persone che fanno di necessità virtù, e cercano di uscire

dalla situazione in modo ragionevole possibilmente senza arrecare

danno a nessuno.

Ci sono persone che amano, ma non sono corrisposte.

Ci sono persone che amano, ma non hanno il coraggio di dichiararsi.

E quando lo fanno, è troppo tardi.





Questi sono i personaggi che troviamo in BR. Un buon spaccato di società, se ci pensiamo bene. Ci sono persone che meritano di morire subito

(e invece imperverseranno per tutta la durata del film, seminando dolore

e morte). Altre meriterebbero di salvarsi ma, alla fine, ne deve rimanere soltanto uno. E moriranno nel più triste dei modi.





E’ LA VITA


Questo film è dannatamente reale. Non c’è una logica in tutto ciò,

come in The Mist. La vita è random. Apparentemente.

Dico apparentemente perché, in fin dei conti, il finale lascia un minimo

di speranza. Perché sono proprio i giovani, coloro che devono essere puniti in modo esemplare, a dare il “buon esempio”. A mostrare come

si possa morire per un amico, o per la persona che si ama.

A mostrare che, in molti casi, le sofferenze, il disagio che provano,

sono causa degli adulti.

Proprio quegli adulti che vorrebbero educare.





Pensiamo al protagonista: suo padre si è suicidato, abbandonandolo

a sé stesso. O la ragazza perfida: da piccola ha subito violenze da uno

dei tanti compagni della madre.





Dunque un po’ di speranza c’è: il bene alla fine trionfa.

Mica tanto… i sopravvissuti sono costretti a fuggire, forse per sempre.

La vita dunque come un’eterna battaglia.


Lo scenario è piuttosto credibile: troviamo cattiveria, malvagità, violenza. Ma pure amicizia, lealtà, sacrificio, coraggio. E in fin dei conti sono proprio questi ultimi valori a risaltare in positivo dopo la visione del film (oltre che un senso di nostalgia per i tempi delle superiori con conseguente lacrimuccia da parte del sottoscritto).





BR è una critica spietata alla società giapponese.

Se sia azzeccata o meno non posso saperlo,

dovrei abitare là per dire la mia… battute a parte, questo film è la trasposizione di una società logorata dalla competizione sfrenata, dove non sempre

chi governa prende le scelte giuste.

Dove chi vorrebbe educare dovrebbe essere il primo a farsi un esame di coscienza.


Concludo con le parole del regista Fukasaku: “ragazzi, trovate il modo

di vedere Battle Royale, è un film che ho fatto per voi!”.


Mi aggiungo al suo invito. Da vedere, assolutamente.



Voto finale: una pura formalità, 10 e lode



Scheda dell’IMDb




7 commenti:

Maurillio ha detto...

Interessante questo film. Mi piacciono i film giapponesi. Come dici alla fine "non so se la società sia così, ci dovrei vivere." Secondo me è proprio questo che attira di questi film, descrivono cose diverse ma nello stesso tempo universali.
Mi sono interessato alla recensione soprattutto perché in locandina c'è uno dei miei idoli: Takeshi Kitano. Su imdb è citato praticamente dopo chiunque altro. Che parte fa? Ha un ruolo o è una comparsa?
Di Kitano consiglio "Hanabi" "Kikujiiro no natsu", "Sonatine," e altri. Ah, è quello che ha ideato/condotto il programma che in Italia chiamiamo "Mai dire banzai".

Marco83 ha detto...

Grazie del commento, benvenuto nel mio blog.

“Non so se la società sia così, ci dovrei vivere” è una battuta ma fino a un certo punto. Come sottolinei tu abbiamo a che fare con una società lontana da noi ma forse non così differente. Penso anche a un altro bel film come Kairo, dove al centro della storia c’è l’incomunicabilità e la solitudine.

Considero BR un ottimo film metafora della società attuale, il fatto che sia giapponese significa tanto e niente.

Kitano ha un ruolo fondamentale nel film. E’ il professore che introduce ed accompagna i ragazzi nella Battle Royale. Dai primi minuti sino a quelli conclusivi. Se sei un suo ammiratore hai trovato pane x i tuoi denti. Buona visione!

Anonimo ha detto...

Poche storie: grandissimo film.
Andrebbe mostrato e insegnato nelle scuole, ne sono certo. Non solo giapponesi, pellicole come questa sono patrimonio dell'umanità. Inoltre il concetto di sopravvivenza del singolo, già caro a Hobbes, è universale, non può riguardare una sola nazione.
Grande Kitano, anche nelle vesti di attore.
E ottima recensione.

Marco83 ha detto...

Non serve aggiungere altro al tuo commento. Chapeau.

Maurillio ha detto...

Visto! Bello! Molto.
(in originale con sottotitoli).
Interessante la scelta delle musiche, praticamente tutti superclassici occidentali. Chissà che vorrà dire.

Marco83 ha detto...

Mi permetto di suggerirti un altro film giapponese, un horror: Kairo (trovi qui la recensione).
Lento, quasi ipnotico, un ritratto realistico della società della tecnologia.

Lazzeroschi ha detto...

Per favore, mi aiuti ad apprezzare meglio questo film perché io gli ho dato 6/10.
Innanzitutto il film è del 2000 mentre il manga è del 2002, quindi direi che il film non è tratto dal manga bensì dal romanzo che è del 1999.

Non è male come film ma ci sono un sacco di cose senza senso.
La ragazza all'inizio entra in classe dicendo "non lo sapevo"... cosa non sapeva?
Inoltre perché quell'altro ragazzo accoltella il professore.

Perché la maggior parte dei ragazzi perde tempo a chiaccherare facendo sì che l'avversario sia in grado di ribaltare la situazione, puoi farlo accadere una volta, due al massimo, ma non tutte le volte.
C'è addirittura un momento in cui una ragazza ha la possibilità di sparare al professore e non lo fa!!!!
Inoltre il tipo con la bandana avrebbe la possibilità di salvare molti più ragazzi degli unici due che alla fine sopravvivono.
Inoltre quella che dovrebbe essere una vaga ispirazione a film come arancia meccanica (con tutta quella musica classica in sottofondo) e Sotto massima sorveglianza (collari che esplodono) diventa una palese scopiazzatura.

Non per ultimo la canzone che c'è durante i titoli di coda è uguale identica a "Solo una volta" di Alex Britti.

Ora per favore, è probabile che abbia frainteso tutto, quindi come posso apprezzare meglio questo film?